L'Italia balneare nuota in cattive acque

I risultati dei test di «Goletta verde»: promossi soltanto Cinque Terre, Salente e il Giglio I risultati dei test di «Goletta verde»: promossi soltanto Cinque Terre, Salente e il Giglio L'Italia balneare nuota in coltive acque Bocciata la metà dei mari ROMA. Se state prendendo il sole sulla spiaggia e vi apprestate ad entrare in acqua, sappiate che le probabilità di bagnarvi in un mare pulito sono soltanto quattro su dieci. Se poi vi trovate in Abruzzo, Veneto, Romagna, Sicilia, Campania o Liguria, allora siete veramente in «cattive acque», proprio in senso stretto: quel mare è infatti nocivo. Fortunati invece se vi trovate in posti come le Cinque Terre, l'isola del Giglio, la penisola salentina, la zona di Stintino o l'isola d'Ischia, perché lì si trova il miglior mare che l'Italia possa offrire. Avviso ai villeggianti: non fidatevi dei dati diffusi dalle Usi, in quindici casi sono stati riesaminati e sono risultati semplicemente falsi, se non deliberatamente falsati. Così suona l'allarme di Ferragosto. Lo lancia la Legambiente fondandosi sui rilevamenti che, per l'ottava volta, la Goletta Verde ha fatto in tutte le località balneari italiane e, da quest'anno, anche della Corsica e della Costa Azzurra che - diciamolo subito stanno molto peggio di noi. «Su 411 prelievi effettuati davanti alle spiagge e alle foci di fiumi e fossi - dice il dossier diffuso ieri - 182 campioni (44%) sono risultati in regola con i limiti della legge sulla balneazione. 93 (23%) leggermente inquinati (uno o più parametri almeno cinque volte al di sopra dei limiti di legge) e 91 (22%) fortemente inquinati (uno o più parametri almeno 10 volte superiori ai limiti di legge)». I posti più sporchi sono in genere quelli in prossimità delle foci di fiumi che già in precedenti indagini si erano rivelati come cloache a cielo aperto. I pericoli per la balneazione vengono soprattutto - in mancanza di una adeguata depurazione - dall'inquinamento fecale, e in subordine da quello agricolo e industriale. «I depuratori funzionanti in Italia - ha detto Mario Di Carlo durante la conferenza stampa di presentazione del dossier bastano appena a filtrare il 43% degli scarichi civili, agricoli, zootecnici e industriali. Città come Milano, Firenze e Palermo, e interi tratti di costa soprattutto al Sud sono tuttora privi di ogni sistema di depurazione. Inoltre - ha proseguito Di Carlo - molte delle località balneari più rinomate vedono nei mesi estivi decuplicare la popolazione senza che le infrastrutture fognarie e depurative siano in grado di reggere uno stress così intenso e concentrato». II Po resta uno dei massimi responsabili dell'inquinamento dei mari italiani, non a caso tra le riviere meno salubri ci sono quelle del medio e alto Adriatico. Secondo Goletta Verde infatti, la «maglia nera» dell'inquinamento spetta ai mari del Veneto e dell'EmiliaRomagna, di poco preceduti da quello dell'Abruzzo. In queste regioni le aree marine fortemente inquinate - cioè con va¬ lori dieci volte superiori a quelli consentiti dalla legge sono dal 54 al 57% del totale. E questo nonostante nell'area padana si concentri il maggior numero di depuratori per scarichi urbani. «In effetti - dice ancora Di Carlo - questi impianti mantengono il mare relativamente a riparo dall'inquinamento fecale, ma nonostante questo l'apporto di inquinanti causato dall'agricoltura e dalla zootecnia continua ad alimentare forti processi di eutrofizzazione», in pratica l'agricoltura padana si dimostra letale per il mare della più popolare riviera italiana. Quanto ai dati - troppe volte lusinghieri - forniti da alcune Usi, Legambiente ha provato a verificarli. Il verdetto del controsondaggio è stato sconfortante: «Preoccupanti concentrazioni di coliformi e di streptococchi fecali» sono state riscontrate davanti a quindici spiagge che i dati ufficiali delle rispettive usi garantivano come «mare assolutamente pulito». Nell'elenco di questi «falsi ecologici» appaiono lidi di immacolata reputazione e di tutte le regioni, da Crotone ad Alcamo (Calabria e Sicilia), fino a Tricase, Manfredonia e Barletta (Puglia), da Arenzano e Lido di Genova (Liguria), a Termoli (Molise), a Pescara Teatrod'Annunzio (Abruzzo), a Carloforte (Sardegna). Ora, forniti i dati, Legambiente aspetta le immancabili polemiche (se non le denunce) da parte delle amministrazioni «offese». «E' ora che sindaci ed albergatori capiscano una verità elementare - ha detto Francesco Ferrante di Legambiente - nascondere l'inquinamento e alimentare la cementificazione selvaggia delle coste, non serve all'ambiente ma neppure al turismo, come dimostra la crescente disaffezione degli stranieri per il mare italiano». Quindi - è il senso dell'appello ai sindaci - invece di protestare con noi, provate a ripulire le acque e a frenare mattone selvaggio. Se solo entrassero in funzione i depuratori inattivi, i dati della Goletta, l'anno prossimo, forse non ci avveleneranno il Ferragosto. Raffaello Masci I posti più sporchi sono quelli vicini alle foci dei fiumi La colpa? Mancano i depuratori vacanze '93 CHECK-UP MARE LE REGIONI CON I LA MAGLIA NERA I UDO DELIE NAZIONI ARENIAMO BAGNI LIDO DI GENOVA ORTAN SCOGLIETTO DI PESCARATEATRO D'ANNUNZIO TERMOLI MANFREDONIA ECCE TRICASE GALLIPOLI UDO AURORA DI CROTONE I POST110 E LODE CINQUETERRE [4 PULITI SU 5] GIGLIO [6 SU 8] PENISOLA SALENTINA [DA GALLIPOLI A LECCE 10 SU 12] SARDEGNA OCCIDENTALE (DA STINTINO A BOSA 8 SU13] ISCHIA [4 SU 5] Doccia fredda sui vacanzieri: sei mari su dieci sono inquinati. Lo hanno accertato i test condotti dalla «Goletta verde» della Lega Ambiente. Unica consolazione: non va meglio in Francia, Còsta Azzurra compresa

Persone citate: D'annunzio, Di Carlo, Di Genova, Francesco Ferrante, Goletta Verde, Raffaello Masci