«Il Papa, che delusione» di Renato Rizzo
«Il Papa, che delusione» «Il Papa, che delusione» Don Bizzotto, leader pacifista «Turbati dalla sua ambiguità» AVIANO DAL NOSTRO INVIATO Il Papa? «Non riusciamo più a capirlo. Ci turba questa sua ambiguità: come può definire caritatevole un intervento armato in Bosnia?». Il presidente Scalfaro? «Non si può essere cristiani solo in privato. Da lui vorremmo un segnale forte di cambiamento del ruolo di questo nostro Paese nei confronti della guerra». Don Albino Bizzotto, leader del movimento «Beati i costruttori di pace» è appena tornato dalla Bosnia con il suo esercito di 1000 uomini miti. Ma non c'è pace nelle parole di quest'uomo che alcuni hanno etichettato come un «ayatollah» e che si definisce «un povero prete, interprete del Vangelo»: qui, ad Aviano, cuore strategico dell'operazione Promise Provide, lui guarda ai grandi del mondo e ai loro atteggiamenti nelle ore che hanno segnato un terrore non ancora svanito: il Pontefice, il Capo dello Stato, i vertici delle istituzioni non adempiono, secondo il sacerdote, al proprio ruolo. «Quanto abbiamo sperato quando il Papa disse che avrebbe voluto andare pellegrino di pace a Sarajevo - dice ripercorrendo l'appello che il movimento pacifista ha inviato in queste ore in Vaticano -. Nessun altro segno, però, è seguito a quella decisione. Oggi i giornali ci rimandano la posizione assunta da Giovanni Paolo II e noi ci sentiamo confusi». Quali i motivi di questo turbamento? «Vediamo che certi ragionamenti del Pontefice sono simili a quelli dei potenti che pensano di mettere riparo alle loro ipocrisie e connivenze affidando alla forza la soluzione dei conflitti. No, non riusciamo a comprendere questo Papa che parla di carità e d'intervento militare. Sono parole ambigue». Si sente di dare suggerimenti al Papa don Bizzotto? «No, gli confesserei che l'abbiamo conosciuto e sentito diverso in altri momenti». E il presidente Scalfaro? Perché lei sostiene che il suo silenzio sui temi della guerra e della pace è complice? «Abbiamo preparato una lettera per lui e tenteremo di portargliela a Pian Cansiglio. Gli abbiamo scritto che gli occhi del mondo, oggi, guardano alla nostra terra come ad un avamposto per la partenza di azioni di morte. Dal Capo dello Stato aspettiamo un gesto clamoroso: non accettare più che le basi italiane siano disponibili per interventi militari». Se riuscisse a parlare personalmente con Scalfaro, che cosa gli chiederebbe? «Gli chiederei di fare una proposta ai potenti della Terra: spostare la sede dei negoziati da Ginevra a Sarajevo perché la presenza delle delegazioni diplomatiche sarebbe garanzia per la sicurezza di quella gente e il transito degli aiuti umanitari». E come prete, don Albino, consiglierebbe qualcos'altro al Capo dello Stato? «Gli direi che non si può vivere nella frattura tra etica del sentimento ed etica della responsabilità. Questo è un atteggiamento schizofrenico. In altre parole se uno è cristiano a livello interiore, personale, e fa la comunione tutti i giorni non può, come politico, essere un'altra cosa». Il tono, sinora pacato, di don Bizzotto, diventa ardente come quello di un profeta. Se ne va col suo «popolo della pace» che, formata una catena umana, marcia sotto il sole da Pordenone alla base Nato di Aviano. Renato Rizzo
Persone citate: Albino Bizzotto, Bizzotto, Giovanni Paolo Ii, Scalfaro
Luoghi citati: Aviano, Bosnia, Ginevra, Pian Cansiglio, Pordenone, Sarajevo
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