L'OCCIDENTE NON SA PIÙ FAR LA GUERRA di Barbara Spinelli

REPORTAGE DALLA PRIMA PAGINA L'OCCIDENTE NON SA PIÙ' FAR LA GUERRA di un'America già in metamorfosi; il conflitto nel Golfo fu probabilmente l'ultima guerra americana nel vero senso del termine, con l'aviazione che prepara e appoggia la decisiva battaglia terrestre. Prima o poi doveva venire al potere la generazione che non la pensava più così, che in Vietnam ha cominciato ad avversare istintivamente il corpo a corpo sul terreno, lo scontro ravvicinato fra eserciti. Clinton appartiene a questa generazione, e infatti a tutto sembra pronto tranne che a inviare truppe di terra. La situazione naturalmente può cambiare ma per il momento è questa l'arte militare dell'Occidente, su cui i serbi hanno scommesso. Questa fuga nei cieli rende più pulita l'immagine che gli occidentali si fanno della guerra, e apparentemente più indolore. Ma la rende anche meno visibi- le, più lontana. E' come guardare uno scontro armato con lenti che rimpiccioliscono: gli uomini diventano puntini, i massacri sono come macchie lontane, opache. Il nuovo elemento degli occidentali è l'aria, e d'altronde l'aria è la loro forza specifica, nell'aria sono sovrani. Tutto il loro sviluppo tecnologico è edificato sull'ambizione di introdurre, nelle relazioni fra uomini, le grandissime distanze: le televisioni, le telecomunicazioni, le tele-guerre. Nei cieli l'Occidente ha trovato la sua «terra», il suo rifugio. L'arte militare non divide più gli occidentali tra chi era forte in mare, e chi in terra. La tendenza a mettere distanze sempre più grandi fra sé e l'avversario ha sospinto per forza di cose gli occidentali nell'elemento più profondo di tutti, che è il cielo. Apparentemente la metamorfosi comincia in Vietnam ma probabilmente ha inizio molto prima, a Hiroshima. L'uso dell'atomica ha rafforzato, negli occidentali, la fiducia totale ed esclusiva nell'etere. Il conflitto in Croazia e Bo¬ snia mostra tuttavia che la nuova arte della guerra non è vincente. Che vince ancora e sempre il vecchio metodo. Che la guerra non si raffina, non si ripulisce, non potrà mai essere celeste. Che sarà sempre fango, corpo a corpo, e che è vinta da chi ancora crede che le guerre cruciali siano quelle terrestri, che l'aviazione è sì preziosa ma come forza ausiliare, di supporto. Gli eserciti rivoluzionari istintivamente hanno questa sapienza terrestre - che è anche sapienza dell'uomo, sprezzante ma pur sempre sapienza - e l'armata rossa dei serbi ha costruito su di essa le proprie vittorie. Nel frattempo l'armata ha cambiato ideologia, è divenuta rosso-nera, propugna purificazioni etniche di tipo nazista. Ma l'arte militare è la stessa, nelle rivoluzioni rosse come nelle brune è sempre l'arte insegnata dal generale Ludendorff, nella «Guerra Totale»: un testo scritto dopo il ' 14-18, che infiammò Hitler e fu prediletto anche da Lenin. Nel testo di Ludendorff, lo scontro terrestre è considerato cruciale: «Perché il fattore decisi¬ vo nelle guerre non è la tecnica e non è la meccanica, ma resterà sempre l'uomo, il combattente solitario. (...). E' un errore credere che la resistenza di un nemico coraggioso possa essere spezzata da un bombardamento. Le guerre moderne hanno allungato le distanze tra combattenti, ma è pur sempre a breve distanza che si sconfigge il nemico. La guerra non è un'idea, ma una realtà». Anche la disciplina militare «deve tener conto di questa centralità dell'uomo»: Ludendorff è contrario alle regole troppo dure, che «spengono la volontà animistica del combattente». Può sembrare strano, ma la disciplina cruenta descritta da Kubrick, in «Full metal jacket», non assomiglia in nulla alla disciplina insegnata dal maestro delle guerre totalitarie che è stato Ludendorff. Gli occidentali hanno pensato di ammansire le guerre e di rendere permanente la propria superiorità militare, dando un'importanza sempre più grande all'aviazione, ai cieli. Ma non è sicuro che siano riusciti nell'im¬ presa. Non è stata mite Hiroshima. Non è mite e neppure vincibile la guerra contro i serbi, se regna la confusione sul rapporto tra cielo e terra. I soldati in genere non restituiscono territori all'aviazione, ma a truppe di terra superiori. Difficile che li restituiscano ai soldati occidentali presenti sul terreno, cui l'Onu ha affidato compiti solo umanitari come in Bosnia, o compiti confusi (né umanitari, né bellici) come in Somalia. Il problema non è di imitare Ludendorff, e le guerre totali. Il problema è di sapere che i serbi fanno la guerra non alla nostra maniera ma alla maniera di Ludendorff, e che così hanno vinto, che così incoraggeranno altri aggressori. A forza di rifugiarsi nei cieli - i cieli dell'aviazione o delle idee umanitarie - gli occidentali rischiano di non vedere più come sono fatti gli uomini reali, sulla terra: come imbestialiscono, come cadono uccisi dai più forti, e come guardano i cieli senza timore, o senza speranza. Barbara Spinelli

Luoghi citati: America, Bosnia, Croazia, Hiroshima, Somalia, Vietnam