L'OCCIDENTE NON SA PIÙ FAR LA GUERRA di Barbara Spinelli
Le forze di Karadzic si ritirano dai monti distruggendo tutto L'OCCIDENTE NON SA PIÙ' FAR LA GUERRA SIN dall'inizio delle loro guerre d'aggressione, i comandanti serbi hanno scommesso sulle debolezze specifiche delle democrazie d'Occidente: sulla loro scarsa propensione guerriera, sulla lentezza delle decisioni, sulle passioni mutevoli delle loro opinioni pubbliche. Queste debolezze non sono nuove, e non sempre hanno portato alla disfatta: anche Hitler confidava nella mollezza congenita delle democrazie, ma poi fu colto di sorpresa e vinto dalla loro risolutezza militare. Gli occidentali si comportarono secondo il suo copione nel '38, quando sottoscrissero il Patto di Monaco; ma non nel '39, quando entrarono in guerra. Hitler aveva calcolato la mollezza di Neville Chamberlain ma non la pietrosità di Winston Churchill. Questo significa che i serbi hanno scommesso su debolezze che allora non esistevano, relativamente recenti. In particolare, sembrano aver scommesso sulla ripugnanza sempre più estesa, più radicale, che le democrazie provano verso le battaglie terrestri, e sulla preferenza assoluta, esclusiva, che nei piani di guerra viene ormai data all'aviazione. Questa metamorfosi dell'arte militare è particolarmente visibile in America, che più a lungo è restata nazione guerriera, in Occidente. Il passaggio dalla terra all'aria è stato graduale, è avvenuto prima nelle menti e poi nella realtà. Le guerre in Corea e Vietnam erano ancora guerre classiche, terrestri ed aeree. Ma la ripugnanza cominciò a manifestarsi già allora, soprattutto in Vietnam, per via delle cose terribili che accadevano sul fronte, e piano piano influì sulla scienza militare americana fino a mutarla. George Bush fu probabilmente l'ultimo rappresentante Barbara Spinelli CONTINUA A PAG. 2 PRIMA COLONNA
Persone citate: George Bush, Hitler, Neville Chamberlain, Winston Churchill
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