Rapinarono e uccisero la birraia
A giudizio a fine settembre i 4 giovani che hanno confessato l'aggressione A giudizio a fine settembre i 4 giovani che hanno confessato l'aggressione e uccisero la birraio Il fatto di sangue la notte del 6febbraio a Chieri Per non dare l'incasso la donna reagì con il coltello Con un coltello da cucina si era lanciata contro i tre rapinatori che volevano l'incasso della birreria. Due colpi di una calibro 7,65 l'avevano raggiunta al ventre e al capo. Loredana Di Maso, 39 anni, titolare con il marito Marco Bertoldi, del «Laurei & Hardy Pub» di Chieri, era morta poche ore dopo. Era la notte del 6 febbraio scorso, un sabato: due giorni dopo 4 giovani finivano in carcere per omicidio volontario e rapina. I loro nomi: Maurizio D'Armenio, 21 anni, carpentiere; Pierluigi Mascia, 19 anni; Vincenzo D'Elia, 21 anni, muratore e Giuseppe Bianchine 31 anni, che lui carpentiere. I quattro compariranno il 28 settembre davanti al gip Silvana Podda. Sono difesi dagli avvocati Servette, Lo Greco e Pavarini. L'omicidio avvenne poco dopo le tre di mattina in viale Fasano 48. Il «Laurei & Hardy Pub» è un locale molto apprezzato a Chieri. Tre sale con tavolini in legno nero, circondati da poltrone con disegni a fiori. E' una birreria frequentata da giovani bene, ma anche da sportivi. Marco Bertoldi, 45 anni, il marito dell'uccisa, l'aveva rilevata tre anni fa, dopo aver gestito a lungo un'altra birreria a Torino, in corso Francia. Sembrava un posto tranquillo, lontano dai pericoli della grande città, che avrebbe consentito a tutta la famiglia di andare a vivere nel verde della collina. Un sogno che si era avverato quando i Bertoldi avevano acquistato una villetta in via Tetti Borra 19, appena fuori Chieri, verso Pino. Quella del 6 febbraio era stata una serata di lavoro intenso. Poco dopo le 3, con il locale già chiuso da un'ora, Anna Middonti, la cameriera, era uscita nel cortile interno con il sacco della spazzatura. Fu affrontata da tre giovani, con il passomontagna, che l'immobilizzarono: uno era armato di pistola. I malviventi si fecero scudo della donna, la spinsero in cucina dove di trovavano le due cuoche Rachele Bruno e Lisa Rina, con Loredana Di Maso e il marito Bertoldi. L'uomo decise di non rischiare: «State calmi, vi porto l'incasso». Due rapinatori armati di coltello lo seguirono dietro il bancone e si fecero consegnare due rnilioni e 700 mila lire. Loredana Di Maso ebbe una reazione improvvisa, imprevista, coraggiosa. Afferrò prima una bottiglia poi un coltello da cucina e si lanciò contro il bandito armato di pistola. La risposta fu crudele: tre colpi di pistola, in rapidissima successione. Uno finì sul soffitto, il secondo colpì la donna al ventre, il terzo la raggiunse al capo. Il rapinatori fuggirono. Loredana Di Maso fu trasportata al Cto: morì poco dopo le 11. Le indagini si indirizzarono subito sulla pista giusta anche grazie al racconto di un confidente dei carabinieri e al ritrovamento di un passamontagna a pochi passi dalla birreria. Due giorni dopo veniva arrestato Maurizio D'Armenio, 21 anni, carpentiere: era stato lui a sparare. Ammise l'aggressione e fece il nome dei complici. Queste le loro tesi. D'Armenio: «Non volevo ucciderla. Ho sparato quando s'è lanciata contro di me armata di coltello». E gli altri? Bianchino: «Mi hanno chiamato per fare l'autista. Non sapevo che gli altri avessero le armi. Sono rimasto fuori del locale». Gli altri due hanno ammesso la rapina ma hanno spiegato: «D'Armenio ci aveva detto che la pistola era scarica. Che doveva servire solo per far paura». Loredana Di Maso, 39 anni uccisa con due colpi di pistola perché non voleva consegnare l'incasso della serata A fianco due degli imputati Pierluigi Mascia e Giuseppe Bianchirlo (sotto)
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