Germania allarme rosso per l'industria dell'auto
Dovrà abbattere i costi e tagliare 100 mila posti in due anni Dovrà abbattere i costi e tagliare 100 mila posti in due anni Germania, allarme rosso per l'industria dell'auto BONN DALLA REDAZIONE Venti di tempesta sull'industria automobilistica tedesca. Nei prossimi due anni dovrà tagliare 100 mila posti di lavoro sugli attuali 700 mila e ridurre i costi del 20-30%. Lo prevede una fonte autorevole, Achim Diekmann, presidente della Vda, l'associazione dei produttori di auto. E se non si segue questa cura drastica, avverte Diekmann, molti produttori di auto e di componenti rischiano di sparire. Alla base della difficile situazione in Germania c'è un mercato europeo ed interno che, lungi dal dare segni di ripresa, sembra affondare sempre più, e un costo del lavoro che resta tra i più alti d'Europa. Alcune case produttrici, come la Bmw e la Mercedes, stanno addirittura spostando la produzione negli Stati Uniti, dove il costo del lavoro è inferiore, la manodopera è meno sindacalizzata e le infrastrutture non hanno nulla da invidiare a quelle tedesche. Con questa formula, ad esempio, la Mercedes conta di produrre negli Stati Uniti un modello sportivo che le costerà meno di 1500 dollari rispetto ai 4800 dollari di costo per le auto di lusso fabbricate in Germania. Anche la Volkswagen si sta muovendo all'estero, non negli Stati Uniti ma in Cina, dove ha già alcuni impianti e dove conta di raddoppiare la sua capacità produttiva. I produttori prevedevano fino a qualche tempo fa che in Germania il mercato automobilistico sarebbe sceso del 20%. A fine luglio la realtà si è dimostrata ben più dura e le nuove immatricolazioni risultano in calo del 25%. Allo stesso modo, sei mesi fa, le previsioni sulla produzione nel 1993 erano di un taglio del 10%. Adesso la stima è stata rivista al ribasso: il calo dovrebbe essere del 18%, portando così le auto costruite in Germania a 4 milioni rispetto ai 4,86 milioni del 1992. Anche i principali mercati stranieri non aiutano l'export tedesco. In Francia il calo di immatricolazioni nei primi sette mesi del '93 è stato del 17%, in Italia addirittura del 24 per cento. Sull'industria auto- mobilitica pesa adesso anche la spada di Damocle di un nuovo rincaro della benzina, il terzo nel giro di un anno circa. Un aumento che ridurrà ancora di più - temono i produttori - la domanda di vetture. I risultati dei produttori, Volkswagen in testa, risentono della crisi. Proprio ieri la Volkswagen ha annunciato che nei primi sei mesi del '93 le sue vendite sono calate del 13% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. L'unico spiraglio di luce potrebbe venire dal fatto che i dati del primo semestre non riflettono il miglioramento degli ordini registrato nelle ultime settimane, che ha superato il livello dello stesso periodo dell'anno scorso e anche l'o¬ biettivo fissato dalla società. Le vendite semestrali sono state particolarmente deboli negli Usa (-41,3% a 28 mila unità), mentre a controbilanciare questa tendenza contribuisce l'aumento delle vendite in Messico ( +14,1 % a 88 mila unità). Per il primo semestre, comunque, la Volkswagen ha già annunciato un passivo di 1,60 miliardi di marchi e il direttore finanziario Werner Schmidt ha espresso i primi dubbi, «anche se le speranze non sono ancora svanite», sul fatto che la numero uno dell'auto in Europa riesca quest'anno a raggiungere il punto di pareggio, come affermato fiduciosamente in più occasioni dal presidente del gruppo Ferdinand Piech. li presidente Vw Ferdinand Piech
Persone citate: Achim Diekmann, Diekmann, Ferdinand Piech, Werner Schmidt
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