Quell'isola delle Sirene musa di scrittori e artisti di Alain Elkann

Sequestrati mille salvagente Quell'isola delle Sirene musa di scrittori e artisti mk iiilililiifra NELLA PERLA DEL GOLFO Ai traversando il Golfo di Napoli in una limpida 1 mattinata di gennaio, lasciava dietro di sé la vecchia Europa imbellettata di menzogne. L'Isola delle Sirene si stendeva all'orizzonte. Il ricordo di Tiberio lo attirava verso quell'isola divina. Sbarcò a Marina Grande inebriato». Così scrive Roger Peyrefitte quando racconta nel suo romanzo «L'esule di Capri» (Longanesi) le vicende del barone Jacques Fersen uno dei tanti eccentrici, artisti, avventurieri, personaggi cosmopoliti che vissero a Capri. Dalla fine dell'Ottocento fino al dopoguerra verniero in quest'isola magica che è ancora un paradiso naturale, come ai tempi dell'imperatore Tiberio che la prediligeva ad ogni altro luogo, personaggi curiosi ed eterogenei, alcuni per trascorrervi pochi giorni, altri che vi si trasferirono e vi costruirono case o strade. Penso alla celebre passeggiata Krupp, un lungo serpente costeggiato da muretti bassi che dalla Certosa scende fino a Marina Piccola. La strada fu costruita dal celebre industriale tedesco. All'albergo Quisisana di Capri, venne dopo la prigione Oscar Wilde che pur nella permissiva Capri fu pregato di lasciare l'albergo e dovette trovare l'alloggio presso più ospitali indigeni nella campagna circostante le rovine del palazzo di Tiberio. A Capri venne a vivere anche Axel Munthe, famoso medico che si sospetta fosse l'amante della regina di Svezia. Qui costruì la villa San Michele su un promontorio di Anacapri da cui si vede tutto il Golfo di Napoli. Munthe vi scrisse il famoso bestseller intitolato «San Michele». A Capri vennero a vivere ai primi del secolo attorno allo scrittore Maksim Gorkij, molti esuli russi e vi passò del tempo anche Lenin. Vi vissero e lavorarono anche Norman Duglas, la pittrice Germaine Brooks amante di D'Annunzio, il filosofo tedesco Walter Benjamin e in tempi più recenti lo scrittore inglese Graham Green, Curzio Malaparte, Elsa Morante, Alberto Moravia, Raffaele La Capria. L'alia di Capri è favorevole all'arte, forse perché la popolazione locale è molto gentile e non predilige i miliardari, le grandi star o i re agli artisti. In fondo il caprese è molto attaccato alla sua isola, si muove poco e ama chi ama Capri. Assunta Iacono, la proprietaria di una famosa pensione del ristorante Luigi ai Faraglioni e oggi anche della Canzone del Mare ricorda Moravia che mangiava gli spaghetti alle seppi oline; poi Luigi Barzini Junior che saliva di corsa le scale, Onassis, la Callas, bella gente che si divertiva, il principe Dado Ruspoli sempre vestito in modo eccentrico; Elsa Morante che scriveva «Menzogna e sortilegio» e si aggirava per l'isola con una piccola scimmia. Curzio Malaparte andava in bicicletta sul tetto della sua splendida villa rossa a forma di nave che sta sulla punta di un promontorio a pochi metri dai Faraglioni. La casa fu adoperata da Jean Lue Godard quando girava a Capri il film «Il disprezzo» con Michel Piccoli e Brigitte Bardot. «Di notte qui si giocava molto, ci si divertiva. Veniva sempre il re Faruk, era molto grasso e aveva una risata sguaiatissima» racconta il titolare di un bar della Piazzetta. E' a Capri che si incontravano anche Emilio Pucci, Elda Ciano, il barone Patrizi. Rimane di quel mondo ancora a Capri l'anziana principessa Pozzo di Borgo che viene ogni anno in vacanza e anche il principe di Sirignano meglio conosciuto come Pupetto. Poi vi furono gli anni in cui si costituì un altro gruppo. Attorno a Romolo Valli e Giorgio De Lullo, presero casa a Capri anche Umberto Tirelli, Lucia Bosé, Eva De Simone, Dino Trappetti. Frequentavano Romilda Bollati e pochi altri privilegiati come i giovani baroni Eric e David de Rothschild che avevano sposato due nobildonne italiane. Poi con la fine degli Anni Settanta vi è stato un momento in cui l'isola sembrava essere stata invasa di politici, politicanti e portaborse di cui non si fanno i nomi, erano spariti i Serra di Cassano, i Rizzoli e il sarto Valentino. Da «Paolino ai Limoni», celebre ristorante sopra Marina Grande, in settembre per il Premio Malaparte vi è sempre una cena a cui sono venuti a ricevere il premio dalle mani di Alberto Moravia e Raffaele La Capria e altri illustri membri della giuria John Le Carré, Saoul Bellow, Nadine Gordiner, Manuel Puig, Susan Sontag. Di notte si sentono frinire le cicale, si respirano profumi di gelsomino e ad un tratto s'intravedono i Faraglioni, rocce magiche e straordinarie, e a pochi passi di lì per anni visse con un marinaio caprese una delle fighe di Thomas Mann. Anche se è difficile pensare che una persona di talento, una persona celebre non sia almeno passata per un giorno a Capri, non si respira quell'aria arrogante da luogo di regime che si respira in altri luoghi e anche i noti personaggi televisivi quali Edwige Fenech o Emilio Fede, passano inosservati fra altri turisti. L'unico luogo dove come sempre tutti si incontrano perché vanno a sedersi in uno dei Caffè, vanno ai telefoni pubblici, vanno dal giornalaio, vanno a imbucare una lettera o semplicemente si danno appuntamento è la Piazzetta. Ne ho un ricordo benissimo a Natale con un grande albero che copriva la facciata del piccolo Municipio, soffiava il vento, andai verso la balconata che si affaccia sul mare e da lontano si vedevano Procida, Ischia, Napoli, Sorrento, la Punta Campanella e la costiera amalfitana. I colori del tramonto erano di un rosa sfatto arancione giallo indimenticabile. In lontananza si vedevano le reti scure che proteggevano i limoni. Non saprei se Capri è ancora di moda o non lo è più o se lo è di nuovo, è certo un paradiso che per fortuna non è stato eccessivamente rovinato da biutte costruzioni dove gli abitanti, anche se negli anni si sono arricchiti, non sono cambiati, non hanno perso la loro gentilezza isolana, l'abitudine ai turisti e dicono che quest'anno malgrado la crisi, malgrado il fatto che vi sia meno gente, si è rivista dopo tanti anni «bella gente», anche molti americani. Alain Elkann Sulle tracce di Oscar Wilde Moravia e Graham Greene «in un paradiso naturale come ai tempi di Tiberio»