Capri la piazzetta dei due fantasmi

Dove regnavano De Lorenzo e Pomicino ora dominano le leggende delle loro aggressioni Dove regnavano De Lorenzo e Pomicino ora dominano le leggende delle loro aggressioni Capri, la piazzetta dei due fantasmi Resiste soltanto Corrado Ferlaino Ma lui ha ^«immunità calcistica» CAPRI DAL NOSTRO INVIATO «Ietta o' sangue, mariuolo. Puh! puh!». Due sputi dint'a faccia telegenica di Francesco De Lorenzo, ministro e boss della sanità. Forti e precisi, a destra e a sinistra. Sulla funicolare, all'ora di punta. Nasce così il piccolo mito della sputatrice di Capri, eroina del nuovo Risorgimento. Carmelina Amitrano ha poco da spartire con la soave spigolatrice (di Sapri) dei ricordi liceali. Non è una che si limita a guardare. 83 anni, detta «Ciatona», Fiatona, pervia dell'asma. Vive in cima alla salitella di Sopramonte. 0 meglio sopravvive: bronchi, età, pensione e sfratto esecutivo permettendo. Nel tempo che si fa il caffè, rievoca con lampi feroci degli occhi celesti «'o fatto 'e De Lorenzo». Il pedinamento cominciato a mezzogiorno, dopo sei ore in coda all'Ussl, brandendo i famigerati bollini e chiedendo in giro («Dov'è, dov'è il ministro, che lo devo sputare» «Prego, di qua, signò»), fino al grottesco epilogo. La storiella risale ad aprile ma ancora circola in piazzetta. E Giuliano Zincone, che passava di qui, l'ha portata sulla prima pagina del Corriere. La cacciata dei politici da Capri, avviata dal fatto vero della Ciatona, sfuma poi in epos popolaresco: la porta della villa di De Lorenzo imbrattata di sterco, l'allontanamento di Paolo Cirino Pomicino da un ristorante a furor di forchette, le scritte insurrezionali di fronte al posto barca di Giulio Di Donato. Leggende. Buone per animare le molli serate di quest'altra tappa del Marta Marzot- to Tour abbandonata, come Cortina, come Portorotondo, dalla classe dirigente in fuga. Tra gli inquisiti illustri della tangentopoli partenopea s'è fatto vedere soltanto Corrado Ferlaino, presidente del Napoli, protetto da immunità calcistica. L'attico sulla piazzetta, di notte, trabocca di luci e risate di signore. Festeggia, l'ingegnere. «Ha resistito a tre procuratori di Maradona, figurarsi se cede alla Procura di Napoli», assicurano i tifosi ottimisti. Gli altri, spariti. Politici inquisiti e no. Con l'eccezione, tra i secondi, di Antonio Maccanico, frenetico giocatore di tennis, che nessuno è mai riuscito a collocare nella rivoluzione italiana: vecchio o nuovo? Spariti nell'indifferenza, senza bisogno di rivolte plebee e anonimi masanielli. «E poi, perché?» dice Costanzo Vuotto, proprietario dell'albergo La Pineta, diarista delle molte età auree di Capri. «Qui tutti sapevano chi erano i Di Donato, i Pomicino, i De Lorenzo. Sì anche De Lorenzo, che se la tirava alla televisione da barone Fili, quello che non ruba perché è ricco di famiglia, professore e aspirante al Nobel. E pure ambientalista. Ogni anno a Grotta Azzurra inscenava la missione ecologica, si buttava a mare vestito da palombaro, giù e su, con la lattina di Coca Cola in mano, il trofeo da esibire alle telecamere, oplà. Sapevano tutti ch'era una mascherata. E allora, perché sputare ora, mi domando? E perché parlarne ancora in piazzetta ogni giorno?». Già. Perché? Forse per vincere la noia di ripercorrere aU'infinito, qui fra i sacri faraglioni, la saga dei miti capresi ridotta ormai a paccottiglia giornalistica. E dunque: Tiberio e Lenin, Axel Munthe e l'arte dello zoccolo, Oscar Wilde e i favolosi Anni Cinquanta, Gorki e Sartre indeciso se rientrare o riuscire dal partito comunista, giù giù fino alle mezze calzette letterarie proliferate all'ombra degli assessorati prerniaroli e ora decisamente dalla parte del popolo in rivolta. Oppure per non sputarsi tra supèrstiti'di tangentopoli, masse e intellettuali. Come succede puntualmente ogni volta che una Marina Ripa di Meana tira fuori la storia del «numero chiuso» da «decidere subito» per arginare l'invasione giornaliera di lumpen turisti «in prevalenza napoletani» vomitati dagli aliscafi. I quali, si sa, sono troppi, non sanno comportarsi e lordano ovunque. Esattamente come i proprietari dei motoscafi che vuotano la pepata di cozze nelle acque di Grotta Bianca. Ma con la differenza decisiva che mentre i primi spendono 40 mila lire al giorno tutto compreso, i secondi spendono 40 mila lire all'ora. «Puro razzismo economico», sbuffa Vuotto. «Arroganza di arricchiti» aggiunge Gianfranco Morgano, discendente della grande famiglia caprese di albergatori che ora gestisce il Quisisana. «In fondo, i giornalieri qui vengono una volta, cercando chissà cosa, e se ne vanno delusi, frustrati, dopo aver fatto l'in¬ ventario di quello che non potranno avere guardando le vetrine di via Camerelle e le belle donne ingioiellate, senza aver visto nulla della vera Capri». Quando è così facile uscire dall'assedio della folla che sembra ovunque, anche sotto il mare, e invece sparisce appena prendi un sentiero meno conosciuto per lasciare il posto alla bellezza stordente e sovrannaturale dei luoghi. Finché non ricompare da un angolo una piccola folla nera, un corteo funebre dietro a una morte barocca, mediterranea. «Almeno questo rito, a Capri, non è stato stravolto dal turismo di massa», si consola Roger Peyrefitte, innamorato da sempre di Capri, che a 87 anni s'è arrampicato fin qui per «rivedere Villa Jovis ancora una volta». Peccato che per intervistarlo si debba passare da Rocco Barocco, sponsor del suo ultimo soggiorno. Fosse rinato oggi, neanche Gorki sarebbe scampato al destino. A conoscere il mistero di Capri sono rimasti i Vuotto e i Morgano, eredi delle dinastie di filosofi albergatori, colti e saggi, che hanno ospitato nei secoli i Cesari e Lenin cercando forse di convincerli a lasciar perdere le utopie imperiali, che sarebbe finita male: chi ve lo fa fare. Figurarsi se li può toccare la sorte di un De Lorenzo. Curzio Maltese La festa continua nel grande attico dell'ex patron di Maradona 93 Una veduta del golfo di Capri: anche l'isola sente gli effetti della crisi, ma sono tornati gli americani Nella foto piccola: l'ex ministro Paolo Cirino Pomicino, democristiano, un habitué dell'isola delle Sirene insieme con De Lorenzo e Di Donato

Luoghi citati: Capri, Cortina, Meana, Napoli, Sapri