Un georgiano al vertice dell'Armata di Clinton

Un georgiano al vertice dell'Armata di Clinton STATI UNITI Nato in Polonia, è stato a capo della «missione curdi» in Iraq e non è contrario al blitz in Bosnia Un georgiano al vertice dell'Armata di Clinton Shalikashvili, figlio di un generale zarista, sostituirà Powell NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Le forze armate americane hanno un nuovo capo di stato maggiore: si chiama John Shalikashvili, un nome georgiano impronunciabile, tanto che da sempre viene chiamato semplicemente «Shaii», ed è figlio d'arte, nel senso che il nonno fu un generale dell'esercito zarista e suo padre serviva nei reparti georgiani in Polonia, dove lui è nato nel 1936. Negli Stali Uniti c'è arrivato a 16 anni e dice di avere imparato l'inglese guardando i film di John Wayne. Il fatto che un uomo «venuto dall'Est» sia ora diventato il responsabile della sicurezza degli Stati Uniti può essere visto come un frutto della fine della guerra fredda, ma è un fatto che nel corso della carriera di Shalikashvili non risulta che 0 suo parlare con l'accento di un Paese «nemico» gii sia stato di ostacolo. Sul suo petto brilia?io alcune medaglie conquistate in Vietnam. Nella Guerra del Golfo non ha avuto un ruolo particolarmente in vista ma è stato il comandante di una delle sue appendici: l'operazione «Provide Comfort» in favore delle popolazioni curde nel Nord dell'Iraq, dopo la cacciata di Saddam Hussein dal Kuwait. Bill Clinton, nell'annunciare la sua nomina, lo ha definito «un soldato dei soldati, un combattente sperimentato, un uomo provvisto di immaginazione, flessibilità, creatività», oltre che uno «davvero vicino alla gente comune». Forse però c'è anche un'altra ragione per cui la scelta di Clinton è caduto su «Shali», ed è che lui ha fatto capire in mille modi di non essere per niente d'accordo con la «riluttanza» manifestata in più occasioni da Colin Powell a intervenire in Bosnia. L'attuale capo di state maggiore, che se ne va dopo due inondati e che grazie all'invasione di Panama o soprattutto alla Gtiorrr, dei Golfo ha caratterizzato quell'incarico come nessun altro prima di lui (lasciando quindi una pesante eredità per Shalikashvili), ha sempre detto che i serbi erano pericolosi, che intervenendo in Bosnia gli Stati Uniti rischiavano grosso, tanto che George Bush, quando facendo tesoro dei suoi consigli annunciò che nell'ex Jugoslavia non intendeva immischiarsi, parlò apertamente un altro possibile Vietnam. Shalikashvili no. Lui non riteneva e non ritiene così pericoloso l'intervento in Bosnia. Il potenziale nemico non va mai sottovalutato, ha detto più volte, ma in questo caso si stava esagerando nel senso opposto. E per dar seguito a questa sua convinzione si è messo con lena a preparare, nella sua attuale veste di comandante supremo della Nato, i piani dei possibili bombardamenti contro le postazioni serbe in Bosnia. Questo vuol dire che Shalikashvili è un «falco»? Non precisamente. Alla domanda su quanto siano davvero necessari i bombardamenti ha risposto che «se non dovremo usare la forza il nostro successo sarà maggiore, ma questo dipende dalle fazioni impegnate in questa lotta senza senso. Il nostro intento è quello di modificare il loro comportamento, affinché la giusta soluzione del conflitto yussa arrivare più presto». Franco Farfarelli Il generale John Shalikashvili