«Altro che Caporetto E' una sfida all'Onu» di Francesco Grignetti

IL MINISIRS> «Altro che Caporetto W una sfida all'Orni» IL MINISIRS> ROMA 01 lanciamo una sfida al Segretario generale dell'Orni. Vediamo se rispetterete la linea di duttilità e di dialogo con tutte le fazioni somale, proposta dagli italiani. Se sarà così, alla fine avremo vinto noi. Anche se oggi abbandoniamo Mogadiscio e ce ne andiamo in campagna». Il ministro della Difesa, Fabio Fabbri, socialista, di solito ha un tono di voce cortese e pacato. Oggi no. Oggi il titolare della Difesa si trova gestire lo scontro con l'Onu. E deve anche far digerire ai militari una «ritirata» che potrebbe far mugugnare qualcuno. Ecco perché assolutamente non ci sta a paragonarla a una Caporetto. Meglio definirla una «sfida». Ma anche «soluzione più opportuna e meno traumatica» del dissidio con i vertici delle Nazioni Unite. Signor ministro, come si è arrivati a una decisione tanto clamorosa? «Vede, noi avevamo annunciato un mese fa, il 13 luglio scorso, la possibilità di un ripiegamento fuori da Mogadiscio. In quell'occasione avevamo sollevato con la Segreteria generale dell'Onu la questione del ricorso alla forza. In che misura, con quali modalità ricorrere alle armi. Ma nonostante tutto, nonostante i colloqui e gli approfondimenti a New York e a Mogadiscio, il chiarimento non è venuto. Anzi, ci siamo scontrati con l'ostinazione del Segretario generale». Che cosa chiedeva l'Italia a Boutros Ghali? «Chiedevamo una riconsiderazione della missione, vista la situazione e anche la dura lezione dei fatti. E' inutile lo stillicidio di combattimenti con alto costo di vite umane. In Somalia bisogna riproporre il dialogo con tutte le componenti. Insomma, chiedevamo una riconsiderazione che non doveva essere considerata una Canossa. Ma la risposta non è arrivata. E allora che dovevamo fare? Dovevamo restare a Mogadiscio, dove c'era una preoccupante disarmonia con il comando? E guardi che questo significava anche rischi maggiori per i nostri reparti. Insomma, in mancanza di una risposta della Segreteria generale, e in attesa di chiarimenti del Consiglio di sicurezza, noi ci spostiamo». E ora che cosa accade? «Noi non abbandoniamo mica la richiesta di chiarimento. Anzi. Non è che la questione finisca qui. Figurarsi. Ci ha dato ragione mezzo mondo. Il nostro punto di vista ha trovato largo sostegno tra tutti i Paesi della Cee. Le nostre ragioni sono state appoggiate dalla stampa mondiale. Persino negli Usa hanno scritto che "Machiavelli batte Rambo". E allora noi lanciamo una sfida alla Segreteria gene- rale. Rispondano loro, adesso, alle attese della Somalia. Io invece attendo una risposta in particolare: perché ci impedirono di catturare quel generale Aidid quando il contingente italiano era pronto? L'ho chiesto e torno a chiederlo: perché ci dissero di desistere, se subito dopo si è cominciata una caccia tanto infruttuosa quanto onerosa?». Ma secondo lei l'Onu ci darà su due piedi il permesso di spostarci? Non fu proprio il sottosegretario generale, Kofi Annan, nel momento più aspro della lite, a dire che le decisioni le prende soltanto la Segreteria generale e non le nazioni partecipanti? «Ah, lei fa riferimento a quel tentativo maldestro di taluni funzionari dell'Onu di interferire sulle prerogative del governo italiano. Un tentativo respinto con fermezza. Non dico altro. Aggiungo soltanto che l'Onu non può mica prescindere dall'opinione pubblica internazionale!». Per i nostri soldati in So¬ malia, però, per i reparti della brigata «Legnano» che a fine mese sostituiranno i para della «Folgore», abbandonare la città non crea problemi logistici? «Per questo motivo chiediamo di conservare un presidio al porto. Per ora abbiamo inoltrato la domanda all'Onu. Presto avremo la risposta. Non mi chieda quando. Non lo so. Spero presto. Il governo ha mandato appositamente in Somalia una missione militare, al comando del generale Mario Buscemi per approfondire i problemi del rischieramento». E lei non teme una risposta arrogante dell'Onu come quella volta del generale Loi? «No, non sono pessimista. Quindi non mi aspetto una risposta arrogante. Però attendo una risposta in tempi rapidi. D'altra parte ci sono stati molti colloqui con la Farnesina. Le cose sono andate avanti. Spero che si faccia presto, insomma. C'è un limite a tutto». Francesco Grignetti «Aspetto sempre una risposta: perché ci impedirono di catturare il famoso generale Aidid?» Il generale Bruno Loi e nella foto a fianco il ministro della Difesa Fabio Fabbri

Persone citate: Aidid, Boutros Ghali, Bruno Loi, Fabio Fabbri, Kofi Annan, Loi, Machiavelli, Mario Buscemi