Addio a Mogadiscio i parà si ritirano di Foto Ansa

ESTERO Sostituito il generale Loi, mentre tremila dimostranti attaccano una pattuglia di marines Addio a Mogadiscio/ i para si ritirano Rottura con Ghali, gli italiani si spostano a Nord MOGADISCIO. I para lasciano Mogadiscio. Mentre gli spari riecheggiavano ancora una volta per le strade della capitale e a più di un mese dall'agguato costato la morte di tre soldati italiani, la Farnesina ha reso noto ieri che Roma ha deciso di «chiedere un dispiegamento al di fuori della città». I nostri soldati si trasferiranno nella parte nordorientale della Somalia, lungo la dorsale Nordest della «strada imperiale». Il portavoce dell'Italfbr ha precisato che l'operazione avverrà col prossimo avvicendamento in programma a settembre, mentre tra qualche settimana il generale Carmine Fiore sostituirà al comando Bruno Loi, protagonista della recente polemica tra Italia, da una parte, e Palazzo di Vetro e Washington, dall'altra, sulla natura della missione umanitaria. Ieri, intanto, i marines sono stati coinvolti in una nuova sparatoria, quando si sono trovati di fronte a una folla di dimostranti somali che protestavano contro la presenza dei Caschi Blu. Vi sono stati tre feriti, ma il portavoce delle forze delle Nazioni Unite, David Stockwell, ha smentito in serata che siano stati i soldati americani a sparale sui dimostranti. Tremila somali, in maggioranza sostenitori del «signore della guerra» Mohammed Far ah Aidid, si erano riuniti nei pressi dello stadio nel settore Sud di Mogadiscio per inscenare una dimostrazione. Tre automezzi del contingente americano hanno cercato di farsi strada, ma sono stati bersagliati da un nutrito lancio di pietre. Secondo alcune fonti, dagli automezzi sono partiti spari che hanno colpito tre persone. L'incidente è l'ultimo di una serie che testimonia la tensione crescente nella parte Sud di Mogadiscio, dove sono particolarmente attive le milizie di Mohamed Far ah Aidid, che sembra avere sempre più difficoltà nel controllare la sua fazione del clan Haber-Ghidir. Proprio ieri, il generale ricercato dall'Onu avrebbe detto di essere pronto a un dialogo con le Nazioni Unite: lo ha dichiarato all'agenzia francese «Afp» uno dei suoi più stretti consiglieri, Mohamed Awale. «Noi desidereremmo molto una sistemazione pacifica di questo conflitto», ha reso noto, aggiungendo di ritenere che «non sia mai troppo tardi» per una soluzione negoziata. Quanto allo spostamento del contingente italiano, questo era nell'aria già da qualche giorno, dopo un incontro tra l'ambasciatore Mario Scialoja - numero due della rappresentanza italiana all'Orni - e il rappresentante delle forze di pace, l'ammiraglio statunitense a riposo Jonathan Howe. Quest'ultimo, infatti, aveva suggerito che i militari italiani fossero «ridislocati». «Lo spostamento delle truppe italiane - ha dichiarato ieri a New York il portavoce dell'Orni Joe Sills - è stato discusso a lungo nei giorni scorsi dal Segretario generale Ghali con l'ambasciatore italiano Fulci. Non ho altro da aggiungere per il momento». La notizia dell'abbandono di Mogadiscio, tuttavia, è stata accolta con freddezza dal comando italiano installato nella semidiroccata ex sede dell'ambasciata d'Italia. Un portavoce ha letto ieri ai giornalisti un breve comunicato, senza nascondere la delusione degli uomini che hanno partecipato in questi mesi all'operazione «Restore Hope». Proprio ieri mattina all'alba un reparto di para con l'appoggio di due elicotteri e quattro carri armati aveva effettuato una massiccia operazione di rastrellamento alla ricerca di armi in un settore al confine tra la zona Nord e quella Sud di Mogadiscio. Il ritiro italiano da Mogadiscio e le critiche all'operato dell'Orni sollevate dalle organizzazioni internazionali, intanto, stanno facendo crescere negli Usa i dubbi sull'intervento americano in Somalia. Ma per l'ammiraglio Howe è da escludere ogni ipotesi di radicale «riconsiderazione». «Cerchiamo sempre di migliorare la nostra tattica ha detto in un'intervista alla "Cnn" - ma la nostra strategia attuale è efficace». [e. st.] I marines cercano di farsi largo tra la folla che dimostra contro la presenza dei Caschi blu in Somalia [FOTO ANSA]