Spunta un medico nel caso del bimbo venduto

Il neonato in vacanza con i falsi genitori A Pavia i giudici stanno indagando su un professionista che ha aiutato la coppia di imprenditori Spunta un medico nel caso del bimbo venduto Certificò un parto avvenuto in casa «Era sola, qui. Quando è stata cacciata dall'accampamento non aveva padre o madre che potessero difenderla». Ricordano bene, gli zingari di strada Arrivore, il volto della madre del piccolo Francesco, il bambino di 9 mesi venduto a Pavia per sei milioni. Una minorenne che aveva paura del suo uomo, da cui riceveva botte ogni giorno, e che oggi è ancora più terrorizzata, mentre si allarga l'inchiesta sull'«asta» che ha assegnato il suo bambino a una coppia di industriali. Nel mirino degli inquirenti c'è anche un medico, che a Pavia avrebbe falsificato il certificato di nascita del minore. Chi conosce bene i coniugi accusati di aver comprato il piccolo zingaro li descrive come «gente per bene. Non miliardari, ma benestanti: hanno una piccola azienda di materiali per l'edilizia». Gli investigatori della squadra di polizia giudiziaria di Pavia hanno suonato alla porta dei coniugi per ordine del procuratore Giuseppe Bruno: Francesco (il suo nome è un altro, ma continueremo a chiamarlo in questo modo) era in braccio alla donna che dice di essere sua madre. «L'abbiamo iscritto all'anagrafe ad aprile». Ha mostrato il certificato di nascita, firmato da un medico. «L'ho partorito in casa. Qualcosa non va?». Per gli mquirenti, quel bambino è invece nato all'ospedale Giovanni Bosco di Torino, nel novembre scorso. Il sostituto procuratore Giorgio Vitari e il Nucleo di polizia giudiziaria dei vigili avevano avviato le indagini a maggio: avevano saputo che una giovane era stata cacciata dal campo di strada Arrivore, e che suo figlio era sparito. «La ragazza - dicevano ieri gli zingari non era una korakanè, ma una daxicané. Di quell'etnia c'era solo una famiglia, qui nel campo: quando uno dei figli ha deciso di sposarsi, è andato a cercare moglie in Serbia. Voleva una donna della sua religione». Mentre i korakané, bosniaci, sono musulmani, i daxicané sono serbi, di religione ortodossa. «Il marito l'accusava di avere un'amante, la picchiava spesso. Lei non aveva, qui a Torino, un padre che la difendesse. A febbraio è stata cacciata: poco dopo se n'è andato anche suo marito». La roulotte di lui, C.P., 21 anni, si è spostata a Pavia. «E' tornato qui venti giorni fa: il bambino non c'era più, ci hanno detto che era in ospedale. Da pochi giorni se n'è andato di nuovo, forse in Francia». Secondo gli inquirenti, il padre del bimbo lo ha venduto per sei milioni. Con lui sono stati denunciati la madre e due zingari Sinti, che avrebbero mediato la consegna del bambino. Il Tribunale per i minori di Milano si pronuncerà dopo gli accertamenti genetici su Francesco, previsti entro fine mese e rubricati alla procura di Pavia come «incidente probatorio». Se il suo Dna risulterà incompatibile con quello dei coniugi, il bambino sarà allontanato dalla fa¬ miglia. Nel fascicolo dei giudici c'è il nome del medico che ne ha firmato il certificato di nascita: rischia un'acGusa di falso e di alterazione di stato civile. Oggi Francesco è in vacanza, assieme ai coniugi che giurano di esserne i genitori: chi lo ha visto, descrive un bimbo troppo grande per avere cinque mesi, con occhi e carnagione scura. [g. favi Il neonato in vacanza con i falsi genitori } Il sostituto procuratore di Torino Giorgio Vitari e un controllo } in un campo nomadi

Persone citate: Giorgio Vitari, Giuseppe Bruno