Maxicordata a Taranto per salvare l'acciaierie di Roberto Ippolito
Maxicordata a Taranto per salvare l'acciaierie Operai e investitori vogliono comprare l'Uva Maxicordata a Taranto per salvare l'acciaierie Hayao NakamuROMA. La città reagisce. Tutta Taranto si mobilita per la «sua» Uva. Una supercordata locale si candida a comprare una quota «significativa» della caposettore dell'Iri per l'acciaio. L'offerta congiunta in vista della privatizzazione è firmata da tutte le associazioni economiche di categoria: Assindustria jonica, Ascom-Confcommercio, Confartigianato e Confederazione delle cooperative. Si tratta di un bis: solo pochi giorni fa dirigenti e operai del maxi stabilimento di Taranto, che conta 12 mila dipendenti, si sono dichiarati pronti a destinare parte delle loro liquidazioni per acquistare azioni della nuova società siderurgica che comprenderà i soli stabilimenti Uva di Taranto e Novi Ligure. Per la città, scossa dalla tremenda crisi dell'acciaio pubblico, non si tratta solo di ridare slancio agli impianti sui quali si reggono le sue fortune. Ormai da qualche anno, Taranto deve affrontare una drammatica crescita della criminalità che può espandersi ulteriormente in una situazione di crisi. Tutte le forze economiche locali sono quindi in fermento. «Si tratta di un'occasione irripetibile - si legge in un comunicato delle associazioni di categoria - e Taranto non può non partecipare direttamente con le istituzioni economiche e tramite singoli operatori e risparmiatori al processo di privatizzazione della principale fonte di reddito della città». Le associazione degli industriali, degli artigiani, dei com¬ ra mercianti e delle cooperative hanno avanzato all'Iri e ai ministeri del Tesoro e dell'Industria una richiesta di informazioni sulle modalità di acquisto di una quota della nuova Uva. Giocano d'anticipo, visto che le procedure per la privatizzazione non sono ancora state avviate. All'iniziativa potrebbero essere collegati anche alcuni gruppi imprenditoriali estranei al settore e non tarantini come Belleli, Fochi e Argento. Ma i potenziali acquirenti disporrebbero di risorse adeguate per un'affare così rilevante? C'è la convinzione che sia possibile mettere insieme alcune centinaia di miliardi. Sarebbe fra l'altro già in programma un incontro fra le associazioni di categoria e la Cassa di risparmio di Puglia, la Banca del Salente e altre banche per gli aspetti finanziari dell'operazione. Gli stabilimenti di Taranto e Novi non vengono considerati irrecuperabili. Anzi, secondo la supercordata potrebbero procurare profitti ai futuri acquirenti. Le vecchie perdite deriverebbero «da un eccessivo indebitamento realizzato dal precedente management» in seguito ad acquisizioni «inutili». Adesso invece - dicono le associazioni di categoria - è tornata «in attivo la gestione industriale» e riducendo gli oneri finanziari e i costi «lo stabilimento potrà reggersi sulle proprie gambe fino a remunerare gli investitori». Roberto Ippolito Hayao Nakamura
Persone citate: Argento, Belleli, Fochi, Hayao Nakamura, Novi
Luoghi citati: Novi Ligure, Puglia, Taranto
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