Niente Perdonopoli per chi ha rubato

r NOMI E COGNOMI Niente Perdonopoli per chi ha rubato OMPLICE il torrido agosto incede Perdonopoh, la tesi della soluzione politica per chiudere senza bagni di sangue la stagione di un sistema illegale sì, ma - si dice - non criminale. Poi si svelano le nuove nefandezze - ultima in ordine di tempo la spogliazione criminale della Ferruzzi Finanziaria e della Montedison - e fortunatamente l'indignazione torna a montare e a mettere in un angolo i fautori di Perdonopoli. Come si potrebbe spiegare ai 49 mila azionisti della Ferruzzi Finanziaria titolari ormai di pezzi di carta del valore di cinque lire, che per il suo diffuso radicamento e per le condizioni storiche in cui è maturato, il sistema di finanziamento dei partiti della Prima Repubblica è stato un sistema illegale ma non criminale? E che va considerato «condonabile» come l'evasione fiscale? Quei 49 mila risparmiatori turlupinati, truffati nel più spregevole dei modi, sanno benissimo su chi puntare il dito, a chi attribuire la loro disgrazia. Se i partiti, i loro principali esponenti, i loro rappresentanti nel governo e negli organi istituzionali di controllo non fossero stati corrotti a suon di centinaia di miliardi, mai Raul Gardini, la famiglia Ferruzzi e i loro manager avrebbero potuto provocare un buco finanziario dell'ordine di migliaia di miliardi. Pagando Craxi, Andreotti, Forlani e - giù giù per li rami - i loro fiduciari Piga, Pazzi e quant'altri, la seconda famiglia imprenditoriale del Paese si è garantita non solo il profitto derivante da una truffa allo Stato come quella dell'Enimont, ma l'impunità per i fondi neri, le false comunicazioni sociali, la spogliazione degli azionisti. Con il governo si trattava direttamente la formazione di fondi neri, il loro ammontare, la loro destinazione lira per lira: tanto al segretario, tanto al ministro, tanto al presidente della Consob... Perché mai i signori Ferruzzi di Ravenna avrebbero dovuto limitare le loro spesucce personali, gioielli e opere d'arte, addebitate per decine di miliardi sul conto degli azionisti? La di stinzione tra guardie e ladri or mai da lungo tempo era desueta. Ecco, vi pare che questo non sia un sistema criminale, come arditamente sostengono i fautori di Perdonopoli? E' invece un classico sistema criminale, cui con i politici, gli imprenditori, i manager, i revisori, possiamo associare anche chi si costruisce la casetta abusivamente o il verduraio sotto casa che non rilascia lo scontrino fiscale. Ma - se gli sponsor di Perdonopoli ci consentono - con una ben netta graduazione di responsabilità. Eppure, Perdonopoli incede, della soluzione politica parlano anche la Lega, il pds e alcuni giudici, perfino il Presidente della Repubblica, che mesi fa bloccò il discutibile provvedimento del ministro Conso, in questo agosto sembra propenso al perdono, se non quello dei tangentisti, quello costituzionale della famiglia reale. Ma il presidente Scalfaro forse ignora che Vittorio Emanuele IV, cui a Bruxelles ha stretto la mano, pur risiedendo all'estero per norma costituzionale, ha partecipato anche lui alla costruzione del sistema che si tenta oggi di smantellare in Italia. Adepto della loggia P2 di Licio Gelli, ha trafficato in armamenti e ha mediato contratti supertangentati e quasi sempre disastrosi per numerose imprese pubbliche italiane. Il suo giro affaristico è proprio lo stesso dei Larini e dei grandi tangentieri della Repubblica. Che cosa avrebbe combinato se avesse potuto circolare liberamente anche in Italia? Certo la norma costituzionale che proibisce il ritorno in Italia agli eredi della monarchia andrà rivista, ma, come dice Leo Valiani, il momento non è propizio. Perdonopoli può attendere per tutti, almeno finché il sistema criminale che si era consolidato non sarà del tutto svelato. Alberto Staterà eraj

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