Montedison parte l'operazione-pulizia di Zeni
CES Il nuovo consiglio ha promosso unzione di responsabilità contro gli ex amministratori Montedison, parte l'operazione-pulizia Slitta il salvataggio, sos alle banche MILANO. Dimenticare Ferruzzi. D'accordo, l'impresa è titanica dopo il botto del nuovo buco da 644 miliardi nei bilanci Ferfin e l'inevitabile azzeramento del capitale. Eccome. I mercati finanziari si interrogano sulle possibilità di salvataggio del gruppo. La Borsa aspetta la riammissione dei titoli che la Consob ha deciso per oggi. Le polemiche montano: «Bisogna approfondire quella fusione Meta-Ferfin, primo tassello che ha portato a un dissesto colossale, a un tracollo con pochi precedenti», ha tuonato Isidoro Albertini, uno dei maggiori operatori di piazza Affari, facendosi interprete del pensiero di molti. E così, ecco la decisione del nuovo vertice, del neopresidente Guido Rossi e del neoarnrriinistratore Enrico Bondi: dimenticare i Ferruzzi andando a fondo nell'operazione pulizia ma facendo anche emergere il buon miglioramento dei risultati gestionali delle società. Pulizia. E dopo il coraggio nel dichiarare i buchi scoperti, l'ultima mossa ieri mattina: la decisione nel consiglio d'amministrazione Montedison (che ha preso atto anche dei 243 miliardi di buco in più ma non ha ancora deciso se scontarli nel bilancio '92 o '93) di convocare il prossimo 30 agosto l'assemblea e procedere con l'azione di responsabilità verso alcuni ex amministratori. Contro chi? Solo verso i cinque per i quali è già stato ottenuto dal tribunale il sequestro cautelativo dei beni, Carlo Sama, Giuseppe Garofano, Arturo Ferruzzi, Romano Venturi e Roberto Magnani (oltre agli eredi di Raul Gardini)? Oppure l'azione sarà estesa ad altri manager? Deciderà, è la risposta, l'assemblea che dovrà anche stabilire se allargare la causa nei confronti del collegio sindacale. Quel che è certo è che dopo l'azzeramento del capitale Ferfin che ha sottratto alla famiglia qualsiasi controllo sul gruppo, con l'azione di responsabilità si è di fatto chiusa la parentesi ferruzziana. Fine dell'avventura: l'uscita di scena della famiglia di Ravenna è totale e - così ipotizzano in molti - potrebbe passare attraverso la scomparsa della stessa Ferfin magari attraverso una fusione nella Montedison. Mosse prossime venture, ancora tutte da decidere, certo da stuidiare. Intanto, dopo l'impatto choc delle notizie del passivo salito a 1165 miliardi e della svalutazio¬ ne del capitale, tutta l'attenzione si è concentrata sull'incontro in programma ieri pomeriggio, ore 15, in Foro Buonaparte. Da una parte Bondi e i manager operativi delle società, da Cimoli a Pironi, da Lamioni a Brasca, da Meloni a Bianchi di Lavagna, dall'altra una settantina di banche estere. Presenti Maurizio Romiti, l'uomo che per Mediobanca sta seguendo il piano di salvataggio, e i rappresentanti di Comit, Credit, Sanpaolo, Banca di Roma, Ubs e Société Generale, cioè le banche capofila del pool dei creditori. Incontro per niente facile, emotivamente condizionato della bomba del martedì di San Lorenzo. Ma è in questa riunione, davanti alle settanta banche, che il nuovo vertice ha voluto presentare l'altra faccia del pianeta, l'andamento gestionale dei prin- cipali settori, la fotografia industriale del gruppo. Non si è parlato del piano di cessioni e di riorganizzazione che è pronto ma che slitta di un paio di settimane : «Verrà presentato a metà settembre», è stato confermato davanti ai banchieri. In cambio ai creditori stranieri, attentissimi, ieri pomeriggio sono stati dati i nu- meri: andamento del margine operativo lordo, dei fatturati, dell'indebitamento. Insomma, una specie di consolidato dei primi sei mesi del '93 del gruppo Ferruzzi. Cosa è emerso? Dopo tante batoste, alcune buone notizie: che la chimica va benino, che l'agroalimentare è sempre lo zoccolo duro, che l'energia guadagna forte, che va male il polipropilene e il calcestruzzo ma che va meglio la Fondiaria. In cifre il margine operativo lordo è aumentato (rispetto al primo semestre '92) del 33%, i ricavi sono aumentati del 19% mentre l'indebitamento è sceso di 2235 miliardi (da 31.037 a 28.838). Tutti dati che hanno reso possibile la richiesta finale: che le banche estere - come già hanno promesso le italiane - non modifichino il sostegno finanziario concesso al gruppo fino all'approvazione del piano di ristrutturazione. Verrà accettata? Per ora la risposta non c'è: «Ogni banca farà le sue valutazioni», ha spiegato Guido Rosa, presidente dell'Aibe. «Poi forse verrà formato un comitato». Armando Zeni Oggi i titoli tornano in Borsa Bondi: «Vanno bene le società operative» CES Il presidente di Ferfin e Montedison Guido Rossi
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