Un incubo tra le ville dei Castelli

Tre armati e vestiti di scuro rapinano le case e terrorizzano i proprietari Tre armati e vestiti di scuro rapinano le case e terrorizzano i proprietari Un incubo tra I© ville dei Castelli 1* Sempre a colpo sicuro la gang della roulette russa MACABRE NOTTI DELL'ESTATE ROMANA GROMA IA' li chiamano «quelli della roulette russa». Sono in tre, armati e senza scrupoli. Rapinano le ville ricche dei Castelli romani, tra Frascati e Marino. La scena è sempre la stessa: arrivano di sera, terrorizzano i proprietari e spariscono nel nulla dopo qualche ora a bordo della prima macchina che trovano in garage. In un mese, hanno messo a segno almeno tre rapine. Ma forse hanno cominciato anche prima. Sono entrati a casa dell'ex giocatore di calcio Giancarlo De Sisti, poi del medico Antonio Bertoldi, infine del costruttore Claudio Todini. E finora non hanno mai fatto uno sbaglio. Eccetto forse la storia che li ha fatti arrivare sulle prime pagine dei giornali: quella terribile «roulette russa» sulle gambe dei Todini che ha sollevato un eccezionale clamore sulle loro imprese. Gli investigatori che sono alle prese con questa nuova gang carabinieri di Frascati e commissariato di Marino - intanto minimizzano la storia. «Tre balordi e niente più», è la parola d'ordine. Ma non è così. Sono tre professionisti che finora si sono mossi applicando un piano semplice, ma efficace. Mosse sempre uguali: «Quando ho letto quello che è successo alla famiglia Todini m'è sembrato di rivivere tutta la mia storia - racconta la signora Bertoldi, ancora choccata -. Tutto identico. Persino la scena del vino, che si sono bevuti in cucina a metà rapina». Sono tanti i particolari che tornano: vestiti sempre di nero, guanti e passamontagna, si allontanano con le macchine delle vittime, non si portano dietro le corde per non lasciare tracce. Torna soprattutto la grande violenza che mettono nelle loro minacce, nelle domande, nelle pressioni psicologiche. Tutto alla ricerca della cassaforte. Ma quando la trovano, si tranquillizzano. La prima «impresa» dove è riconoscibile la loro firma è del 21 maggio scorso. Tardo pomeriggio: in casa De Sisti c'è solo la figlia ventunenne di «Picchio», Barbara. La ragazza sente i cani che abbaiono. Esce sul prato e trova tre uomini armati. La fanno entrare in casa sotto la minaccia di una pistola. E inizia il calvario: «Dov'è la cassaforte?». Lei prova a negare, a prendere tempo. Ma quelli la gelano: «Guarda che è peggio. Prima ti violentiamo e poi ti uccidiamo». E tanto per far capire che fanno sul serio, le strappano la camicetta. La ra- gazza capisce e li porta alla cassaforte. I tre prendono tutto quello che vi trovano dentro. Ma intanto squassano i cassetti. «Barbara ci ha detto che si muovevano come degli esagitati», racconta la sorella Claudia. Alla fine la legano con la cinta dei pantaloni e la rinchiudono in un gabinetto. Seconda prodezza, un mese dopo: entrano nella villa del dottor Bertoldi. Il cane, questa volta, nemmeno abbaia. Il padrone di casa se li trova in cucina: azzarda una colluttazione e quello lo picchia con il calcio della pistola. La moglie e le due bambine dormono al piano di sopra, ma la signora si sveglia e scende a controllare. Racconta: «Hanno legato mio marito usando certe cravatte e la cintura di un accappatoio. Poi hanno chiesto della cassaforte. Molto minacciosi: "Guarda che abbiamo tutta la notte per fartelo dire". E allora io mi sono intromessa: "Diglielo subito, così finisce tutto"». Intanto si è svegliata la figlia piccola e nel salotto, sotto la minaccia della pistola, finiscono in tre. La gang ripulisce la cassaforte. Poi gira per casa, rivoltando i cassetti. Passa in cucina dove be¬ ve a grandi sorsate da una bottiglia di vino. Carica tutto sulla macchina dei proprietari, una Opel Kadett, e se ne va. Ma prima i banditi li spingono in un bugigattolo. Resta slegata soltanto la bambina di nove anni. «Mia figlia si era spaventata. Allora io gli ho detto che era tutto uno scherzo, anzi che era una puntata di "Scherzi a parte". E uno dei rapinatori è stato al gioco: "Sì, doma¬ ni ti vedrai in televisione". A mio marito, poi, siccome aveva collaborato, gli hanno chiesto se voleva che lasciassero qualcosa in particolare. E così si è salvata la fede che porto all'anulare». Terzo episodio, dalla dinamica simile, ma più drammatico. Entrano in casa dei Todini e sorprendono moglie e marito mentre guardano la televisione. Il cane non abbaia. La figlia Barbara, ventuno anni, arriva con un'ora di ritardo e viene presa in ostaggio anche lei. Questa volta, però, i rapinatori sono cascati male. Non trovano quello che cercano. Le prime parole sono quelle classiche: «Diteci dov'è la cassaforte. Abbiamo tempo, non c'è fretta». Ma la cassaforte non c'è. In casa ci sono pochissimi soldi. E allora a uno dei tre saltano i nervi. Comincia la tortura della «roulette russa». Avvicina il revolver prima al ginocchio della signora Ottavia e il colpo va a vuoto. Poi tocca al padrone di casa. Questa volta il proiettile parte e l'uomo resta ferito a una coscia. Ed ecco che uno dei complici reagisce: «Ma che sei matto?». Quello che ha sparato però non si scompone. Ci riproverà anche con la ragazza. Per fortuna il grilletto scatta a vuoto. Alla fine se ne andranno a mani vuote, nella macchina dei Todini, ma non prima di aver legato tutti con le cravatte e aver bevuto una mezza bottiglia di champagne. Adesso gli investigatori hanno una grande paura: il panico che si può diffondere tra la gente dei Castelli. Nessuno ha dimenticato le imprese criminali di un'altra famosa gang, infatti, quella dell'Arancia meccanica. Circa dieci anni fa imperversarono tra le ville della Roma-bene, spargendo il terrore, finché non furono tutti arrestati. Picchiavano gli uomini, violentavano le donne, minacciavano i prigionieri. E mentre tutti erano legati in salotto, loro gozzovigliavano in cucina. Le vittime avevano spesso nomi famosi: Dalila di Lazzaro, Zeudi Arava, Fabio Testi, Adelina Tattilo, Franco Cristaldi, l'ex arbitro di calcio Masimo Ciurli. «Qui finisce che la gente si arma e poi magari spara ai postini», si preoccupa un ufficiale dei carabinieri. Francesco Grignetti Già tre le famiglie vittime della banda mentre la paura di Arancia Meccanica si diffonde tra gli abitanti della zona Zeudi Ara/a ha avuto la stessa sorte dei «colleghi»: la banda che la rapinò seminò il terrore per un decennio nella capitale L'attrice Dalila Di Lazzaro: aggredita e minacciata in casa Il calciatore «Picchio» De Sisti e, a destra, l'attore Fabio Testi: anche loro vittime delle aggressioni della «banda dei Castelli»

Luoghi citati: Frascati, Marino