«Luigi non sa quello che ha fatto»

«Luigi non sa quello che ha fatto» «Luigi non sa quello che ha fatto» Isuoi avvocati chiederanno l'infermità mentale FOLIGNO DAL NOSTRO INVIATO Un'altra ora e mezzo di interrogatorio per Luigi Chiatti, 25 anni, il geometra che ha confessato di essere l'assassino di Lorenzo Paolucci e Simone Allegretti. Nel carcere di Perugia dov'è rinchiuso da quattro giorni, Chiatti ha risposto ieri mattina alle domande del giudice delle indagini preliminari Giancarlo Massei. Il magistrato, al termine dell'interrogatorio, ha convalidato il fermo del geometra per l'omicidio Paolucci; per il primo delitto, quello di Simone Allegretti, il pubblico ministero Michele Renzo attende di raccogliere tutti i riscontri possibili alle dichiarazioni di Chiatti prima di prendere qualsiasi provvedimento giudiziario. Al gip, Chiatti ha spiegato ancora una volta le «motivazioni psicologiche» che l'han¬ no spinto a vestire i panni del «mostro». «Ho avvicinato Lorenzo - ha raccontato l'assassino - perché l'ho visto timido come me. Lui però riusciva a vincere questa timidezza, mentre io sono anni che mi tengo tutto dentro... Lui riusciva sempre a primeggiare, facendosi apprezzare anche dagli altri ragazzi, io invece ho sempre avuto difficoltà ad avere rapporti con il prossimo». Sono tutti elementi, questi, che verranno analizzati nelle perizie medico-legali che gli avvocati di Chiatti, Bacino e Franceschini, hanno già annunciato di voler chiedere nel tentativo di ottenere il riconoscimento dell'infermità mentale del loro assistito. Intanto i magistrati si concentrano sulla ricerca degli elementi oggettivi nella ricostruzione dei due omicidi. Sempre ieri gli agenti della polizia scientifica sono tornati nella villetta di campa¬ gna a Casale dove Luigi Chiatti ha ucciso Lorenzo Paolucci. Nel corso della perquisizione sono stati portati via tre cassetti dei mobili della cucina con alcuni coltelli all'interno; l'autopsia sul cadavere di Lorenzo, infatti, ha dimostrato che il bambino è stato colpito con più di uno strumento da taglio. E ancora, altre carte trovate nella stanza da letto del geometra, i dischetti di un computer al quale - ha raccontato l'imputato ai magistrati - Chiatti ha giocato con Lorenzo prima di ucciderlo. L'attività investigativa che procede intorno al suo caso non sembra interessare il geometra-assassino. Luigi Chiatti trascorre le sue prime giornate da detenuto nella cella d'isolamento del carcere perugino dove alcuni agenti di polizia penitenziaria lo controllano giorno e notte. Lui mangia e dorme tran¬ quillamente, non legge. E' isolato. Per adesso nessuno lo ha incontrato, è venuto a trovarlo. Gli unici colloqui li ha avuti con i magistrati, i poliziotti e i suoi avvocati. Ha indosso gli stessi vestiti di quando è stato arrestato, nessuno si è premurato di portargli un cambio. Del resto lui stesso avrebbe detto di non voler ancora vedere i suoi genitori adottivi, che sono stati «costretti» a rifugiare a Orvieto, per sfuggire alla caccia dei giornalisti e dei curiosi. Luigi ha solo mostrato interesse per un eventuale incontro con la dottoressa Beatrice Lidonnici, la psicologa romana che l'ha avuto in cura per vari anni e che, probabilmente, lo vedrà la prossima settimana. Ma si rende conto, Luigi, di ciò che ha fatto e del clamore suscitato dai suoi delitti? L'avvocato Bacino allarga le braccia: «Non mi sembra». [gio. bia.] I genitori Silvana (in basso a sinistra) e Luciano (a destra) sorretti da alcuni parenti ai funerali di Lorenzo

Luoghi citati: Casale, Foligno, Orvieto, Perugia