La pietà non deve stravolgere i fatti di Ferdinando Camon

La pietà non deve stravolgere ifatti AHALISB La pietà non deve stravolgere ifatti SONO perfettamente d'accordo con la famiglia del piccolo Lorenzo, assassinato da quello che fino a ieri veniva chiamato il «mostro» di Foligno. La famiglia lamenta, con parole aspre ma controllate, che includono il «perdono» per chi ha ucciso, che un po' alla volta l'assassino diventi un protagonista neutro e per certi aspetti addirittura positivo dell'atroce impresa. che consiste nel massacro di due bambini. L'assassino di Foligno è stato «mostro» per due-tre giorni, poi è assurto anche lui al ruolo di vittima: della madre che l'ha buttato via appena nato, dell'orfanotrofio che l'ha cresciuto senza amore, dei genitori adottivi che non han saputo far dimenticare i genitori naturali, perfino degli psicologi che l'avevano in cura, e che non han saputo liquidare le tremende turbe che si portava dentro. La svolta da «mostro» a «vittima» si verifica sempre .quando la storia del delitto tocca il massimo dell'orrore, e cioè nel giorno in cui l'assassino confessa. Confessando rivela una marea di particolari che nessuno, per quanto sadico, poteva lontanamente immaginare. Questo bambino, per esempio, è stato ucciso per una partita a carte. E' stato sforacchiato con una forchetta. Ha continuato a supplicare, mentre si rotolava sul pavimento. Ma nello stesso giorno in cui racconta come ha fatto ad uccidere, l'assassino parla anche di se stesso: com'è stata infelice la sua infanzia, nessuno lo ha amato, l'orfanotrofio è una galera minorile, lo Stato cura i bambini come polli in stia, ne fa degli animali selvaggi. E così l'assassinio scavalca il suo autore, tuffa le sue radici molto più indietro, e l'ucciso non è più una sua vittima, diventa lo strumento per un test che fa venire a galla una colpa sociale, di tutti e quindi di nessuno. I Giustificare questo assassiI no, trasformare la condanna in pietà, tutta in pietà, non può significare, si chiede la famiglia di Lorenzo nel manifestino che ha distribuito durante i funerali, fornire un incentivo ad altri «pazzi latenti»? Sì, è il rischio che corre la cultura giustificazionista di derivazione psicanalitica. Prima del Cristianesimo, diceva Moravia, a uccidere era il Fato. Per il Cristianesimo, era il Male. Oggi, è il Nulla. Lo diceva sul cadavere di un suo, e nostro, amico, il poeta Pasolini. Lo diceva con tanta convinzione, da chiedere una assoluzione dell'omicida di Pasolini, come non responsabile, in quanto semplice esecutore di una volontà che non era la sua, lui non poteva fare altro che quello che ha fatto. E certo anche questo geometra-studente di 23 anni ha dato infinite prove di essere spezzato in due, uno che vuole assassinare e uno che cerca di resistere con le forze che ha, e che una volta all'anno perde. Ma il discorso di Moravia è pericolosissimo sul piano morale, perché diventa più facile uccidere quando uccidendo non si è uccisori. L'epoca in cui il delitto era frenato, era quella che lo considerava Male. Questo povero geometra-studente ha patito certo i traumi di cui parla, e sono i più tenui, e altri che non esprime a parole, li esprime con i fatti, tra cui rientrano i delitti. Ma la società gli ha dato nuovi genitori, devoti come schiavi. Gli ha dato scuole, soldi, lusso, tre case per le vacanze, auto. Gli ha messo a disposizione psicanalisti, per anni, quando voleva. Più di una volta gli psicanalisti lo han portato alla soglia della scoperta, a vedere cosa c'era in lui: tutte le volte lui ha interrotto ed è scappato. Non si può facilmente sostenere che la società abbia fatto poco per aiutarlo. Così come non si può facilmente dimostrare che lui abbia fatto molto per corrispondere Ferdinando Camon lon^Jj

Persone citate: Moravia, Pasolini

Luoghi citati: Foligno