Mani pulite arrivano i rinforzi

Milano, aiuti per Tangentopoli mentre Pannella visita San Vittore: «Quasi 1700 detenuti dove ce ne starebbero 600» Milano, aiuti per Tangentopoli mentre Pannella visita San Vittore: «Quasi 1700 detenuti dove ce ne starebbero 600» Mani pulite, arrivano i rinforzi A palazzo di Giustizia venti nuovi magistrati MELANO. Arrivano i «nostri». Venti nuovi magistrati stanno per entrare in servizio al quarto piano del palazzo di giustizia milanese, dove si indaga su Tangentopoli. Lo ha promesso il 3 agosto il ministro della Giustizia Conso, lo ha rivelato ieri il presidente della Corte d'Appello Pietro Pajardi. Tra i venti magistrati quattro saranno distaccati all'ufficio del giudice per le indagini preliminari, tutti comunque si occuperanno di procedimenti penali. Processi subito, è adesso la parola d'ordine. «Tangentopoli è come la nostra vetrina all'estero», dice Pajardi. E aggiunge: «La magistratura milanese viene considerata la prima al mondo ad avere avviato una operazione di pulizia della corruzione e dei corrotti. Sarebbe peccato doverci fermare per mancanza di personale e di mezzi». L'alto magistrato milanese promette: «A partire dal prossimo settembre i processi di Mani pulite potranno e dovranno essere celebrati». Sì, ma «solo» Mani pulite? «Imputati, parti civili, organi supremi dello Stato, parti civili hanno il diritto che i processi di corruzione economica, amministrativa e politica vadano davanti ad un giudice al più presto», analizza Pajardi. E già si pensa ad istituire una cancelleria separata per i procedimenti dell'inchiesta antitangenti. Questo anche per il numero delle persone coinvolte, 800 attualmente, di cui «solo» 150 già processate. Dunque è in vista una sorta di corsia preferenziale. C'è il rischio di creare una disparità di trattamento tra imputati, tutti uguali di fronte alla legge? Il rischio c'è, ma Pajardi taglia corto su questo: «Mentre è in atto nel Paese una trasformazione come quella che stiamo vivendo non ha senso trattare la validità di un assemblea di condominio, rinviando la decisione su processi penali di tanta importanza storica». Chissà se a San Vittore saranno tutti d'accordo sulla rivoluzione giudiziaria in arrivo a Milano. Qualcosa già lo si può capi¬ re dalle parole di Marco Pannella che ieri ha visitato in lungo e in largo celle e detenuti. «Visito carceri da vent'anni, sono immunizzato all'emozione, alla rabbia e alla nausea», racconta il parlamentare in un impeccabile doppiopetto blu anche dopo una visita in carcere di 8 ore. Aggiunge Pannella: «I detenuti non parlano più della loro condizione carceraria, parlano tutti della situazione giudiziaria. C'è chi da mesi non vede un magistrato. E ci sono due extracomunitari che non hanno mai incontrato il loro avvocato, anche se d'ufficio. E' questo l'unico dato su cui bisogna riflettere». Sono 1691 i detenuti a San Vittore, una pacchia. Niente rispetto ai duemila, duemiladuecento di pochi giorni fa. I proble¬ mi? Quelli di sempre. Snocciola dati il parlamentare radicale: 334 detenuti hanno meno di 25 anni, 401 sono tossicodipendenti, 501 extracomunitari, 485 aspettano il processo d'appello, 772 il processo e basta. Non parla dei «tangentisti» come li chiama, Marco Pannella. Preferisce raccontare quelli che stanno al reparto 41/bis, sezione speciale per detenuti specialissimi, quelli colpiti dal decreto Martelli. «C'era lo zio di Totò Riina, ha 85 anni e sta sempre a letto», racconta senza stupore Pannella. Spiega che ci sono detenuti con patologie gravissime, che non dovrebbero nemmeno stare in un carcere dove comunque i «medici fanno bene il loro lavoro». Famigerato, quel decreto. Ma anche Martelli è iscritto al pr? E allora? «Anche per lui quel decreto adesso ha una valenza negativa», taglia corto Pannella. E se lo chiudessimo 'sto San Vittore, come dice il ministro Conso? Taglia come una lama la lingua di Pannella: «Anche il ministro ha diritto di dire quello che vuole con il sole che c'è». Poi spiega: «Quella di San Vittore, in pieno centro, è un'area che fa gola a molti, magari per costruirci tanti Pirelloni. E invece se ci fossero 600 persone, anziché il triplo o il quadruplo sarebbe una bella struttura carceraria. Adesso ci sono topi, scarafaggi, e stanno in 7 o in 8 in ambienti che ben si conoscono. Fanno la doccia tre volte alla settimana, quattro quando gli agenti chiudono un occhio». Fabio Potetti

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