«Vi prego aiutate Sarajevo in nome della mia Irma»

«Vi prego, aiutate Sarajevo «Vi prego, aiutate Sarajevo sssm L'APPELLO VLONDRA ISO bruno mangiato dal dolore, Ramiz Hadzimuratovic tiene gli occhi bassi e serra al petto Medina, tre anni, unico frammento intatto della sua famiglia devastata da un mortaio serbo. Avanza con passo fragile, vacilla sotto l'incendio dei flash. Ha lasciato con angoscia il capezzale di Irma, che lotta per sopravvivere: durante la notte la bambina si è aggravata, i medici la tengono in vita a forza di cardiotonici. L'ultima tac ha rivelato che ulteriori interventi chirurgici non sarebbero di alcun aiuto. Irma è sotto costante osservazione e ieri le sono state medicate le ferite ripulite dalle schegge che l'hanno raggiunta alla schiena, all'addome e al capo durante un bombardamento in cui rimase uccisa sua madre, 13 giorni fa. Suo padre, l'operaio di Sarajevo, è stravolto, la sua conferenza stampa dura cinque minuti. I dottori di Great Ormond Street hanno raccomandato di tenerlo al riparo dalle domande dolorose su moglie e figlia, e di fare presto. Attraverso il traduttore, il babbo di Irma ringrazia il governo inglese, Major, l'ospedale e «tutti quelli che hanno aiutato la mia bambina a venire in questo Paese». Deglutisce e si stropiccia la giacca in similpelle: «Vorrei parlarvi un po' della mia Sarajevo. E' un grande campo di concentramento, senz'acqua, gas, cibo, elettricità: non c'è niente. Da uomo comune, vi rivolgo un appello: aiutate la gente della mia città, fermate questa sofferenza». Le sue sembianze affilate si contraggono: «Se non lo fer¬ merete, i massacri si moltiplicheranno, e ancora tanti bambini come Irma saranno...». La voce gli muore in gola. In sala si abbatte un silenzio greve come un macigno. Ramiz si accascia. «Non riesce a dire: saranno uccisi», gli viene in soccorso il traduttore. Risponde a un'unica domanda, sul ritardo dell'operazione di salvataggio. «Quando mi hanno chiamato all'ospedale, dopo l'attacco, mi hanno detto che Irma era fuori pericolo. I medici di Sarajevo hanno fatto del loro meglio. Ringrazio anche le televisioni, "Nbc" e "Bbc", che hanno diffuso le immagini di Irma e l'hanno aiutata a uscire di laggiù». Il signor Hadzimuratovic sgrana gli occhi, li serra come se volesse trattenere un'immagine. Gli organizzatori dell'incontro, l'Alleanza per la difesa della Bosnia-Erzegovina, dicono basta. L'uomo si precipita a prendere in braccio Medina, che esibisce sul golfino il distintivo: «Fermate il massacro». E' quasi svenuto sul taxi che lo riportava in ospedale. Quando si è ripreso dal mancamento, ha detto: «Mentre par¬ lavo avevo davanti il viso di mia moglie». Elvira, trentanni, è stata dilaniata dallo stesso mortaio che ha straziato Irma. Ieri sera le condizioni della piccola erano sempre molto critiche. La terribile meningite che l'ha colpita è, pare, di origine batterica, risultato dell'infezione alla spina dorsale: ovvero del tipo peggiore. I medici hanno escluso la possibilità di un'altra operazione dopo l'intervento di ieri, durante il quale le è stata asportata la scheggia che aveva conficcata nella schiena. «E' ancora senza conoscenza e molto grave», ha spiegato ai giornalisti un portavoce dell'ospedale. Spiega lapidaria la dottoressa Cathy Wilkinson, primario del reparto rianimazione: «Siamo molto, molto preoccupati per Irma. Sta malissimo». Non ci sono più speranze? «No, non lo direi in questa fase. Comunque, ci sono ancora molte cose che possiamo fare. La seguiamo in continuazione». Martedì sera la piccola aveva aperto gli occhi, senza tuttavia riprendere coscienza. Ma le complicazioni della meningite hanno smorzato improvvisamente l'ottimismo. «Continua a non essere cosciente, rimane sotto la tenda a ossigeno e bisogna sostenerle il cuore - ha spiegato il dottor Quen Mok -. Vogliamo farle un'altra serie di esami all'addome». La solidarietà del mondo non basta a rincuorare Ramiz Hadzimuratovic. All'ospedale continuano ad arrivare fiori, dolci e giocattoli e l'accettazione non sa più dove mettere la posta: in appena due giorni ne sono stati riempiti già trenta sacchi. Tra i biglietti, ve n'è uno che dice: «Tieni duro, bambina. Preghiamo tutti per la tua guarigione». Prega anche il padre di Irma. Lo sguardo nebbioso, la pena scolpita nelle guance scarne, ha detto ai dottori: «Credo in questo ospedale e negli specialisti che curano la mia Irma. Tutto ciò che mi resta è chiedere a Dio di aiutarla e non farla soffrire». Maria Chiara Bonazzi La bimba è in coma I medici lottano con la meningite Il padre di Irma, Ramiz Hadzimuratovic con l'altra figlia, Medina, di tre anni (foto reuter]

Persone citate: Cathy Wilkinson, Hadzimuratovic, Maria Chiara Bonazzi, Medina, Ormond, Ramiz Hadzimuratovic

Luoghi citati: Bosnia-erzegovina, Sarajevo