«Il mio primo Pirandello» di Osvaldo Guerrieri
«Il mio primo Pirandello» «Il mio primo Pirandello» // regista a Salisburgo '94 con «Igiganti della montagna» Neanche il tempo di assaporare l'esito dell'«Armida» coloniale di Pesaro, ed ecco Luca Ronconi, all'alba, saltare in macchina e correre a Salisburgo. Non vuol mancare alla ripresa del «Falstaff» presentato al festival di Pasqua: «Non sarebbe obbligatorio, ma è corretto», dice. Forse la puntata in Austria non è soltanto un atto di cortesia. Per il festival più elitario e sofisticato Ronconi metterà in scena nel '94 «I giganti della montagna»: il suo primo Pirandello, il testo incompiuto e misterioso che ha fatto tremare generazioni di registi e di attori. Non sorprende che Ronconi abbia scelto di lavorare su un enigma. Intanto corre. La regia lirica è diventata per lui una sorta di percorso parallelo. Prosa da una parte e melodramma dall'altra, in misura sempre più consistente, in forma sempre più provocante. E il pubblico sta spesso al gioco. Forse pochi come lui sono in grado di rivitalizzare il lato spettacolare di uno spartito. Lo dimostra il numero crescente di coloro che non vanno più «a sentire Mozart» (è un esempio) ma «a vedere Ronconi». L'assistente del regista è disperata: «Non riesco più a tener testa a tutti quelli che mi chiedono un biglietto. Divento matta». Per Ronconi il melodramma significa soprattutto libertà. Più della prosa? «Più della prosa. L'organizzazione del lavoro è completamente diversa. La prosa si costruisce durante le prove. Nell'opera ci sono regole precise. I cantanti arrivano e sanno già la parte. E allora il regista, per giustificare la sua presenza, deve far vedere qualcosa. L'opera appaga il bisogno di spettacolarità, ti fa sentire più libero, ti dà il modo di lavorare senza troppi vincoli su pochi segni immutabili». Il che spiega gli innamoramenti o le ripulse del pubblico. «Il pubblico della lirica è diverso da quello della prosa. In genere conosce già ciò che va a vedere, ha col melodramma una buona consuetudine. Quindi è molto sensibile alle piccole differenze. E poi l'opera, a differenza del teatro parlato, ha un repertorio e perciò ha contribuito a formare un gu¬ sto. Ecco, mtervenire su queste cose provoca la differenza». Ma non tutti accettano le innovazioni. «Dipende dai pubblici. Alcuni storcono il naso. In Italia piace lo spettacolo tradizionale. Non si può dire la stessa .cosa della Germania, che accetta la novità, la sperimentazione, anzi pare sollecitarla. In Inghilterra ci sono gusti eclettici e così via». Certo è che, pur tradizionalisti, un po' di cambiamento l'abbiamo non solo visto, ma accettato. Quando Ronconi ha cominciato a occuparsi di lirica, quindici anni fa alla Scala con «La walchiria» di Wagner, il costume teatrale era diverso. «Una volta la figura del regista era vista come un'intrusione, oggi non più. E' cambiato il modo di lavorare. A Pesaro, per esempio, ho avuto a disposizione i cantanti per un mese, come accade pressappoco con gli attori. Una volta sarebbe stato inimmaginabile. E poi è straordinaria la rapidità con cui invecchiano le regie uriche, è straordinaria la frequenza con cui vengono unitate». Non sappiamo se l'opera sia, per Ronconi, una vacanza dell'anima. Se dovesse far fede il suo tono disteso, sarebbe senz'altro così. Infatti, non appena il discorso si sposta su Torino si avverte immediatamente un piccolo nervosismo vocale. Guano strani discorsi: lo Stabile sarebbe in via di riorganizzazione, potrebbe ridurre U numero dei dipendenti, il cartellone sarebbe ancora «sub condicione». Ronconi sdrammatizza. Ammette che il teatro di piazza San Carlo ha qualche «formalità di bilancio», ma non gli risulta che ci sia una situazione preoccupante. «Prevedere è difficile, ma ho l'impressione che il '93-'94 sarà più sereno che in passato». Non a caso, l'uno settembre comincerà a provare «L'affare Makropoulos» di Capek, prima produzione dello Stabile in collaborazione con il Teatro di Genova. Poi sarà la volta della «Venezia salva» di Simone Weil. Il programma è confermato. Buon segno? Osvaldo Guerrieri
Luoghi citati: Austria, Germania, Inghilterra, Italia, Pesaro, Salisburgo, Torino, Venezia
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