I petrolieri Usa fermano l'aereo di Castro

I petrolieri Usa fermano l'aereo di Castro A Cuba aumentano del 50% i prezzi dei negozi in valuta, panico per le voci di cambio di moneta I petrolieri Usa fermano l'aereo di Castro Fidel in Colombia dall'amico Garda Màrquez, rifiutato il carburante SAN PAOLO NOSTRO SERVIZIO Ai piedi della scaletta dell'aereo, un Tupolev russo vecchio di trent'anni, ad aspettarlo lunedì notte c'era uno dei pochi amici importanti che gli sono rimasti, il premio Nobel Gabriel Garcia Màrquez. Un lungo abbraccio e poche parole, poi Fidel Castro è corso via, per il primo dei lunghi incontri con il presidente colombiano Cesar Gaviria nella villa di Cartagena, la città coloniale affacciata sui Caraibi, dove rimarrà ospitato sino a stasera. Ufficialmente, si tratterebbe appena di una visita privata, quasi mezzo secolo dopo che, nel 1948, il futuro «Lider maximo» cubano, allora studente di legge, venne costretto ad abbandonare la Colombia per essere stato coinvolto nei violenti scontri scoppiati dopo l'uccisione di un dirigente del partito liberale. In gioco, in realtà, c'è una posta assai C alta. Cuba, isolata politicamente, ed economicamente con l'acqua alla gola, ha disperato bisogno di aiuto per salvare la sua «revolution», e la Colombia, con il Venezuela ed il Messico, è uno dei tre Paesi del cosiddetto «Gruppo dei tre» che potrebbe fornire all'isola petrolio ed appoggio nelle relazioni con gli altri Paesi latinoamericani. Ma Gaviria, che pure ha buoni rapporti personali con Castro, non ha intenzione di fare regali: «Il suo obiettivo - spiega un diplomatico - è quello di provare a convincere Fidel che ormai l'unica soluzione per la crisi cubana è un'immediata apertura politica». Castro, su questo piano, non ha nulla da offrire in cambio: anche la guerriglia colombiana, in passato legata ai cubani, è ormai autonoma, ed insensibile ai possibili richiami a deporre le armi che potrebbero arrivare dal «lider maximo». A dar manforte agli sforzi di Gaviria, è arrivato da Madrid il ministro degli Esteri spagnolo Fernando Solana. Potrebbe rivelarsi solo un dialogo tra sordi, come è già accaduto in tante altre occasioni. Negli ultimi mesi, però, Castro ha moltiplicato i segnali conciliatori indirizzati al presidente Clinton, ha promosso una prima, reale riforma economica sull'isola, e ha persino abbandonato l'infiammata retorica guerrigliera del passato, ed oggi preferisce toni più conciliatori: arrivato la settimana scorsa in Bolivia per l'insediamento del nuovo presidente Gonzalo Sanchez, ha dichiarato che non avrebbe visitato la tomba di Che Guevara perché era venuto per «risanare le vecchie ferite, non per riaprirle». Un atteggiamento a cui però non corrisponde un'analoga apertura da parte del governo nord-americano. Una rigidità che ieri ha creato un piccolo incidente diplomatico: le due società incaricate del rifornimento di carburante negli ae¬ roporti colombiani, la Texaco e la Esso, entrambe di proprietà Usa, si sono rifiutate di riempire i serbatoi dell'aereo di Castro. C'è voluto il diretto intervento del governo del Paese ospite perché un'impresa statale si incaricasse dell'operazione. Ma una volta all'Avana, Fidel si troverà di fronte nuovi, difficilissimi problemi. Con le riserve di petrolio ormai a secco, i black-out programmati di energia elettrica nella capitale sono aumentati sino a 14 ore giornaliere. Nel frattempo, dopo le voci su un cambio di moneta i cubani si sono precipitati nelle banche e hanno preso d'assalto i negozi e i supermercati dove si compra solo in dollari, proibiti alla popolazione normale sino a due giorni fa. Il governo ha reagito aumentando i prezzi del 50%, ma anche così la gente fa la fila per spendere sei dollari e mezzo per una dozzina di uova. Gianluca Bevilacqua