Medico di base tangente di Stato Monumenti di serie B

D AL GIORNALE Medico di base, tangente di Stato. Monumenti di serie B «Pagherò il dottore quando ci andrò» Vorrei far presente alcune cose al ministro della Sanità, signora M. P. Garavaglia. La tassa sul medico di famiglia è un'ennesima truffa dello Stato per togliere al cittadino quel poco che gli è rimasto. Una tassa che tutti si dovrebbero rifiutare di pagare essendo il rapporto medico-paziente umano prima che professionale. Questa tassa io non la pago! Non ho 85 mila lire da regalare ai governo! 1) Da circa due anni io non vedo il mio dottore, quindi non vedo perché dovrei pagare una tassa per un'assistenza che si perde nel tempo. 2) Il governo non può tassare un rapporto umanitario e civile come fosse un rapporto commerciale. 3) Sono un pensionato a cui hanno tolto l'esenzione dal ticket avendo una pensione lorda di 16.177.000 lire quando quella reale è poco più di 13 milioni. Già il fatto di tassare la pensione di un operaio ritenendola un reddito è un furto, è come togliere l'indispensabile a chi lotta per sopravvivere. Le tasse indiscriminate in Italia sono l'espressione di un governo di incompetenti nell'arte di governare. Non è con l'aumento indiscriminato delle tasse, da cui i cittadini poveri italiani sono strozzati, che si colma il cratere del deficit dello Stato provocato dagli sperperi di chi ha gestito il potere per 45 anni. Se dovrò pagare il dottore lo pagherò direttamente ogni qual volta avrò necessità della sua prestazione, non tramite una tassa governativa, un sistema che equivale a una tangente legalizzata; vuoi il dottore? Paga! Come è pensabile che con una pensione netta di 13 milioni paghi l'assistenza sanitaria anche per mio figlio, 18 anni, disoccupato, che per questo servizio è come non esistesse. Enzo Carteny, Strambino (To) Ladri, ladroni e camaleonti La lettera ospitata giorni fa, «Anche i gerarchi si arricchivano», contiene una verità di fondo ma non sfiora il nocciolo del problema. Se si continua a ragionare in questo modo, «non cadiamo nella trappola di far succedere a un sistema sicuramente di ladri un altro sistema ugualmente di ladri, e per giunta autoritario», non si fa altro che assolvere i ladri attuali, argomentando che anche in passato c'erano i ladri: sarebbe come dire che la politica è fatta di ladri, e pertanto bisogna tenerseli. Vent'anni fa, mi pare al Lirico di Milano, Walter Chiari in polemica con il pubblico - e, dato il clima di allora, tutto sinistrorso, fu quasi linciato - ebbe a dire: «Ma quando li avete appesi con la testa in giù a Piazzale Loreto, dalle loro tasche non è uscita nemmeno una lira!». Questo, per carità, non per apologia del defunto regime: ma oggi è tempo di riconoscere - De Felice può controbattere, se ne ha argomenti - che fra gli uomini di allora non ce n'è uno che abbia accumulato vistose ricchezze, non perché fossero migliori degli attuali, ma perché allora, se non altro, c'era il senso dello Stato. Questi, lo Stato hanno impiegato quarant'anni a distruggerlo, e sebbene riconosciuti ladri se non banditi, continuano a blaterare e vogliono rifondare i partiti con una diversa etichetta ma con la stessa moralità. Alla maggioranza degli italiani non importa proprio niente che siano stati eletti dal suffragio popolare: proprio per questo restituiscano quanto hanno depredato: poi se ne vadano tutti, ma proprio tutti, a cavare il sale nelle saline per altrettanti anni. Al popolo italiano non basteranno trent'anni di sacrifici per rimediare al disastro provocato da questi sepolcri imbiancati! Gian Carlo Molignoni, Carrara preside di liceo Patrimonio storico tradito e costoso Ho visitato recentemente un certo numero di famose abbazie dell'Italia Centrale (Toscana, Marche, Umbria) scoprendo luoghi molto belli e tesori architettonici e artistici ben conservati o restaurati, nonché cortesia e di¬ sponibilità da parte dei monaci (abbazia di Fonte Avellana, abbazia di Monte Oliveto, La Verna). Il tutto sempre in forma gratuita, nessun biglietto di ingresso è richiesto. Ricordando questa esperienza di viaggio, ho voluto visitare due abbazie vicine a Torino, S. Antonio di Ranverso e Staffarda (en¬ trambe appartengono all'Ordine Mauriziano). Sono però rimasto deluso perché i complessi (Staffarda in particolare) sono in condizioni di abbandono riprovevoli e offrono ben poco da vedere; inoltre nella chiesa di Staffarda sono stati collocati dei «quadrimanifesto» di estetica molto discutibile e che nulla hanno a che vedere con lo stile della costruzione. E si deve pagare un biglietto di ingresso (L. 6000 a Staffarda) che ha veramente il sapore di una presa in giro. Se è con questi metodi che si pensa di incrementare il turismo culturale intelligente, si è davvero su una strada sbagliata. L'assessore al Turismo della Regione Piemonte farebbe bene a vigilare e prendere esempio da quelli delle Regioni citate sopra. Emma Ibertis, Pecette (To) La Trinità e i Testimoni di Geova Il signor Sangalli, su La Stampa del 3 agosto, critica il rifiuto della dottrina trinitaria e la cristologia dei Testimoni di Geova. In realtà la questione trinitaria costituisce un gravissimo scoglio dottrinale che impedisce da secoli ravvicinamento del cristianesimo all'ebraismo e all'islamismo, fedi rigidamente monoteiste. Essa pertanto rappresenta un artificioso baluardo ideologico che divide masse enormi del genere umano. Ma questo «dogma centrale» del cristianesimo è realmente necessario? Sono solo i testimoni di Geova ad essersi accorti del contrario? Scrive il teologo finlandese Heikki Raisanen, citato e condiviso dal cattolico Hans Kùng nel libro Cristianesimo e religioni universali (pag. 152): «Oggi per la scienza neotestamentaria è chiaro che difficilmente si trova nel Nuovo Testamento qualcosa che assomigli anche lontanamente alla dottrina trinitaria». Kùng continua affermando che «fu una sciagura senza pari che la Chiesa delle origini... si staccasse quasi completamente dal suolo materno ebraico; la Chiesa di ebrei, che era divenuta una Chiesa di ebrei e pagani, ora diventava una chiesa aipagani (ellenistici)». Questo distacco è proprio il frutto dei «duemila anni di studi» dei teologi cristiani invocato dal sig. Sangalli. In un momento in cui le bar¬ riere religiose sono responsabili di tanto spargimento di sangue è più che mai importante andare nella direzione opposta a quella proposta nella lettera suddetta. Per dirla sempre con il cattolico Kùng: «Quello che si è detto per la Trinità vale anche per la cristologia: se oggi vogliono capirsi meglio, i cristiani e i musulmani devono fare ritorno alle orìgini, con una critica differenziata di tutti gli sviluppi posteriori. Nelle origini noi - ebrei, cristiani e mu sulmani - siamo più vicini». Mario Sarteschi, Lucca Lagorio, i servizi e il Vaticano Nell'intervista del senatore Gennaro Acquaviva alla Stampa (6 agosto) sui servizi segreti italia ni, ci sono due punti che mi ri guardano e meritano una piccola precisazione. 1) L'incontro Difesa-Vaticano che, secondo Acquaviva, fu prò gettato dai Servizi o dal dr. Pa zienza, in effetti ci fu ma si svol se in altro modo. Il vescovo ordinario militare, mons. Schierano, un giorno (forse dell'81) mi disse che il segretario di Stato vaticano Casaroli avrebbe gradito co noscermi di persona. Di lì a qual che giorno, vidi il cardinale nella residenza ufficiale del vescovo militare e fu un incontro di cortesia. Non credo che, in questo, i nostri Servizi abbiano avuto la benché minima parte. 2) Acquaviva aggiunge di suo che «il ministro della Difesa era un socialista, massone, ma tanto una brava persona». Grazie per il buon giudizio, ma non sono mas sone. Quanto all'insieme della inter vista sui Servizi, sono stato qua si quattro anni alla Difesa e ho visto il servizio militare lavorare male, ma non storto. L'ho riferi to più volte a un Parlamento spesso incredulo. I dossier scon certami, di cui parla Acquaviva sul mio tavolo non c'erano. Lelio Lagorio, Roma