BENNI a caccia di ragni scoprii il BIKINI

IL LUOGO. Una magica apparizione nella Riviera romagnola degli Anni 50. Lo scrittore ricorda IL LUOGO. Una magica apparizione nella Riviera romagnola degli Anni 50. Lo scrittore ricorda a caccia di ragni scoprii il PBOLOGNA ARTO dalla stazione Centrale di Milano, dove l'altoparlante informa i I ragazzi che possono usufruire di prezzi ultrascontati per andare e venire dalle discoteche della Romagna. Le Ferrovie hanno a cuore l'incolumità dei giovani: se viaggiano in treno scamperanno alle «stragi del sabato sera», causate, secondo alcuni esperti, da un cocktail di alcol, coca, ecstasy; secondo altri, da qualcosa di più profondo che spinge a sfidare la morte. E' da un paio d'anni che dura la storia: macchine accartocciate, mamme rock, proposte di legge, chiusura anticipata delle discoteche, petizioni, ricorsi al Tar, palloncini diagnostici, appelli di religiosi... Ma niente sembra fermare l'attrazione che produce questa striscia di costa adriatica. Vado a Bologna a parlarne con Stefano Benni, che quel pezzo di terra lo conosce fin da bambino e lo ha visto trasformarsi. Quarantasei anni, bolognese, Benni è scrittore, di romanzi, ballate, commedie. Notoriamente ritroso, esistenzialmente refrattario alle interviste; mai visto in televisione, per intenderci. L'ultimo suo libro, La Compagnia dei Celestini (Feltrinelli editore) è diventato però un cult book per i giovani, e da un anno non cessa ■ di vendere e di essere passato di mano. E' una fiaba moderna, che si svolge nel nostro paese di Gladonia: un gruppo di orfani, chiamati da un certo Grande Bastardo, scappa dall'Istituto che li tiene prigionieri per andare a giocare i Campionati Mondiali di Pallastrada. E' l'ultimo gioco verace scampato dalle grinfie del Mussolardi, «l'uomo più ricco e più fetente di Gladonia», che tutti gli altri giochi li ha sponsorizzati e plastificati. Ce la faranno, gli orfani. E tra i cento accumuli di fantasia, invenzioni linguistiche, sortilegi esilaranti che il libro propone sull'Italia di oggi, un posto di tutto rilievo occupa naturalmente «Rigolone Marina», metafora della costa romagnola. Così appare nel libro: «Capitale europea del divertimento, isola di relax e arcipelago di perdizioni, megavulvodromo e maxifalloteca, birdland e gomorra, perno della bilancia economica del paese, monumento al nostro spirito di iniziativa, mirabile sintesi di tradizione e di modernità, folclore e turismo, trasgressione e pennichella, natura e infrastrutture, delfini intelligenti nelle vasche e cretini motorizzati in libertà». Stefano Benni mi aveva una volta accennato a storie dell'Adriatico della sua gioventù. «Trent'anni fa, naturalmente, non c'era niente di tutto questo: discoteche, videogames... Esisteva la Rimini raccontata da Fellini, ma gli altri luoghi - Riccione, Bellaria, Igea Marina, Cesenatico - erano un altro pianeta. Tra il mare e la costa si stendeva un chilometro di dune quello che adesso è stato man- giato dalle case - e, soprattutto, tra l'interno e il mare, la separazione era netta. Dentro, nelle campagne, vivevano i contadini, tra campi di cocomero e porcilaie. Sul mare, i pescatori. Ho una visione, di quel periodo: una vecchia contadina vestita di nero, un'otaria venuta dalle coste australi delle Americhe. Scendeva, sola, verso l'acqua, alzando lentamente sottane e sottanoni e finalmente si bagnava, ma mai sopra il ginocchio. Interpretava così un luogo lontano, magico, a cui accostarsi con rispetto: il mare. «Ed era solo quarant'anni fa! Poi, mi ricordo comparire i primi alberghi e i primi tendoni sulla spiaggia; insieme a loro, una nuova figura, che non era contadino né pescatore: il bagnino, il tratto d'unione tra la terra e l'acqua: un essere mutante, un sirenoide. Poi tutto si accelerò e da luogo magico e deserto questi trenta chilometri di costa sono diventati il più grande luna park d'Europa. 11 mare, è ovvio, non c'entra più nulla: l'Adriatico è diventato una normale vasca da bagno, la spiaggia è una moquette. «Nella Voglia matta con Catherine Spaak, le dune si vedono ancora, sono l'essenza del paesaggio. La seduzione si svolge di giorno, la notte è già tutto deciso. Ora invece è la notte il momento dell'azione. I predatori non sono più falchi, ma gufi e civettone. La spiaggia è per gli erbivori». «Va bene - dice Benni -, la storia te la racconto. Ma aspetta, parliamo ancora un po' dell'oggi, di Rigolone Marina. E' vero, su questa costa è avvenuta una mutazione inquietante, uno dei cambiamenti di paesaggio più rapidi e radicali della storia. Ma in questo regno del sintetico, in questo videogame, c'è anche uno dei pochi esperimenti di società multirazziale. Nelle discoteche romagnole, uniti dal sesso o dal sogno del sesso, arrivano dal Nord e dal Sud, ballano bianchi e neri, scandinavi e inglesi, abbienti e meno abbienti. Certo, nelle discoteche non si parla molto. Certo ci sono anche qui le risse e i pestaggi e le bande di skinhead. Ma è uno dei pochi luoghi dove questo esperimento si tenta, magari senza volerlo. In questa Italia c'è più intolleranza che negli anni di piombo (allora c'erano scontri di idee, adesso scontri di etnie e di superstizioni), un'Italia dove è difficile mettere d'accordo non solo Nord e Sud, bianchi e neri, ma anche cacciatori e ecologisti, milanisti e sampdoriani. Ben vengano allora i luoghi dove si crea il "melting pot", la grande pentola dove le diversità si mescolano per vivere insieme... «E passiamo alla storia. Io avevo un nonno, cui ero molto affezionato. Si chiama Vittorio Guizzardi ed era un professore di entomologia. Mio nonno mi portava, quand'ero ragazzino, a cercare i ragni da quelle parti, tra Cesenatico e Igea Marina. Bisogna sapere che trent'anni fa l'Adriatico era un laboratorio vivente per gli entomologi, era Insettilandia, c'erano ad esempio migliaia di scarabei rotolamerda (loro sono scomparsi, è restata la merda). Mio nonno cercava un ragno particolare, di cui purtroppo non ricordo il nome: ma era una specie rara, giallo e nero e lo si trovava nei "rii", i canali di acqua putrida - adesso quell'acqua sarebbe considerata pulitissima - che solcavano le campagne. Questo ragno per lui era molto importante, perché lo spediva poi a un suo amico e collega che stava in Svezia. Dunque, partivamo con la bicicletta, vestiti come due esploratori. La ricerca e la cattura del ragno erano operazioni complicate. Arrivavamo su un ponte, io mi sporgevo, il nonno mi teneva per le caviglie e io a testa in giù sul rio con il retino cercavo il ragno. Mi dava cinquanta lire ogni ragno che prendevo. Spesso però cadevo nell'acqua e allora il nonno mi portava a ripulirmi in casa di contadini, che lo conoscevano ed erano abituati alle nostre apparizioni. Alla fine del lavoro andavamo sul mare, oltre le dune, dove c'erano i primi tendoni dei bagnanti e io entravo nell'acqua odoroso come un rospo. «"L'apparizione" avvenne quell'estate a Igea Marina, io avevo circa dodici anni. Sulla spiaggia comparve una ragazza francese col primo bikini. Intendiamoci: in bikini, non in costume a due pezzi. E' diverso, anche se il costume a due pezzi si differenzia dal bikini per pochi centimetri; è diverso perché il costume a due pezzi conserva un equilibrio: si può ancora pensare che una ragazza se lo metta per comodità. In fin dei conti, il costume a due pezzi era il vecchio costume intero a cui era stato tolto un pezzo di stoffa, ma del costume intero conservava la struttura, soprattutto la mutanda sopra l'ombelico. Il bikini, invece - inteso come reggiseno a balconcino e mutandina con i due fiocchetti sulle anche - è tutta un'altra cosa. E' una rottura epistemologica. Il due pezzi è poco meno del nudo, il bikini poco più. «L'apparizione di quella francese sulla spiaggia di Igea Marina fu micidiale. Un evento drammatico per tre generazioni. Ci fu gente che perse la parola... Lei stava distesa, e tutti le giravano intorno e si esibivano: chi camminava sulle mani, chi faceva la ruota, chi mangiava sabbia. E lei ferma a prendere il sole, col primo bikini del mondo. «Mio nonno aveva settantanni ed era abituato da una vita a trattare di sessualità negli insetti: ermafroditismo, endogamia, accoppiamenti aerei. Ma anche lui fu investito dall'onda d'urto. Lui, per scelta ideologica, andava su una bicicletta senza freni: frenava con i piedi. Quell'estate, una mattina, finì con la bicicletta contro una bancarella di pesce. Ero sovrappensiero e mi sono dimenticato di frenare, disse. Ma testimoni oculari riferirono che mio nonno si era dimenticato di frenare perché la francese in bikini gli era passata a un metro. Lui non ammise e non smentì. «Io - ricorda Benni - cosa feci? Cosa potevo fare? Lunghe, lunghissime riflessioni, per tutta l'estate: riflessioni che causarono in me un certo dimagrimento. Pochi anni dopo, il bikini imperversava... Gli uomini non risposero a quell'arma. Allora si portavano bragoni blu di lana, che si riempivano di sabbia e simulavano orchiti. Poi venne di moda il mini slip legato con il laccio al fianco, un cache-sex da spogliarellista spesso sommerso dalle trippe. Ora c'è il boxer manageriale. Ma non è mai stata trovata una degna risposta maschile al bikini... «Oggi l'emozione e la sovversione che provocò quel pezzo di stoffa non sarebbero più possibili. Non so proprio che cosa potrebbe stupire oggi su una spiaggia. L'arrivo di un dinosauro? No, penserebbero che è la pubblicità di Jurassic Park. Forse ci vorrebbero le Otarie. Un piccolo corteo di contadine che scende dai campi di cocomero, alza le sottane e si bagna le gambe in mare. Sì, quello stupirebbe. O la ricomparsa delle dune. O un pesce mostruoso trovato sulla riva, come la scena finale della Dolce Vita...». Enrico Deaglio «Ci fu gente cl)e perse la parola Lei stava distesa, e intorno chi faceva la ruota, chi mangiava sabbia, chi camminava sulle mam «Mio nonno finì con la bicicletta contro una bancarella del pesce. Io cominciai lunghissime riflessioni» RACCONTI D'ESTATE pCi fu gente cl)e perse la parola ei stava distesa, e intorno hi faceva la ruota, chi mangiava abbia, chi camminava sulle mam Oggi, dice Benni, la Riviera romagnola è «il più grande luna park d'Europa». A sin. Catherine Spaak in «La voglia matta» Stefano Benni: «Ormai l'Adriatico è diventato una vasca da bagno». Nell'immagine grande, bellezze al bagno negli Anni 50