Amore e morte nelle stanze del Viminale

Aveva detto alle impiegate: mio marito mi tradisce Viaggio nel palazzo dov'è maturato il piano degli amanti diabolici che hanno ucciso Cinzia Bruno Amore e morte nelle stame del Viminale Aveva detto alle impiegate: mio marito mi tradisce IL PALAZZO ROMA TUTTO ambientato nel chiuso del ministero dell'Interno, il giallo di Monterotondo. Nei corridoi interminabili, illuminati da lampadari liberty, segnati da eleganti cartelli in ferro battuto, ma dove i fasti del passato sono ormai un ricordo lontano. Il Viminale, infatti, il gigantesco e cupo palazzo che ogni giorno ingoia almeno cinquemila impiegati, è stata la culla dell'amore clandestino e dell'odio che ha portato all'omicidio di Cinzia Bruno. Erano dipendenti del ministero sia la vittima che gli amanti diabolici, Massimo Pisano e Silvana Agresta. Non solo. Erano dipendenti del ministero persino i padri delle due protagoniste: chissà, magari Carmine Agresta e Gennaro Bruno si sono frequentati. Ma in fondo erano altri tempi, i loro, quando al ministero tutti si conoscevano e la vita scorreva più pacioccona di oggi. «Ormai questo è un palazzo dove ben pochi si conoscono», racconta una signora che accetta di fare da guida per il palazzo. Si entra nel Viminale, dunque, e subito la prima sorpresa: il portone è monumentale, l'ingresso pomposo. Si sente la mano dell'architetto Manfredo Fanti, amico personale di Giolitti, che ultimò l'Altare della Patria e che nel 1914 iniziò a disegnare il ministero più ministeriale di Roma. Ma non appena si sorpassa l'ufficio che concede i «passi», e si oltrepassa la vetrata d'ingresso, ecco che ci si trova in un corridoio banale, con marmiglia in terra e lungo le pareti, porte scure, plafoniere sul soffitto, muri sporchi. Non c'è traccia di aria condizionata, solo qua e là qualche ventilatore muove l'aria. Seconda sorpresa: si cammina avanti e indietro, e naturalmente si incontrano ben poche persone. «Beh, siamo a metà agosto. La gente è in ferie». Ma qualcuno c'è. E sono tutti giovani. Il «ministeriale», inteso come tipo umano standard, burocrate in grigio, un po' appesantito dall'età, dalla pastasciutta e dall'afa, non esiste più. E' stato rimpiazzato da una nuova leva di impiegati giovani, carini, disinvolti, ben vestiti. «Ecco, appunto, torniamo al problema che qui non ci si conosce più. Nell'arco di dieci anni il personale si è quasi decuplicato. Da quando la polizia è stata smilitarizzata. Molte funzioni sono passate al personale amministrativo, che per metà sono donne. Poi sono arrivati i nuovi poliziotti e le poliziotte. Tutto l'ambiente è stato svecchiato». Si arriva finalmente al bar interno. E' un bugigattolo senza finstre abbastanza affollato di clienti. Vanno per la maggiore i tramezzini al tonno e i caffè. Non si parla d'altro che del caso di Cinzia Bruno. Però nessuno conosce i protagonisti della storia. «E come si fa? Qua stiamo in troppi - risponde un omino stempiato - e poi ho letto sul giornale che lavoravano in una sede distaccata». E' vero, Cinzia Bruno lavorava in un ufficio separato. Si occupava della ragioneria del dipartimento logistico. Tredici impiegate in tutto, grandi amiche, disperate. «Piangevano a dirotto e non sapevo come calmarle», ha raccontato il capoufficio. Cinzia era una ragazza gioviale, che si faceva amare sul lavoro. E con le colleghe la giovane si era confidata dei suoi guai privati. «Mi tradisce con un'altra», aveva raccontato. Sì, perché anche se Massimo Pisano lavorava anche lui in un ufficio distaccato, le voci correvano tra impiegati dello stesso ministero. Un triangolo con un'altra impiegata, poi. E così mercoledì scorso Cinzia ha deciso di fare anche lei una indagine. Chissà, a forza di frequentare poliziotti, si è sentita la stoffa dell'investigatrice. Fatto sta che ha avvertito le solite colleghe che sarebbe arrivata in ritardo ed è partita per Mentana. Là, secondo le sue indagini private, bisognava andare. Là, il marito Massimo aveva mia doppia vita. Cinzia aveva scoperto, addirittura, che lui si era presentato ai genitori dell'amante come scapolo e animato da serie intenzioni. Lei a casa a guardare la figlia di due anni. E lui in giro a promettere matrimoni, avendo cosi libero accesso all'appartamentino di lei. Era troppo. Ha deciso così di fare un'irruzione a casa dell'altra e di sorprenderli in flagrante. Metodi da polizia, non c'è dubbio. E per forza, c'è da pensare: questa era la tradizione di famiglia, questo il suo ambiente. E' andata da sola allo sbaraglio, insomma, la povera Cinzia. Che certo non aveva messo in conto i pericoli di una reazione tanto violenta. Referto del medico legale: lividi vari, polso rotto, ecchimosi alla nuca, sei coltellate al ventre, una ferita mortale al cello. «Ho letto che l'hanno massa¬ crata». E' una voce femminile, captata al volo, uscendo dalla tabaccheria interna del Viminale. Non si parla proprio d'altro, da due giorni, al ministero. E chissà che cosa si dice nelle due barberie, riservate agli uomini, eredità di quando il Viminale assomigliava a una grande caserma. Chissà se si cercano scusanti per lui, se si fanno strizzatine d'occhio, ci si dà di gomito. In fondo non è un mistero che di triangoli amorosi tra colleghi, in questo come in altri ministeri, e come in ogni grande struttura, ce ne siano molti. Insomma, al quinto piano del palazzo ci sarà pure l'archivio (oggi computerizzato) che cataloga da settanta anni tutte i reati e le infrazioni degli italiani. Ci saranno pure poliziotti e vigili del fuoco in divisa nei corridoi. Nella palazzina ministeriale, poi, ci saranno pure i segni della storia: lo studio dove s'insediò Mussolini, nel 1922, prima di andare a Palazzo Chigi e poi a Palazzo Venezia; la stanza dove Ferruccio Pani nel 1946 aveva sistemato la sua branda; e via dicendo. Ma qui, ai piani bassi, dove tutti questi giovanotti vanno avanti e indietro, la vita è sempre quella: calcio, donne, stipendio. E la parentesi di Cinzia Bruno è già archiviata. «Che volete, qui i delitti sono il pane di tutti i giorni». [fra. gii.) Tra i dipendenti del ministero le tresche non fanno scandalo «I delitti sono pane quotidiano» Si|■fife*' IIImlKì. A sinistra Cinzia Bruno uccisa, aveva scoperto la relazione del marito Accanto Marino Pisano sopra Silvana Agresta gli amanti diabolici

Luoghi citati: Mentana, Monterotondo, Roma, Venezia