«Lo picchiavo ma non moriva Allora ho usato il forchettone »

«Lo picchiavo, ma non moriva Luigi Chiatti ha confessato l'omicidio di Lorenzo: vinceva alle carte e sfotteva, mi sono arrabbiato «Lo picchiavo, ma non moriva Allora ho usato il forchettone » FOLIGNO DAL NOSTRO INVIATO «Io sono diverso dagli altri. Non ho ragazze, non vado in discoteca, sono figlio di N.N.». Luigi parla senza foga, con lucidità, e racconta la sua storia dall'inizio. Da quando i suoi genitori naturali l'hanno abbandonato in un orfanotrofio fino al momento in cui, sabato 7 agosto, ha ucciso Lorenzo Paolucci. Il sole è ancora alto, nel pomeriggio di domenica, quando al commissariato di Foligno comincia l'interrogatorio di «Chiatti Luigi, nato a Narni il 275-1968, residente in Foligno, via Ciro Menotti 7, diplomato». Si finirà a notte fonda. «Sì, è vero, Lorenzo l'ho ucciso io, e adesso vi dico come è andata». Luigi confessa di essere l'assassino del bambino di Casale, ma non quello di Simone Allegretti, ammazzato dieci mesi fa quasi alla stessa maniera. Per gli inquirenti, adesso, Chiatti è il principale indiziato anche di quell'omicidio; insomma, anche se nessuno vuole appiccicare etichette, sono convinti di aver preso il «mostro di Foligno». Per oltre sei ore, davanti al sostituto procuratore di Perugia Michele Renzo, al capo della Criminalpol Lazio-Umbria Cavaliere, al dirigente della Squadra Mobile di Perugia Speroni, agli avvocati Bacino e Franceschini, il geometra-assassino diventa anche analista di se stesso, cerca di spiegare come è arrivato ad infierire sul corpo di Lorenzo dopo il primo colpo, quando il bambino era stordito ma non moriva. Ha mangiato a volontà e dormito abbastanza tranquillamente, Luigi, e adesso ha smesso di negare, di canticchiare addirittura la propria innocenza, quasi a prendere in giro i poliziotti: «Non sono io, io sono un boy scout», ripeteva al ritmo di' una musichétta per i corridoi del commissariato. Ora confessa ma, avvisa uno degli avvocati, «si tratta di una personalità che va studiata in modo approfondito, perché in realtà non ha fornito una vera e propria spiegazione». Luigi non aveva un buon rapporto con la famiglia adottiva, e lo dice anche al magistrato. Ricorda di quando era bambino: «Una volta, al tempo in cui andavo alle elementari, picchiai mia nonna. La cosa si venne a sapere e la maestra, a scuola, mi trattava male». A Casale invece, in quel pugno di case e famiglie che han no tre soli cognomi, si trovava bene. D'estate, quando il paese di popolava di ragazzini, partecipa va ai loro giochi. C'era anche Lo renzo Paolucci. «Sabato mattina racconta Luigi, sempre senza mo strare emozione - Lorenzo è ve nuto a casa mia. Non era la prima volta, in un'altra occasione mi ri cordo che guardammo la televi sione. Ieri invece abbiamo gioca to a carte, nel salotto; la prima partita l'ho vinta io, ma poi ha cominciato a vincere lui, mi prendeva in giro e io mi sono un po arrabbiato». Medici e psichiatri avranno molto da lavorare su questi verbali, quando comincerà la battaglia delle perizie legali: è adesso, durante la partita a carte, che scatta il raptus omicida. «Ho approfittato del momento in cui Lorenzo s'è girato - dice il geometra - per dargli la prima botta. Poi gli ho messo una mano sulla bocca, per non farlo gridare, e ho continuato a colpirlo. Io davo botte, ma lui non moriva e diceva "mi stai ammazzando". Ho usato un forchettone da cucina con il manico di legno, che era lì in salotto». Magistrato, investigatori e avvocati ascoltano in silenzio. Nelle parole di Luigi scorre il film deU'omicidio che va avanti per pochi ma lunghissimi minuti. L'assassino continua a parlare senza esitazioni né pause, con tranquillità. «Sono andato avanti finché Lorenzo dopo un lungo rantolo non s'è: mosso più». i À questo pùnto, col cadavere del bambino riverso sul pavimento, il salotto e i vestiti imbrattati di sangue, l'assassino ricomincia a ragionare: «Dovevo far sparire il cadavere in fretta, perché di lì a poco sarebbero arrivati i miei genitori. Per non farmi vedere ho fatto cadere Lorenzo fuori dalla finestra che dà sul retro, io sono uscito dalla porta, ho fatto il giro della casa e l'ho trascinato fino alla fine del prato». Lorenzo aveva bussato a casa Chiatti poco dopo le 11,30, ormai è passato mezzogiorno, Luigi cerca di fare tutto più in fretta possibile, non può aspettare la notte per agire con calma e con più tempo a disposizione. «Ho cominciato a pulire il pavimento e le parete, anche con il detersivo. Mi sono cambiato i vestiti, ho provato a lavare quelli che indossavo prima, ma poi ho deciso di gettarli». Quando il geometra deve liberarsi di quel fagotto, Casale è già in subbuglio per cercare Lorenzo che non si trova. Lui sale in macchina con le due buste da gettare nella spazzatura ma incontra l'a- mico Felici ano Sebastiani; da questo momento la confessione di Chiatti coincice con quella di Sebastiani. «Lui mi chiede dove sto andando - racconta Luigi - e io rispondo che anch'io vado a cercare Lorenzo. Feliciano si offre di venire con me, ma io dico che devo prima andare a gettare i sacchi della spazzatura. "Ti accompagno e poi torniamo", fa lui. E così siamo andati fino all'abba- zia di Sassovivo, dove abbiamo gettato i sacchetti». Un imprevisto, l'incontro con Feliciano, che metterà gli investigatori sulle tracce di Luigi già poche ore dopo la scoperta del cadavere di Lorenzo; nel cassonetto dell'immondizia, infatti, troveranno gli abiti insanguinati. Poi, in casa, altri mille indizi che l'assassino non ha fatto in tempo a cancellare: le macchie di sangue un po' dovunque, tracce di detersivo ancora fresche alle pareti e sul pavimento. E poi quella foto di Simone Allegretti che Luigi Chiatti teneva con sé, rubata nei giorni di Pasqua al cimitero di Maceratola dalla lapide della prima vittima del «mostro». Il geometra assassino continua a dire che con l'uccisione di Simone non c'entra, ma non può negare il furto della fotografia. E al magistrato lo spiega così: «Sono rimasto molto colpito da quell'omicidio, colpito dal modo in cui è stato fatto, dalla bravura di chi l'ha commesso senza farsi scoprire. Io volevo dimostrare di essere bravo e coraggioso come lui, che anch'io avrei potuto farlo. Allora sono andato al cimitero a prendere quella fotografia». Una spiegazione contorta che lascia perplessi gli investigatori; la confessione del geometra, in questo passaggio che è proprio alla fine del verbale d'interrogatorio, avvicina Luigi Chiatti all'omicidio di Simone, ma per loro può esserci un'altra verità: quella di un assassino che - dopo aver fatto la sua vittima e aver iniziato una sorta di dialogo con gli mquirenti, lasciando due messaggi per far trovare il cadavere e per prenderli in giro - va a prendersi un "feticcio" da conservare, anche per lanciare un'altra sfida a chi non è bravo come lui e non riesce ad individuarlo. Il magistato che ha raccolto la confessione di Luigi Chiatti, Michele Renzo, è convinto che la confessione del giovane sia sincera: «Non c'è pericolo, per quanto riguarda l'omicidio di Lorenzo Paolucci, di un nuovo caso Spilotros». Ha ordinato di continuare a cercare i riscontri all'auto-accusa, ma nel frattempo si concentra sul caso-Allegretti. E ci sarebbe già un nuovo elemento: un pezzo del girarrosto con cui è stato ucciso il piccolo Simone, sarebbe stato trovato nel sacco di indumenti sporchi che Luigi aveva gettato nella spazzatura. «Sono necessari approfondimenti di tipo medico-legale e psichiatrico», annuncia l'avvocato Bacino. Di motivazioni a sfondo sessuale per ora non si parla, oggi l'autopsia potrebbe aiutare a far chiarezza anche su questo punto. Giovanni Bianconi «Io sono diverso dai miei coetanei Non ho fidanzate, non vado a ballare Sono figlio di sconosciuti Quando andavo alle elementari picchiavo la nonna» Una nuova traccia per il delitto Allegretti Il sostituto procuratore Michele Renzo, che coordina le indagini, ha ammesso: «E' vero, non abbiamo saputo fermarlo in tempo» Sopra Lorenzo Paolucci, il ragazzo ucciso e la casa di campagna del geometra, dove è avvenuto il delitto. Luigi Chiatti, qui accanto, ha confessato: giocavamo a carte, vinceva e mi sfotteva, mi sono arrabbiato

Luoghi citati: Casale, Foligno, Narni, Perugia