Strappo neIl'OIp Arafat mette una pezza

Ma i leader dei Territori insistono nel chiedere più potere decisionale nel processo di pace Ma i leader dei Territori insistono nel chiedere più potere decisionale nel processo di pace Strappo neIKOIp, Arafat mette una pezza / tre delegati palestinesi ritirano le dimissioni TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Continua il «braccio di ferro» tra i vertici dell'Olp e tre autorevoli esponenti palestinesi dei Territori, dopo che nei giorni scorsi sono emersi gravi dissensi sulla conduzione dei negoziati di pace con Israele e sulla gestione «centralistica» impressa all'organizzazione palestinese dal suo leader storico, Yasser Arafat. Al termine di una giornata caratterizzata da un dibattito serrato, a porte chiuse, nella sede dell'Olp a Tunisi e dalla diffusione di notizie tendenziose e spesso contraddittorie attraverso le agenzie di stampa, è emerso che sono rientrate le dimissioni dei tre delegati dei Territori: Faisal Husseini, Hanan Ashrawi e Saen Erekat. Ma il confronto, a quanto pare, non si è ancora chiuso. Che le dimissioni ci siano state lo aveva confermato ieri lo stesso capo della delegazione palestinese Haider Abdel Shafi, in una dichiarazione all'aeroporto di Amman poco prima di partire per Tunisi. Secondo Shafi, le dimissioni erano state rassegnate domenica notte, durante una seduta del Comitato centrale di Al-Fatah. Nelle ore successive, fonti palestinesi hanno lanciato in aria anche un «ballon d'essai», non nuovo ma stimolante. «Al posto dei tre dimissionari hanno rivelato le fonti a un giornalista della radio militare israeliana - saranno nominati tre funzionari dell'Olp vicini ad Arafat». L'emittente ha fatto due nomi: Mahmud Abbas (Abu Mazen) e Nabil Shaat, entrambi ritenuti «pragmatici». Fonti palestinesi nei Territori hanno anche aggiunto un terzo nome: Yasser Amro, membro del Comitato esecutivo dell'Olp. Contattato ad Amman, Amro è però caduto dalle nuvole: da Tunisi, nessuno lo aveva informato. L'idea è stata comunque respinta sul nascere dal premier israeliano Yitzhak Rabin: «La composizione della delegazione palestinese - ha detto - non ci riguarda affatto, fintanto che non esula dagli accordi presi nella conferenza di Madrid». Israele considera cioè come interlocutori accettabili solo i palestinesi dei Territori, mentre Abbas e Shaat vivono altrove. Shaat, tuttavia, non si è perso d'animo e ha dichiarato che Israele «è ormai sul punto di riconoscere l'Olp e di avviare contatti diretti». Infine sono venute le smentite e i ridimensionamenti. In un'intervista da Tunisi alla televisione israeliana, Bassam Abu Sharif ha negato che i tre delegati si siano dimessi. «Ci sono solo stati sbalzi di umore», ha detto. A Gerusalemme Est, un consigliere della delegazione ha affermato invece che le dimissioni sono rientrate «dopo un lungo e approfondito scambio di vedute sulla gestione dei negoziati di pace». Come già Shafi alcune settimane fa, anche Husseini e compagni chiedono un più ampio margine di manovra e un maggiore potere decisionale. Lamentano le direttive, talvolta contraddittorie, che vengono da Tunisi: a volte si chiede loro di rallentare i negoziati, a volte di accelerare. L'ultima «accelerata» di Arafat li ha lasciati costernati. L'anziano leader ha approvato, contro il loro parere, un documento americano sull'autogoverno palestinese nei Territori, che lasciava volutamente nel vago un punto centrale: l'inclusione o no di Gerusalemme Est nel progetto. I delegati hanno puntato i piedi e hanno stabilito che lo status di Gerusalemme Est potrà essere discusso nella fase finale dei negoziati, ma la parte araba della città dovrà essere sottoposta al regime di autogoverno palestinese. In Israele, le notizie contraddittorie sul dibattito in seno alla delegazione palestinese hanno rafforzato il dubbio che la crisi sia stata orchestrata e che il suo scopo principale sia quello di costringere Rabin e gli Stati Uniti ad avviare un dialogo con l'Olp. «Noi ci auguriamo - ha concluso il ministro degli Esteri Shimon Peres - che vincano i moderati, coloro i quali parteggiano per la pace». Aldo Baquls