Baudelaire tradotto dai geni del colore
Baudelaire tradotto dai geni del colore «Libro d'arte» a Maratea: 55 prodigi grafici Baudelaire tradotto dai geni del colore PMARATEA UR con la sua dimestichezza con l'enigma metafisico della casualità, mai Giorgio de Chirico avrebbe immaginato che la copia del suo Hebdomeros, pubblicato a Parigi nel 1929 dalle Editions du Carrefour, donata a Tristan Tzara con un disegno originale di paesaggio molto «romantico», sarebbe stato uno dei volumi più dotati di «aura» e di fascino esposti da Giuseppe Appella fino al 7 settembre nel chiostro cinquecentesco del convento già dei Minori Osservanti. La mostra «Il libro d'arte», organizzata dall'Azienda autonoma di soggiorno e turismo, con i suoi 55 capolavori grafici, dai Fleurs du mal di Baudelaire, editi da Vollard nel 1916 con le xilografie di Emile Bernard alle Quattro poesie quattro incisioni di Toti Scialqja, Belluno 1992, è una magica cavalcata lungo tutte le forme visive del secolo, ma è anche nello stesso tempo una verifica, ricca di sorprese e di echi, di un intimo connubio fra immagine letteraria, soprattutto poetica, e immagine visiva; un connubio quale mai si era visto dopo l'immaginario greco, o di cultura greca, che traduceva nella pittura vascolare miti, poemi, tragedie e commedie. Appare misteriosamente giusto che questa verifica avvenga in un territorio come quello di Maratea, sede originaria di una colonia greca; tanto più che un preciso filone neoclassico emerge nella cultura visiva e anche in senso più ampio nei recuperi culturali della prima metà del secolo: dallo stesso Hebdomeros di De Chirico, con la sua immagine di copertina, alle acqueforti di Maillol per Ronsard edite da Vollard nel 1938; il grande mercante-editore, patriarca del XX secolo con le sue radici dall'impressionismo al cubismo e vero inventore del libro d'arte, è ovvio protagonista della prima parte della mostra, con la sua stessa monografìa di Renoir del 1919 decorata dalla bellissima acquaforte della Femme mie e soprattutto da riproduzioni in bianco e nero di dipinti e disegni che assumono il valore di autonomi capolavori grafici. Altro monumento grafico di Vollard è Dingo di Octave Mirbeau con le acqueforti di Bonnard. «Poèmes» di H nri Matisse La fortuna di sfogliare queste pagine preziose prima che siano chiuse in bacheca riserva magiche sorprese: da Tableau de la boxe di Tristan Bernard del 1922 con acqueforti di Dunoyer De Segonzac, appartenente alla serie della Nouvelle Revue Francaise dedicata all'incontro fra i «suoi» scrittori e maestri contemporanei, scivola fuori un ritaglio di terza pagina del Corriere della Sera del 1971 con un articolo di Sciascia. Era il momento della sconfitta di Cassius Clay trasmessa in notturna dalla tv: Sciascia, con uno dei suoi caratteristici e affascinanti voli pindarici, contestava l'idea della «partecipazione» diretta notturna al combattimento, brutalmente fisica e senza decantazione intellettuale, e vi contrapponeva la sua gioia di bibliofilo per la scoperta su uno scaffale di libreria antiquaria e conseguente acquisto del libro di Bernard con le illustrazioni di Dunoyer, artista che era un suo raffinato amore. L'Italia ha anch'essa bellissime presenze in questi scambi contemporanei fra letteratura e arte: non tanto nel caso di un tentativo assai datato di opera globale come Sibilla, tragedia scritta e illustrata da Giulio Aristide Sartorio per L'Eroica del 1922, comunque esemplare di un clima dannunziano, quanto nel primo vero capolavoro grafico degno dei modelli francesi, il Viaggio d'Europa di Bontempelh edito da Mandersteig nel 1942 con le litografie di Arturo Martini. Vi scopriamo con emozione la prima idea-immagine di quello che diverrà l'ultimo capolavoro marmoreo del maestro, il Palinuro-Partigiano Masaccio. Dopo la metà del secolo, il panorama si fa assai vasto, comprende vecchi maestri come Villon che illustra Swinburne e Laurens che illustra Omero, incontri intriganti come Explorations scritto da Picabia e illustrato da un maestro astratto-surrealista come Henri Goetz, meraviglie astratte come Vers le blanc infìni di Arp del 1960 e i Dieci poeti americani illustrati nel 1963 da Angelo Savelli. L'Italia gareggia ora a pieno titolo, con i suoi maestri e direttamente con la sua editoria d'arte. Marco Rosei Poèmes» di Henri Matisse
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