I fatti invecchiano e io remo contro

/ fatti invecchiano e io remo contro / fatti invecchiano e io remo contro to dell'informazione, citando le motivazioni dell'insano gesto. Più avanti sottolinea, sempre in forma rafforzativa, la dimostrazione di solidarietà formulata alla vedova da oltre duecento carcerati di San Vittore. Quello, però, che con stupore rilevo in quanto da lei scritto è un insolito allineamento, un inconsueto adeguarsi alle ragioni correnti, quasi «auliche», da ogni parte espresse, lei che di norma è rematore contro. Cerco di spiegarmi venendo subito al nocciolo. L'ingegner Cagliari si è eliminato così come «semplicemente» decidono di farlo tanti altri suicidi. Certo, trattandosi di personaggio e non di anonimo, il gesto accompagnato da lettere come documentazione delle proprie valutazioni, fa naturalmente grande effetto. Ma l'ingegner Cagliari, e lo ripeto non per cinismo, ma per realismo, era un inquisito ristretto in galera né più né meno come tanti altri e che a un certo punto della propria vicenda non ha più potuto reggere, maturando in tal modo la decisione di farla finita. Scagliarsi contro i giudici è del tutto secondario, come esagerato «eroicizzare» l'atto compiuto. Circa la lettera dei detenuti, è proprio convinto, cortese signor Del Buono, che trattasi esclusivamente di dimostrazione di sentita umanità? Dì tutti coloro che hanno firmato ritengo che ben pochi conoscessero l'ingegner Cagliari, ma tutti hanno giustamente ritenuto di aggregarsi in quella forma di protesta collettiva. In altri termini, essi partecipano al dolore dei familiari, ma, soprattutto, sperano - così come i politici indagati o in odore o in paura di avviso di garanzia - di riuscire a trarre il massimo vantaggio dalla situazione loro presentatasi. Essi non speculano sul dolore, ma sulle conseguenze che l'accaduto comunque provoca, e lo dimostra la celerità con cui l'apposita commissione ha varato nuove regole in materia. Concludo. Per le terribili vicende di questi giorni, aggiungendo la seconda del dottor Gardini, provo sentimenti di pena profonda, di pietà umana. Ma con uguale intensità sono afflitto da rabbia per questa giustizia che ancora consente ai politici ladroni - i veri responsabili di ogni male - libertà di godersi bellamente quanto sottratto ai cittadini italiani: la tragedia nella tragedia! Mario Giordanengo, Torino Se uno ha la coscienza a posto Egregio OdB, leggo sempre le sue lettere, ma mi ha sorpreso la sua risposta alla signora Dorazi il 24/7. Lei, infatti, attribuisce il suicidio di Cagliari alle ingiustizie della giustizia, che è stato per rispetto di se stesso, e pertanto bisognerebbe averne pietà. Da un po' di giorni poi televisioni e giornali annunciano l'accaduto con titoloni e fare grave per l'Italia, si accusano i giudici di facilità e contro di essi è scerò in campo persino il ministro Conso; il presidente Scalfaro ci invita intanto prima a pagare le tasse, poi a meditare sui suicidi perché secondo lui gli italiani sono sconvolti. Balle, tutte balle, mi scusi l'espressione volgare! Dai commenti che la gente fa ovunque traspare solo indifferenza, anzi molti auspicano un suicidio in massa di tutti coloro soldi dai soliti polli già spennati. La ringrazio per l'attenzione e le accludo un ritaglio di giornale che riguarda persone indifese per cui io nutro pietà. Anna T., Baveno Il ritaglio recita: «La toccante vicenda di due pensionati. Genova chiede pietà per due ladri. Due settantenni, marito e moglie, sono stati denunciati alcuni giorni fa per aver rubato in un supermercato di Genova: avevano fame e avevano usato le loro due pensioni, in tutto un milione al mese, per pagare la retta di una clinica privata a un congiunto novantenne bisognoso di cure. "Stiamo morendo di vergogna", hanno detto in lacrime ai carabinieri dopo essere stati arrestati. In città molti sperano che la deuncia venga ritirata». Dalla quantità di lettere di riprovazione ricevute, direi di aver remato contro anche questa volta. Ma ringrazio molto per la collaborazione, [o.d.b.) che hanno portato l'Italia alla rovina, alla bancarotta, di tutti quelli che hanno provocato buchi e voragini che tutti gli italiani onesti devono tamponare con soldi sudati, rinunciando spesso anche a spese neces- sarie, mentre i signori che oggi sono in galera per le tangenti e i politici passati presenti e futuri che hanno rubato erano o sono in qualche isola del Pacifico a spassarsela o a St. Moritz, ai loro festini con mogli e amici al seguito. Ha scritto giustamente in prima pagina giovedì 22 luglio il suo collega della Stampa Igor Man che Cagliari si è suicidato per un atto di orgoglio e per ribellione verso la società e la giustizia, visto il posto in cui era costretto a vivere lui che per decenni era stato un potente, uno che conta, che dava ordini da un ufficio con segretarie. E tutto questo spiega il suicidio di Gardini. No, la galera proprio non la sopportavano! Perché, egr. OdB, se uno ha la coscienza a posto non si ammazza, non ha motivo di farlo e niente da temere dalla giustizia. Il prof. Miglio usa parole dure e crudeli per le sue analisi, ma dice cose vere. Mi meraviglio Come si allontanano rapidamente i fatti su cui divampano dibattiti che appaiono fondamentali: poi sopravvengono subito altri motivi di preoccupazione, di ansia, di protesta, e, allora, certi fatti rischiano di risultarci già vecchi dopo pochi giorni. Ma le due lettere più meditate sul caso Cagliari, a proposito di un'opinione sul quale tanti lettori mi hanno espresso la loro disapprovazione, mi sono arrivate ora. Anche queste due lettere non mi danno ragione, ma spero che aiutino a rendere meno futile la discussione che abbiamo avuto. lo.d.b.] La tragedia nella tragedia Egregio signor Del Buono, nel rispondere alla lettrice Dorazi (24 luglio) che critica, con ragione aggiungo io, l'esaltazione del dolore da parte dei media per il suicidio dell'ingegner Cagliari, lei, cortese signor Del Buono, giustifica i media con il dirit- LETTERE AL GIORNALE IL LUNEDI' DI O.d.l di lei che ha sempre difeso la gente comune, ma questa volta non l'ho capita, la sua risposta. No, non credo che gli italiani siano sconvolti, ma si potrebbe avere paura di voler vanificare il lavoro dei giudici milanesi. E l'attuale governo Ciampi, se davvero volesse fare un atto di giustizia, dovrebbe attingere i miliardi dalle varie finanziarie, dai fondi mobili e immobili dei suoi politici inquisiti in libertà e in carcere, mandare a riposo centinaia di senatori che non servono a niente, togliere i privilegi a tutti i parlamentari, dimezzare i loro stipendi e pensioni e non cercando i