L'estero riscopre i nostri Bot

i rendimenti reali dei titoli italiani restano competitivi nonostante tutto i rendimenti reali dei titoli italiani restano competitivi nonostante tutto L'estero riscopre i nostri Bot In 6 mesi comprati più che negli ultimi 3 anni MILANO. Negli ultimi anni hanno segnalato le tempeste in arrivo. Ma quelle analisi non furono gradite. E contro i voti di Moody's e le vendite di Btp da parte degli operatori internazionali si levarono gli scudi dell'ottimismo governativo. Ahimé, avevano ragione gli stranieri sulla lira e sui Bot. Adesso, al contrario, i titoli di Stato piacciono tanto, forse troppo. Ma, forse, anche stavolta hanno ragione loro e non i pessimisti di casa nostra. Ecco le cifre dell'attrazione fatale per Bot e Btp. Nei primi sei mesi del '93, informa la Banca d'Italia, gli acquisti netti di titoli stranieri hanno raggiunto quota 47.681 miliardi. Dall'inizio degli Anni Novanta a fine '92, poco dopo la tempesta valutaria, gli investimenti complessivi avevano sfiorato quota 50 mila miliardi. Il risultato è ancora più sorprendente se si considera che nel calcolo precedente non si tiene conto del boom di luglio e della prima settimana di agosto quando, sull'onda degli acquisti da Londra e da altre piazze internazionali, i futures sui Btp hanno sfondato la soglia delle 109 lire, con guadagni di 6-7 punti sulla primavera. Un risultato che, secondo le previsioni delle autorità monetarie, veniva dato per sicuro per fin settembre. Ancora una volta, però, gli stranieri hanno bruciato le tappe. Se la grande passione per i Bot troverà conferma nella seconda parte dell'anno, potrebbe così addirittura venir sfondata la soglia dei 100 mila miliardi di acquisti in un solo anno, il '93. E pensare che, finora, 100 mila miliardi rappresentavano l'ammontare globale degli acquisti di titoli di Stato degli ultimi dieci anni. Senza voler fare previsioni, comunque, si può già dire che nelle mani dei grandi gestori interaazionali, dai fondi pensione americani alle gestioni patrimoniali inglesi o alle Sicav francesi, già ci sono almeno 140 mila miliardi di titoli pubblici emessi dalla Repubblica italiana in lire, cui vanno aggiunte le obbligazioni in dollari. Ovvero, una cifra pari all'intero fabbisogno italiano di un anno. Perché, all'improvviso, piacciono tanto i titoli italiani? A quest'ultima domanda è facile rispondere con il calo dei tassi un po' in tutto il mondo. I rendimenti reali dei titoli di Stato italiani restano, nonostante la discesa, tra i più alti del mondo, gli unici a garantire tre quattro punti al netto dell'inflazione. Il doppio dei Bund tedeschi, quattro volte tanto i Bond americani. E il rischio di cambio non è poi così elevato. La tendenza dei tassi, armeno a livello europeo, è al ribasso. La Bundesbank, è vero, si ostina a privilegiare la lotta all'inflazione ma la recessione picchia troppo in Germania per rifiutare sostegni all'economia. Eppoi, tra settembre e ottobre, ci sarà la staffetta alla guida della Banca centrale tedesca. Il governatore Schlesinger, detto il «testone», cederà lo scettro ad Hans Tietmeyer, assai meno colto e preparato dell'attuale banchiere centrale, ma molto più concreto e «praticone». Facile che con lui si cambi politica: tassi più bassi, marco meno prepotente verso le altre monete. I rendimenti potrebbero scendere ben al di sotto dell'attuale tasso di sconto tedesco al 6,75%. E chi, allora, avrà titoli italiani che rendono l'8-9% avrà fatto un magnifico affare. Ma che c'entra questo con il risparmiatore italiano? E' un vantaggio la diffusione dei titoli all'estero? Sì, rispondono gli ottimisti. La fiducia nei confronti dei Btp è una garanzia anche per gli italiani. La diffusione dei titoli oltrefrontiera è un ottimo antidoto, ad esempio, contro la tentazione di consolidare il debito pubblico. Esistono anche gli svantaggi, però. Gli stranieri sono i primi a comprare, ma anche i primi a vendere. Lo scorso settembre gli gnomi della City misero Bankitalia in ginocchio anticipando il verdetto sulla svalutazione. Potrebbeor rifarlo, anzi lo rifaranno quando decideranno di aver guadagnato abbastanza sui Bot e sui Btp. Quel giorno venderanno tutto, e tutti assieme. Ma non sarà un dramma se Ciampi e Fazio, nei prossimi mesi, riusciranno a proseguire nella loro manovra: tagliare i rendimenti, allungare Te scadenze del debito e, soprattutto, convincere gli italiani che l'azzeramento del deficit primario (al netto degli interessi) è un obiettivo necessario per il prestigio del Paese. Giolitti, nel 1906, riuscì a convertire il debito in emissioni meno onerose, a tagliare i rendimenti. A dimenticare e a far dimenticare lo scandalo della Banca Romana. Si può ritentare, cent'anni dopo o giù di lì. Le situazioni si assomigliano: anche allora la finanza internazionale deteneva una quota rilevante del debito italiano. Ugo Bertone E LE EMISSIONI SI A$$OT?l$LIANO Data emlsslone tcadanza dlHerenza 11-1-1993 20.000 18.250 + 1.750 26- 1-1993 47.000 44.000 + 3.000 8- 2-1993 22.000 20.750 + 1.250 23-2-1993 46.000 44.116 + 1.884 9- 3-1993 19.500 18.354 + 1.146 25- 3-1993 49.500 47.000 + 2.500 8- 4-1993 21.500 20.000 + 1.500 27- 4-1993 48.000 45.500- + 2.500 10- 5-1993 20.500 19.250 + 1.250 26- 5-1993 40.500 38.750 + 1.750 9- 6-1993 17.500 17.000 + 500 21-6-1993 43.000 43.000 — 5-7-1993 17.000 17.250 • — 250 20-7-1993 43.000 43.256 — 456 10- 8-1993 18.000 19.500 —1.500

Persone citate: Ciampi, Giolitti, Hans Tietmeyer, Schlesinger, Ugo Bertone

Luoghi citati: Germania, Londra, Milano