«Ho trovato il sistema per vincere in Borsa» di Mario Salvatorelli

r 8 NOSTRI SOLDI «Ho trovato il sistema per vincere in Borsa» ASSATE esperienze negative, sia direttamente in Borsa, sia con i fondi comuni d'investimento, mi hanno portato a concludere che l'unico sistema che dia qualche soddisfazione economica in questo campo consiste nel comprare e vendere di continuo, appena si sia raggiunto un minimo di guadagno. Così, da alcuni mesi ho destinato allo scopo circa 50 milioni e ottenuto rendimenti superiori al 60-70% in ragione d'anno. Ritengo di non potermi lamentare, anche tenuto conto delle "performances" attuali della Borsa e dei fondi». Dopo avermi informato delle sue «performances», delle quali mi rallegro vivamente con lui (con qualche doverosa riserva sulle percentuali annue), il signor A.B. (lettera firmata), di ■ Brano (Brescia), continua: «Tuttavia, sono molto perplesso, per le spese che mi vengono addebitate dalla banca e che, come potrà verificare dal prospetto allegato, tra "commissioni Sim", bolli, spese e "commissioni di ns/ competenza", ammontano allo 0,73% del valore di acquisto o vendita dei titoli. La percentuale sembra modesta, ma in realtà equivale a vera e propria usura, perché, operando sui titoli nell'arco massimo di due settimane, una compra-vendita mi viene fatta pagare con un interesse, su base annua, se non sbaglio i conti, del 35% circa. Ho interpellato diversi funzionari della mia banca e di altre, ma sembra che non sia possibile ottenere alcun tipo di sconto. Le chiedo se questi parametri sono normali, o se, invece, è "normale" che il mercato finanziario tratti i piccoli clienti, come me, "a pesci in faccia". Tenga conto che, seppure a 10 milioni per volta, ho già movimentato alcune centinaia di milioni». Le commissioni sulla compravendita dei titoli sono state fissate dalla Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa) nel 7 per mille (0,7%), alle quali vanno aggiunti i bolli (50 lire ogni 100 mila o frazione), le commissioni di estratto conto e liquidazione, e le spese. Così si arriva allo 0,73 per cento, denunciato dal lettore il quale, però, sia pure calcolando la doppia operazione (acquisto e vendita di titoli) non può in alcun modo ricavarne una percentuale di spese su base annua, così come fa per i guadagni. Infatti, se ogni giorno effettuare un'operazione di compra-vendita di titoli (come, in realtà alcuni operatori fanno) toccherebbe spese superiori al 100 per cento. Né, d'altra parte, sono previsti sconti, perché la Borsa non è un campo da sci, dove ci si può abbonare per tante corse a prezzo ridotto sugli impianti di risalita. Mi perdoni il lettore di Brano, ma questo è un discorso che non sta né in cielo né in terra. Ogni singola operazione sui titoli ha le sue commissioni, i suoi bolli, in proporzione al valore rispettivo. Questo si può, anzi, si deve controllare. Ma, poi, punto e basta. I Mi congratulo, invece, lo ripe1 to, con il lettore per aver «sco¬ perto» il sistema sicuro (o quasi, dipende dai titoli e dal momento) per guadagnare in Borsa. Ebbi occasione di suggerire qualcosa del genere, avendo tempo, pazienza e gli orientamenti opportuni, ai lettori che lamentavano le perdite subite in Borsa nei mesi e negli anni successivi al «radioso» e immediatamente dopo «infausto» maggio 1986, quello del massimo storico dell'indice azionario, tuttora imbattuto, ma, contemporaneamente, anche quello dell'inizio del lungo declino che ne seguì. In questo 1993, tra tante vicende negative, anche drammatiche, su tutti i campi, abbiamo almeno la soddisfazione di una Borsa che nelle prime 31 settimane dell'anno ha messo a segno un aumento medio del listino che sfiora il 29% (e tocca il 38 sul livello che segnava un anno fa, il 6 agosto '92). Una maggiore attenzione verso la Borsa e, indirettamente, per i fondi comuni d'investimento (la cui «raccolta», nel luglio scorso, ha registrato una «performance» di tutto rispetto) si va notando tra il pubblico, anche per il fatto del lento declino nel rendimento dei titoli di Stato. A questo proposito, il signor E.F. (lettera firmata), di Bordighera (Imperia), mi scrive: «Dopo molti anni d'investimento in Bot, sia pure modesti, ma sempre rinnovati, mi sembra giunto il momento di pensare a qualcosa di diverso. Ho sentito parlare, recentemente, di obbligazioni Enel, di cui vedo un lungo elenco sui giornali. Che cosa ne dice?». Dico che entro agosto vedrà aggiungersi a quel «lungo elenco» le obbligazioni Enel 1993-2001 al rendimento lordo effettivo dell'I 1,72%, e a cedola semestrale indicizzata (sulla media dei rendimenti dei titoli pubblici e delle obbligazioni a tasso fisso), la prima cedola stabilita nel 5,35%. Al momento del rimborso, previsto in due quote, il 30 gennaio e il 31 luglio 2001, verrà aggiunto uno «spread», un premio pari allo 0,50% dei rendimenti lordi corrisposti. Con questa emissione, la prima come Società per azioni, l'Enel ha chiesto, e a quanto sembra ottenuto (le sottoscrizioni hanno coperto quattro volte l'offera di 1000 miliardi, quindi sono andate a riparto), una prova di fiducia che le quotazioni dovrebbero confermare. E i suoi possibili azionisti sono 27 milioni, tanti quanti gli utenti. L'ente elettrico potrebbe diventare, così, la prima «public company» italiana. Non si esclude, caro signor E.F. di Bordighera, un domani in cui lei potrà scontare, sulla sua bolletta della luce, i dividendi che le spetteranno come azionista (sempre che lo diventi). Mario Salvatorelli elli |

Luoghi citati: Bordighera, Brescia, Imperia