Cortina orfana dei politici senza lacrime

10. L'estate nelle Dolomiti: gli albergatori in crisi, ma hanno già dimenticato i vecchi clienti Cortina orfana dei politici, senza lacrime Latitano Sbardella e Gelli, resiste solo Andreotti CORTINA DAL NOSTRO INVIATO Respira Indro Montanelli, lungo la passeggiata frizzantina della Vecchia Ferrovia, «deserta come nel dopoguerra». Senza più doversi turare 2 naso, come per anni, dinanzi all'inesorabile e gioviale assalto («direttore carissimo...») del boss democristiano in braghetta tirolese e calzino bianco d'ordinanza. E' felice Pietro Barilla di non doversi più mischiare al Tivoli con quel cafone quadro di Sgarbi e i gaudenti scagnozzi di De Michelis. Gode Sergio Saviane, liberato del grugno di Sbardella appostato come un bravo col perenne mezzo toscano acceso all'ingresso dell'hotel Posta a guatare il viavai di corso Italia, sede estiva dei passi perduti. Nel suo piccolo s'incazza la signora agghindata col tipico «Diradi», un investimento di due milioni per sembrare una cameriera tirolese, presa da furia sanculotti: «Avrà mica il coraggio di farsi vedere in giro, quel fetente di Andreotti?». Ce l'ha, ce l'ha. 0 meglio, l'aveva ancora l'anno scorso. In piena Tangentopoli, capacissimo di rispondere alle signore in «Diradi» che allora incrociandolo allo struscio in corso Italia ne imploravano il ritorno: «Ma no, ma no, si comanda meglio da fuori...». Ma ora, chissà. E' arrivato sabato sera al rifugio politico delle Orsoline, dentro a una nuvola nera di carabinieri. Scacciati i fotografi e la tv locale, respinti i cronisti. «Il senatore intende restare da solo». Per quello, solissimo. Hanno perfino chiuso per debiti il vicino albergo Cristallo, il preferito di Licio Gelli. Si parlavano dalla finestra. Poi il Venerabile, interpellato a turno dai settimanali come Nostradamus, annunciava: «Andreotti è maturo per la segreteria generale dell'Orni, al Quirinale andrà Craxi». Amen. Era soltanto l'estate del '91. Ma a parlarne, sembra di rievocare immagini del ventennio, quando a Cortina venivano i Savoia e i meglio gerarchi, da Italo Balbo ad Achille Starace, che nel '37 fece illuminare di aquile al neon tutto il corso. Perché la vocazione alla vacanza di regime della perla dolomitica è antica e inossidabile. Come si evince anche dalla prontezza di riflessi dei librai nel cancellare dalle vetrine ogni traccia dell'opera omnia di Andreotti, sostituita qua e là con la biografia militante di Umberto Bossi, già bestseller. Da qui il pianto dei grandi albergatori e della mondanità recente. Ha abdicato la reginetta delle feste, Marta Marzotto, per la gioia dei verdi. Abbandonata al suo destino dallo sponsor, la birra Heineken, non farà più né feste finto campagnole né lo straziante programma su Canale 5. E in attesa del nuovo che dovrebbe avanzare, a Cortina si muore di pizzichi, bridge e musica da camera. Domani s'inaugura il concerto di Ferragosto, nelle intenzioni dovrebbe diventare il pendant del celebre concerto viennese di Capodanno: lo trasmette il terzo canale radio, quello culturale. Sì, ma vuoi mettere con i 76 passaggi 76 sui tele- giornali della ruggente estate '91? Il traffico di inviati a caccia di Externator? L'attesa messianica per Sgarbi o la Parietti? La possibilità che Andreotti o De Michelis facessero cadere un governo all'ora del camparino? Per non dire dei mega vertici. «Qui si decideva la politica italiana - rievoca Giulio Nascimbeni davanti al Savoia - ai tempi dell'invasione degli albanesi qui si riunivano i vertici dello Stato. Il Presidente della Repubblica e quello del Senato, del Consiglio, i ministri degli Esteri e dell'Interno piombavano al centro congressi, in un turbinar di elicotteri». Ora tace, il cielo sopra Cortina. E come se non bastasse, piove. Piove sulla troupe Rai venuta da Venezia a inquadrare Paolo Frajese vestito da cantante di jodler e una folla di anonimi riccastri, giornalisti e ospiti di Maurizio Costanzo. Piove sui rinforzi di polizia, che pattugliano il nulla a caccia di una copia della Gazzetta dello Sport. Piove sui seni nuovi delle vecchie amanti e vedove bianche di Tangentopoli, quelle che una volta al ristorante alla fine dell'ordinazione aggiungevano compite «sono la mo- glie dell'onorevole...» e ora mute aspettano il destino ai tavolini del Lovath. Piove sul Rione Sanità, come veniva chiamato in ultimo il quadrilatero di ristoranti e locali notturni frequentati dall'ex ministro De Lorenzo e famigli. Piove sull'hotel Posta e sul proprietario Renato Maniago che dice «a fine mese faremo i conti, certo la mazzata c'è stata» epperò non ricorda più i nomi dei politici suoi clienti. Ma come si fa, dico io, a dimenticare Cirino Pomicino quando alla mattina riuniva la corte e partiva ad occupare manti militari il rifu- gio del Caminetto? «Eh, ne venivan tanti...». Piove sui discorsi da paese reale e sui crudeli giochi di società della borghesia leghista, come il «toto suicidio», qui dove svernava riverito Gabriele Cagliari, «presidente, comandi?». Ma alla fine, chi paga il conto? «Cortina l'hanno rovinata loro - dice Rolly Marchi, uno dei pionieri -. In fondo quelli erano soltanto scrocconi, si facevano ospitare da amici e fuori pagavano prezzo politico. In compenso il viavai di onorevoli ha fatto esplodere le tariffe alberghiere e il mercato immobiliare. Cortina è diventata una città di vecchi: sotto i quarant'anni gli ampezzani non miliardari emigrano nelle valli vicine». Ma l'effetto del repulisti si vede già, in due anni il prezzo delle case è sceso da venti a dodici milioni al metro quadro. I grandi alberghi invece resistono: quattrocentomila per la doppia, a costo di vedersi mangiare la clientela dai tre e due stelle, esauriti da luglio. La nuova scommessa è catturare gli stranieri, che a Cortina non son mai venuti. Sull'onda dell'ultimo film di Stallone - ambientato in Colorado ma girato sulle Dolomiti - le prenotazioni dagli Usa sono decollate del 50 per cento. «Sempre pochi ammette Gianni Milani, presidente degli albergatori -. Bisognerebbe cambiare le strutture». Tradotto, significa che se a un giapponese o a uno yankee gli fai pagare mezzo milione per una camera, senza piscina né sauna e perfino senza frigo bar, non lo rivedi mai più. Ma il giovane direttore del Savoia, Maurizio Pretto, è ottimista. Ha trovato in soffitta vecchi libri contabili, con i grafici in crescendo dal '24 al '38, accompagnati dalle foto del Duca d'Aosta, di Edda Ciano e del cavaliere Krupp, poi il crollo e la ripresa a metà Anni Cinquanta. «Cortina sopravvive a tutto», conclude. Ma i nuovi barbari, quando arrivano? Curzio Maltese Anche la Marzotto non fa più feste E ai ristoranti siedono sconsolate le «vedove bianche» di Tangentopoli Giulio si è rinchiuso nel convento-rifugio offerto dalle Orsoline L'ex presidente del Consiglio Andreotti è tornato anche quest'anno a Cortina Nella foto grande una veduta della località montana Qui accanto Licio Gelli, il Venerabile era ospite abituale dell'albergo Cristallo (ora chiuso) A destra Vittorio Sbardella