Nella notte ammette: ha ucciso Lorenzo di Giovanni Bianconi

Foligno, Luigi Chiatti crolla dopo un lungo interrogatorio. E' accusato anche per Simone Foligno, Luigi Chiatti crolla dopo un lungo interrogatorio. E' accusato anche per Simone Nella notte ammette; ha ucciso Lorenzo Macchie di sangue nella sua casa Nascondeva una foto di Allegretti FOLIGNO DAL NOSTRO INVIATO «Ha confessato»: l'avvocato Ariodante Picuti, il legale della famiglia di Lorenzo, esce dal commissariato a notte fonda e dà l'annuncio. Luigi Chiatti sarebbe caduto in contraddizione più volte, e alla fine dell'interrogatorio lo stesso pm ha ammesso che «i riscontri oggettivi che gravavano su di lui hanno trovato conferma». Intanto per il delitto di sabato, ma la polizia sospetta di lui anche per l'omicidio di Simone Allegretti. Gli investigatori hanno trovato macchie ovunque, nella sua casa dove probabilmente è stato ucciso Lorenzo Paolucci. Macchie che potrebbero essere di sangue, come quelle sul davanzale della finestra e nel prato, vicino al muro e sotto quella stessa finestra. Macchie che accusano Chiatti. E c'è un altro particolare che avvicina il geometra di 24 anni anche al primo crimine, quello di Simone: nel cassonetto della spazzatura dove Luigi Chiatti ha gettato gli abiti sporchi di sangue c'era anche una foto di Simone Allegretti rubata qualche mese fa sulla tomba del bambino; è l'immagine più famosa di Simone, quella che lo ritrae sull'altalena. I genitori l'avevano messa sulla lapide, ma nei giorni intorno a Pasqua qualcuno andò nel piccolo cimitero di Maceratola, s'arrampicò fino al loculo e la strappò via. Adesso quella foto è ricomparsa, e accusa Chiatti. Come lo spiedo da girarrosto trovato nella villetta: secondo la polizia è l'arma del delitto, ci sono dei buchi sul collo di Lorenzo che coinciderebbero con le punte dello spiedo, e c'erano dei buchi simili anche sulla pelle di Simone. Un'altra analogia tra i due delitti è negli orologi tolti ai due bambini; scomparso quello di Simone, ritrovato a poca distanza dal corpo quello di Lorenzo. Gli agenti della scientifica lavorano senza sosta nella villetta di Casale, mentre al commissariato di Foligno continuano gli interrogatori di Chiatti. Il sostituto procuratore di Perugia Michele Renzo, al mattino, rompe il riserbo per qualche minuto annunciando il fermo del ragazzo e gli «spunti investigativi interessanti» che portano fino ad Allegretti. «Ma i risultati non saranno immediati». Niente più. Il giudice torna agli interrogatori, con la segreta speranza di ascoltare dal giovane che l'attende in una camera di sicurezza una versione diversa e più credibile dei fatti. Sì, perché di fronte alle contestazioni dei capi della Mobile di Perugia e della Criminalpol Lazio-Umbra, Speroni e Cavaliere, nemmeno il geometra nega che Lorenzo sia stato ammazzato in casa sua. Ma continua a ripetere che lui non c'entra: stava in un'altra stanza, l'assassino sarebbe entrato con la vittima a sua insaputa, poi ha lasciato anche i vestiti sporchi. «Mi vogliono incastrare», continua a ripetere Chiatti, assistito da due avvocati di fiducia. Gli investigatori credono invece che Lorenzo sia stato attirato nella villetta proprio dal geometra, e che lì sia stato ucciso. Poi Chiatti, per non farsi vedere, an. ziché portar fuori il cadavere dalla porta lo ha fatto scivolare dalla finestra che dà sul retro; infine l'avrebbe trascinato fino al luogo dove è stato ritrovato, qualche decina di metri più in basso, verso il bosco, lontano dagli sguardi che potevano affacciarsi dalle finestre intorno. Quindi sarebbe rientrato in casa, tentando di cancellare le tracce del delitto. Il pavimento del salotto è stato trovato lavato da poco, e comunque il tempo a disposizione non è stato sufficiente a far sparire quelle macchie che la scientifica ha repertato a volontà. Ci vorranno giorni per stabilire se si tratta di sangue e fare i confronti con quello di Lorenzo, ma come indizio di partenza non è poco. E ancora i vestiti abbandonati nel cassonetto dell'immondizia, vicino all'abbazia di Sassovivo. Su questo punto c'è la testimonianza diretta di un altro ragazzo, che ha accompagnato Chiatti a buttare i due sacchi della spazzatura. Feliciano, così si chiama il testimone, è una pedina fondamentale nella ricostruzione degli investigatori, e trascorre la giornata seduto su una panchina di Casale, silenzioso, lo sguardo fisso nel vuoto coperto da un paio di occhiali neri. Il magistrato gli ha ordinato di non parlare con nessuno, e lui obbedisce. Gli altri «casalini» parlano poco e sottovoce, quasi timorosi di spezzare quella quiete rispettosa che dall'altro ieri è calata su questa minuscola frazione. Basta fare qualche centinaio di metri di strada bianca e si arriva al luogo dell'altro delitto, la discarica nel bosco dove fu abbandonato il cadavere di Simone Allegretti. Ci sono ancora i resti delle strisce di plastica bianche e rosse che delimitavano la zona, i fiori deposti in memoria si sono seccati. Ieri è ricominciato il pellegrinaggio di abi¬ tanti e curiosi, sia qui che intorno alla villetta di Casale, venuti da ogni parte dell'Umbria per vedere di persona i luoghi dell'orrore. Ma sempre in silenzio, senza grida né rumori, per non inquinare il lutto e il dolore. Resta il problema del movente di questo omicidio e - se la mano assassina è la stessa, quella che gli investigatori ritengono di aver individuato - quello di dieci mesi fa. Dai primi accertamenti sembra che sul corpo di Lorenzo non siano stati rilevati segni di violenza sessuale, tentata o consumata. Luigi Chiatti viene descritto come un ragazzo solitario, taciturno, magari un po' scontroso; ma non certo uno che molestava i ragazzi¬ ni, o che mostrava strane tendenze. Perché allora, sempre che sia stato lui? Gli inquirenti dicono che in questo genere di delitti è inutile cercare spiegazioni razionali, sono frutto di raptus e di comportamenti improvvisi, senza ragioni apparenti. Adesso salta fuori che Luigi Chiatti era uno degli individui inseriti nella lista delle persone da controllare fin dall'ottobre scorso, all'indomani dell'omicidio Allegretti. Ma sta di fatto che fino all'assassinio di Lorenzo la squadra anti-«mostro» messa in piedi a Foligno non s'era concentrata sul giovane geometra. A Casale e a Foligno sono pochissime le persone che dubitano della colpevolezza di Chiatti, anche se la storia del falso mostro Spilotros è ancora un fresco ricordo. Ma c'è anche chi ormai s'è rassegnato alla tranquillità perduta di questi luoghi verdi e pieni di umanità, non ricchi ma dignitosi e fieri. E' don Luigi Moscatelli, l'anziano sacerdote di Foligno che ogni domenica si arrampica fino a Casale per celebrare la messa. Don Luigi parla e ricorda, nel tono della voce e in quello che dice, le parole del giudice Caponnetto dopo l'omicidio di Borsellino: «E' finito tutto. Qui la vita non sarà più la stessa. Prima c'era la chiave attaccata fuori ad ogni porta, adesso anch'io sprango la chiesa». Giovanni Bianconi Dallo scorso ottobre il geometra era nella lista delle persone da controllare Lo spiedo potrebbe essere Parma per entrambi i delitti 4£« Controlli sull'auto di Luigi Chiatti, fermato per l'omicidio di Lorenzo Paolucci