«Non mi dimetto resto in galera»

Tangenti per il parcheggio multipiano: il capogruppo pds continua a proclamarsi innocente Tangenti per il parcheggio multipiano: il capogruppo pds continua a proclamarsi innocente «Non mi dimetto, resto in galera» Ivrea, Cecone non intende abbandonare il Consiglio Non scende a compromessi Aldo Cecone, il capogruppo del pds, arrestato mercoledì con l'accusa di corruzione per l'appalto del parcheggio multipiano di corso Garibaldi, affidato alla Coopsette. La possibilità di rassegnare le dimissioni dalla carica di consigliere comunale, punto a favore per ottenere più facilmente la libertà, non è stata presa in considerazione. «Sono innocente - ha ripetuto ieri ai suoi legali -. Non ho mai preso tangenti e voglio dimostrarlo, senza tradire la fiducia di chi mi ha votato». Il gip De Marchi vagherà domani la sua posizione, insieme a quella dell'ex sindaco Roberto Fogu e dell'ex assessore Sabino Sfrecola, i due socialisti finiti in manette per lo stesso appalto, ma che hanno già manifestato l'intenzione di lasciare il Consiglio. Una scelta che ha suscitato molte perplessità all'ombra delle rosse torri: le dimissioni, infatti, potrebbero apparire come una «scappatoia» per uscire dal carcere in tempi brevi. Già Graziano Cimadom, ex vicesindaco nella giunta Fogu e pure lui in manette nel blitz di mercoledì scorso, è tornato in libertà in quanto, da quattro mesi, non siede più sui banchi del pds nell'assemblea municipale: secondo i giudici, non può più recare alcun danno all'amministrazione civica. Cimadom però esclude che questo sia l'unico motivo che gli ha aperto le porte del carcere. «Il procuratore Tinti mi ha interrogato a lungo - dice l'ex vicesindaco - ma non sono emersi elementi contro di me e contro i miei ex colleghi di giunta. Anzi, è stato appurato che l'operazione del parcheggio era stata vantaggiosa per il Comune». Resta ancora da valutare, inoltre, la posizione di Dario Omenetto, per anni referente canavesano della Coopsette, anche lui in carcere. I magistrati dovranno stabilire se l'impresa di costruzioni emiliana avesse versato tangenti ai politici e ai funzionari del Comune, sia per 1'«Autosilo della Castiglia», sia per altri appalti cittadini. Intanto, è polemica tra la giunta e l'avvocato Ferdinando Ferrerò, il legale che assiste il capo dell'ufficio tecnico, Angelo De Scalzi, arrestato a maggio per concussione. La decisione di costituirsi parte civile contro De Scalzi, secondo Ferrerò, è intempestiva e prematura. «Mi auguro - dice il legale - che lo stesso metro venga usato anche nei confronti di chi ha finora amministrato la città». Infine sono tornati in libertà anche Dante Beratto, ex archivista dell'ufficio tecnico, e l'imprenditore Romano Francesio: il primo avrebbe ammesso di aver ricevuto tangenti per conto di De Scalzi, mentre il secondo aveva versato mazzette per alcuni lavori in città. Mauro Revello

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