Provincia: urge vendere i «gioielli» di famiglia

Provincia: urge vendere i «gioielli» di famiglia Al miglior offerente le partecipazioni azionarie Provincia: urge vendere i «gioielli» di famiglia Siamo ad una svolta nella gestione degh enti pubblici. Un po' per necessità un po' per vergogna del passato. Così, quel mare magno di partecipazioni societarie, che vogliono dire spartizione di sottogoverno con gettoni utili a troppi amministratori inutili, dev'essere riveduto e corretto. Ci prova la Provincia. Le parole d'ordine sono: razionalizzare, vendere, snellire. Gli obiettivi: stringere il cordone delle vecchie distribuzioni di incarichi incubati nelle segreterie di partiti che non contano più nulla o poco più di un'unghia; ricavare risorse perché i soldi mancano mentre aumentano le preoccupazioni; coordinare interventi che rimettano in qualche modo in pista economia e società minacciate da crisi e declino. Così spiega il presidente della Provincia Luigi Ricca sfogliando il dossier che i suoi collaboratori hanno elaborato indicando dove e come si possono cedere partecipazioni societarie di cui l'ente è proprietario. La Provincia è in grado di immettere nelle sue esangui casse più di 14 miliardi (ma la cifra potrebbe lievitare perché i conti sono stati fatti sulla base dei valori nominali delle azioni possedute). Come? Agendo in prevalenza sul portafoglio azionario del settore trasporti. Le ipotesi di vendita sono queste: cessione del 10 per cento delle azioni Ativa (quota posseduta 42,37%, ricavo 3.337.750.000); 10 per cento della Satap (Autostrada Torino-Piacenza, quota posseduta 12,53%, ricavo 1.200.000.000); 10 per cento della Sav (Autostrada Valle d'Aosta, quota posseduta 10%, ricavo 1.200.000.000); 5 per cento della Sitaf (Società traforo del Frejus, quota posseduta 6,56%, ricavo 4.801.000.000); 10 per cento della Albenga-Ceva (quota posseduta 10%, ricavo 20.000.000); 9 per cento della Sagat (Società di gestione deh'Aeroporto di Caselle, quota posseduta 10,15%, ricavo 3.500.000.000). In totale la Provincia è pronta a vendere le azioni sia alle società alle quali partecipa, sia ai privati. Se l'operazione andrà in porto potrà incassare 14.058.750 milioni. Una cifra non indifferente che messa a bilancio verrebbe distribuita su altri capitoli di spesa. Dice Ricca: «Terremo in cassa soltanto le partecipazioni nella società del Traforo del Gran S. Bernardo che ci danno un utile di oltre 200 milioni l'anno e della Sitraci, la società che dovrà progettare e gestire il traforo tra la Francia Meridionale e il Piemonte, dalle quale ci attendiamo, a lungo termine, buoni risultati». Dove saranno investiti i miliardi delle cessioni? Ancora Ricca: «L'impegno è di non disperdere risorse. Punteremo, quindi, sulle vocazioni della Provincia per creare le condizioni di una nuova stagione di sviluppo del territorio. Lo scenario privilegiato è quello tecnologico e scientifico». Ecco i fronti d'intervento: iniziative a sostegno di attività tradizionali (Centroagroalimentare, Expo 2000); interventi nel settore della formazione (Csea, Consorzio formazione professionale del Canavese); interventi a sostegno della ricerca (Centro di calcolo, agenzia per l'innovazione, Tecnorete, Parco scientifico di CoUeretto Giacosa, Associazione Sviluppo per l'Innovazione). Il progetto di scorporo azionario sarà presto sottoposto all'esame del Consiglio e coordinato con il Comune di Torino (si è parlato anche di questo nella riunione delle delegazioni, di venerdì scorso). Pier Paolo Benedetto Si incasseranno 14 miliardi Nell'Autofrejus la Provincia, guidata dal presidente Luigi Ricca (nella foto), ha una quota azionaria del cinque per cento

Persone citate: Giacosa, Luigi Ricca, Pier Paolo Benedetto

Luoghi citati: Comune Di Torino, Francia, Piacenza, Piemonte, Torino, Valle D'aosta