Bigon come premio la disoccupazione di Claudio Giacchino

Il singolare destino di un allenatore che ha vinto lo scudetto, non è mai retrocesso e si ritrova puntualmente a spasso Il singolare destino di un allenatore che ha vinto lo scudetto, non è mai retrocesso e si ritrova puntualmente a spasso Bigon, come premio la disoccupazione «Qualcosa non quadra, chissà perché anche Udine mi ha cacciato» Albertino Bigon, ovvero la disoccupazione come premio. L'allenatore che conquistò uno scudetto con il Napoli e mai è retrocesso si ritrova per la seconda estate consecutiva a trascorrere indesiderate vacanze ad Asiago. Oddio, ci sono situazioni meno allegre, il nostro personaggio rimasto senza squadra resta pur sempre un disoccupato di lusso: il contratto con l'Udinese scade a giugno e, quindi, sino ad allora, continuerà a correre lo stipendio milionario. Però, l'emarginazione di questo condottiero della panchina stupisce. E il primo a professare meraviglia è proprio il diretto interessato: «E' evidente che qualcosa non quadra: che cosa, però, ignoro. Ho vinto il campionato e una Supercoppa a Napoli, sono l'unico allenatore che ha tenuto per due campionati consecutivi il Cesena in serie A: sono anche l'unico dei dodici "mister" assunti da Pozzo (padrone dell'Udinese, ndr) che gli abbia evitato la retrocessione. Eppure, eccomi qui, in un faticosissimo e per nulla amato riposo. Sì, lo stipendio è salvo, però quando ci si riduce alle monetarie consolazio¬ ni significa che è grigia». Bigon ha cura di introdurre l'intervista con l'ammonimento: «Non parlo dell'Udinese»: poi, siccome la lingua batte dove il dente duole, eccolo subito enumerare i meriti della propria stagione in Friuli: «Ho valorizzato Balbo e Dell'Anno, ho acconsentito alla vendita miliardaria di Manicone a novembre, ho fatto 30 punti e vinto lo spareggio-salvezza con il Brescia». Segue lo sconsolato: «Nulla è bastato». A Udine dicono che lei paga un atto, chiamiamolo così, di disobbedienza: a febbraio i giocatori pretesero un premio per rimanere in A, Pozzo si sdegnò sostenendo che molti l'avevano già inserito nel contratto. Certo, lei non aveva scelta, se non fosse stato solidale con la squadra questa poi gliel'avrebbe fatta scontare: quindi, si schierò con i ragazzi e il padrone non gliel'ha perdonata... Bigon taglia corto: «Non parlo di questa storia», poi sospira: «Beh, nonostante tutto pensavo che alla fine i risultati avrebbero parlato in mio favore. Invece...». Invece? «Una settimana dopo la grande gioia di Bologna (lo spareggio sul Brescia, ndr) Pozzo telefona per annunciarmi che sono un ex. Sono caduto dalle nuvole, tant'è che s'è sorpreso: "Come? non aveva capito che non l'avrei tenuta?"». Così, riecco Bigon con le mani in mano. Accadde già un anno fa, dopo la tormentata stagione con il Lecce. Sarebbe accaduto pure l'estate prima: reduce dai fasti (scudetto) e dalle pene di Napoli (le bizze di Maradona schiavo della cocaina), l'allenatore sarebbe già allora rimasto senza lavoro se non avesse accettato di fretta e furia il Lecce in B. Un ripiego davvero stupefacente per un tecnico che aveva dimostrato di saperci fare in A. La risposta è rapida: «Lecce fu una scelta avventata. Stupida¬ mente, volevo dimostrare che, subito dopo Napoli, ero così bravo da ottenere successo anche tra i cadetti dove non avevo mai lavorato avendo guidato il Cesena in A, la Reggina in C e il Conegliano nell'Interregionale. Fu un calvario: la squadra era inadeguata alle pretese di promozione, per giunta a novembre mi vendettero Conte alla Juve, appena ci ritrovammo lontani dai primi mi cacciarono». Brillante idea: i pugliesi collezionano la miseria di 2 punti in 6 partite, precipitano sul fondo della classifica, Bigon è richiamato, diventa il salvatore della patria. «Ingoiai il rospo dell'esonero, tornai solo perché i ragazzi mi tempestavano di telefonate, finimmo noni». Ovviamente, il mister, con la saggezza di chi ha visto tutto del calcio, sorvola sul come i «ragazzi» tacquero quando venne licenziato, sospira: «A giugno mi trovai disoccupato, ero rassegnato a star fermo un anno quando spuntò l'Udinese» Chissà come invidia i colleghi attivi. «Mi mancano molto il campo, il dialogo con la squadra». Insomma, non vuole proprio svelare il mistero del Bigon di nuovo a spasso d'estate? «Non ho una spiegazione, giuro». Dica almeno quale allenatore avrà un campionato felice. «Penso Scala, il Parma ha tutto per puntare allo scudetto. Inoltre, negli anni dei Mondiali vince spesso una outsider: il Cagliari nel '70, la Lazio nel '74. Da non invidiare è il solo Zeman: dopo il miracolo di un anno fa, nessuno dirà che ha fatto una grande stagione se soltanto si salva. La rivelazione potrebbe essere la Reggiana. No, non credo ci sarà una nuova Fio rentina: l'esempio dei viola do vrebbe essere di monito a chi pensa di non avere problemi di bassa classifica». Claudio Giacchino Bigon ha vinto uno scudetto con il Napoli