L'industria trema sotto l'ombrellone

La crisi di liquidità minaccia le piccole imprese. Mortillaro: «Scordiamoci la piena occupa2ione» La crisi di liquidità minaccia le piccole imprese. Mortillaro: «Scordiamoci la piena occupa2ione» I/industria trema sotto l'ombrellone Da Ciampi l'emergenza lavoro MILANO. Mezza Italia riposa sotto l'ombrellone, ma dopo la tranquillità estiva si profila un rientro in fabbrica durissimo. Settembre, ha avvertito qualche giorno fa il presidente dei piccoli imprenditori della Confindustria, Giorgio Fossa, rischia di essere un mese nero sia sul versante dell'occupazione sia per quanto riguarda la sopravvivenza stessa del sistema produttivo. La ripresa non si vede e anche la svalutazione della lira, che pure sembrava aver dato un po' di ossigeno all'economia, «tira» meno. Nel nuovo Sme, dove le valute possono variare del 30% l'una rispetto all'altra, il pericolo di svalutazioni competitive da parte di altri Paesi diventa tangibile. Del resto basta un rapido giro di commenti tra piccoli e medi imprenditori per capire che le cose stanno volgendo decisamente al brutto. La crisi, innescata dal crollo della domanda, è soprattutto di liquidità. C'è chi ormai paga i fornitori non più a 90, ma a 120 o addirittura a 200 giorni. E sempre più spesso tra le aziende scatta un pericoloso braccio di ferro: i fornitori reclamano i pagamente minacciando altrimenti di bloccare le consegne. I committenti, d'altro canto, chiedono tempo, implorano una proroga. E senza l'ossigeno della hquidità, le imprese annaspano. «Ho l'impressione che a settembre ci sarà uno stillicidio di piccole e piccolissime aziende che chiuderanno, sono quelle che non si vedono ma che fanno numero», dice Luigi Tessera Chiesa, presidente del Comitato piccola industria di Torino. «Quello che fa più paura è una crisi finanziaria. Con i tassi a questo livello chi ha potere cerca di ottenere denaro a prestito gratis da chi è più debole». L'emergenza industriale e i suoi riflessi sull'occupazione preoccupano anche Palazzo Chigi. Gianfranco Borghini, che dirige una «task force» istituita dal precedente governo per combat¬ tere la disoccupazione, ha appena inviato una lettera al presidente del Consiglio Ciampi indicando le azioni da intraprendere subito. La disoccupazione, dice Borghini, si sta allargando a macchia d'olio: non colpisce più solo operai ed impiegati ma anche quadri e dirigenti. «La struttura produttiva del Paese in questo momento è in bilico, in una posizione critica molto pericolosa - sostiene ancora -, la chimica e la siderurgia sono in uno stato pessimo, la piccola e la media impresa attraversano una fase critica. Tutto ciò indica che dobbiamo concentrare gli interventi sui fattori dell'economia reale». E oltre all'industria preoccupa anche la situazione dell'edilizia. «Qui - dice Borghini l'emergenza è assoluta. Da un lato occorre sbloccare subito gli investimenti, dall'altro bisogna accompagnare il settore verso un rinnovamento globale». Ci vogliono, insomma, «misure che vadano controtendenza e che sblocchino gli investimenti. Nel prossimo periodo inoltre, sarebbe necessaria una gestione straordinaria degli ammortizzatori sociali». Facce tese e preoccupazione anche all'Agens, la confederazione che riunisce gli imprenditori dei servizi e dei trasporti. Secondo Felice Mortillaro, che dell'Agens è presidente, i veri problemi per l'occupazione arriveranno con la riforma del pubblico impiego. «Per ora - dice Mortillaro - il cuore dell'occupazione presunta o parassitaria che si trova nel pubblico impiego resta intatto, ma basterà metterci mano per scoprire che le prospettive sono nere». E le prospettive non sono certo incoraggianti: «La situazione della spesa pubblica è drammatica e terrificante. Bisogna continuare nella politica deflativa anche se nel breve periodo aggrava i problemi. Ma siamo in un periodo difficile e ci dobbiamo scordare la piena occupazione». [f. man.] Felice Mortillaro presidente di Agens Il coordinatore della «task-force» di Palazzo Chigi Gianfranco Borghini

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