Il delitto del guardiamarina Bush

La stampa censurò la vicenda, temeva manovre elettorali La stampa censurò la vicenda, temeva manovre elettorali Il delitto del guardiamarina Bush Un rapporto accusa: mitragliò naufraghi giapponesi LA GUERRA SPORCA DEL PRESBDENTE ELLE ultime settimane della campagna per le elezioni presidenziali americane del 1992, alcuni importanti giornali americani ricevettero un documento ufficiale del governo degli Stati Uniti che conteneva informazioni esplosive sul presidente in carica George Bush. I fogli provenivano dall'archivio della marina militare e ipotizzavano con una certa verosimiglianza che Bush, da giovane pilota di bombardieri nel Pacifico del Sud durante l'ultimo conflitto mondiale, avesse commesso un crimine di guerra. All'inizio del '92 il presidente Bush, le cui quotazioni erano molto basse nei sondaggi d'opinione, aveva fatto dei ricordi di guerra il punto forte della sua campagna elettorale, criticando ripetutamente l'atteggiamento negativo di Bill Clinton nei confronti del Vietnam. Tutti gli editori che avevano ricevuto il documento della marina militare - tra i quali Newsweek, Los Angeles Times, Us News & World Report e The Orange County Register - avevano però "^ciso di non pubblicare la storia di questo sospetto crimine di guerra. Il documento, che verrà pubblicato per la prima volta nel numero di settembre di Harper's Magazine, è quello che in gergo si chiama «rapporto su un'azione aerea». Rientrati alla base da una missione, i piloti e i loro equipaggi vengono interrogati su quanto hanno visto e fatto nel corso della loro missione. A pagina quattro del resoconto in questione, si legge tra l'altro che il 25 luglio 1944 due battelli di salvataggio con a bordo i sopravvissuti di un motopeschereccio giapponese che Bush aveva appena affondato vennero mitragliati da un aereo che volava a bassa quota. Sparare su gente indifesa imbarcata su una scialuppa di salvataggio è, ed era, considerato un crimine di guerra, spiega il professor Jack Grunawalt del College della marina militare Usa. La legge militare internazionale considera un atto del genere non meno illegittimo dell'uccisione dei prigionieri di guerra, un crimine per il quale gli ufficiali tedeschi sono stati condannati a Norimberga. Questo documento, pur essendo accusatorio, non costituiva comunque una prova irrefutabile di colpevolezza. Bush avrebbe potuto dare una spiegazione convincente di quanto era successo. Invece, ammesso che l'avesse, non l'ha mai data. I giornali che lo scorso ottobre ricevettero il documento avrebbero potuto pubblicarlo e chiedere pubblicamente a Bush un chiarimento. Hanno scelto di non farlo, e non perché avessero ricevuto intimidazioni dalla Casa Bianca. Come sempre nei media americani, si trattava di un'autocensura. «E' stata una decisione editoriale» spiega Mike Meyer, capo dell'ufficio di Newsweek di Los Angeles. All'epoca del fattaccio, Bush era un giovane guardiamarina imbarcato sulla portaerei San Jacinto. Assegnato alla squadriglia 51, pilotava aerosiluranti Tbm, aeroplani capaci di sganciare sia siluri sia bombe. Bush aveva già partecipato a un certo numero di spedizioni prima di decollare dalla San Jacinto, alle due del pomeriggio del 25 luglio 1944, per quella che il documento descrive come missione di «ricerca e attacco di imbarcazioni». L'affondamento del motopeschereccio nella laguna Kayangel vicino all'isola di Palau, è stata la prima azione mortale che Bush ha compiuto da solo: lo dice Robert Stinnett, suo biografo per il periodo della guerra, anch'egli in servizio sulla San Jacinto. Secondo le usanze, Bush documentò il suo trionfo con una fotografia dell'imbarcazione affondata, che in seguito è stata scorporata dal rapporto sull'azione militare. Quarantotto anni più tardi, trovandosi impegnato in una difficile battaglia per la rielezione, George Bush ricorse alle sue imprese belliche per puntellare la sua campagna presidenziale. Colse al volo la disputa sull'opposizione che Bill Clinton aveva fatto in gioventù alla guerra del Vietnam, solle- citandolo a essere più chiaro sul suo mancato servizio militare e sulla sua presenza alle dimostrazioni anti Vietnam in Inghilterra, o, come insinuava, «sul suolo straniero». Molti americani trovarono infami queste stoccate di Bush al patriottismo di Clinton. Altri, ancor più numerosi, le considerarono irrilevanti, dal momento che il vero problema era la crisi economica dell'America. Bush, che si aggrappava disperatamente a tutto ciò che sembrava rappresentare per lui un potenziale vantaggio, continuò a insistere che Clinton doveva rendere conto dei suoi trascorsi giovanili. Qualcun altro decise allora di far sua questa idea: un oscuro ricercatore del governo che, all'inizio del '91, si era imbattuto casualmente nel famoso documento della marina militare. Inizialmente non aveva detto nulla, perché non voleva danneggiare il presidente Bush, allora impegnato nella guerra del Golfo contro l'Iraq. Diciotto mesi dopo però, vedendo come Bush strumentalizzava a fini politici i suoi ricordi di guerra, il funzionario decise che la gente doveva conoscere la verità. Il problema era però che lui viveva lontano dai grandi giornali di New York e Washington e non conosceva nemmeno un giornalista. Qualche mese più tardi un suo amico venne casualmente in contatto con una giornalista californiana, Paula Ogburn. La donna, che si presentava come la «classica casalinga che collabora ai giornali», ritenne che la storia andasse oltre le sue competenze, ma promise di interessare i colleglli. La frase cruciale del documento dice a chiare lettere che l'aereo fece effettivamente fuoco: «Il motopeschereccio affondò nel giro di cinque minuti, l'equipaggio saltò su due scialuppe di salvataggio, sulle quali Vt aprì il fuoco». «Vt» si riferisce alla squadriglia di Bush, che comprendeva Bush e un secondo pilota di bombardiere Vt-51, Lt. R. R. Houle, il capo di Bush. Hanno fatto fuoco entrambi? «Vt» è stato usato al singolare o al plurale? L'archivista della marina americana Michael Walker, fra gli altri, dice che l'uso plurale era di gran lunga il più co- mune, pur con qualche eccezione. Ed effettivamente era tattica abituale, in circostanze del genere, far volare affiancati i due aerei. In un altro punto del documento «Vt» viene usato al plurale per riferire che sia Houle sia Bush avevano attaccato il motopeschereccio (ma la bomba di Houle l'aveva mancato). In breve, è verosimile che le barche di salvataggio siano state mitragliate da entrambi gli aerei. Un aerosilurante Tbm aveva due postazioni dalle quali sparare: quella nelle ali era controllata dal pilota; l'altra, al fondo dell'aereo, dal mitragliere installato nella torretta. Costui, comunque, eseguiva gli ordini del pilota. Secondo il rapporto, entrambi gli uomini consumarono munizioni. Paula Ogburn riuscì a farsi ascoltare dai colleghi più importanti solo perché i documenti della marina portavano il riferimento «Ens. G. H. W. Bush». Si mostrarono però molto diffidenti. Era la seconda settimana di ottobre, mancavano venti giorni al voto e giustamente i giornalisti te¬ mevano di finire invischiati in qualche sporco trucco politico. Fare autenticare il documento non sarebbe stato un problema, dato che era nello schedario della marina militare. E la storia era assai appetitosa. «Trattandosi di un ipotetico crimine di guerra commesso da George Bush - spiega Lee Rainie, direttore editoriale di Us News & World Report - la storia andava controllata». Il vero problema, dicono ora i giornalisti, era la mancanza di prove inconfutabili. «Non c'era la scena di un George Bush che preme il dito sul grilletto» spiega Tonnie Katz, all'epoca direttore dell'Orange County Register. «Non eravamo in grado di confermare che l'aereo di George Bush era stato coinvol¬ to in un mitragliamento a bassa quota. Inoltre non tutti sono d'accordo che un gesto simile sia perseguibile penalmente aggiunge ancora Lee Rainie -. Non era un episodio sufficientemente documentato perché potessimo spararlo sul nostro ultimo numero prima delle elezioni». Il documento era interessante ma non era una storia «che stava in piedi da sola», dice Roger Smith del Los Angeles Times, aggiungendo che lui e i suoi colleghi dubitavano di poter trovare nei pochi giorni a disposizione abbastanza materiale da inchiodare Bush alle sue responsabilità. E conclude: «Anziché entrare in azione per dimostrare quei fatti, decidemmo di non fare nulla». Newsweek, la rivista che si è spinta più lontano nella ricerca delle prove, mettendosi addirittura sulle tracce dei sopravvissuti della scialuppa di salvataggio in Giappone, decise alla fine, come spiega il capo dell'ufficio di Washington Evan Thomas che «i fatti potevano avere anche altre spiegazioni». Newsweek si rivolse quindi in forma ufficiosa alla Casa Bianca perché Bush desse la sua versione. Le conversazioni informali con funzionari della Casa Bianca, secondo il caposervizio Ann McDaniel, produssero «risposte credibili, che anzi seminavano dubbi sulla credibilità della vicenda». Il capo dell'ufficio di Los Angeles, Mike Meyer, cita i ricordi dei piloti di caccia che quel giorno scortavano Bush come una delle ragioni per cui Newsweek rifiutò di pubblicare la storia. Di fatto, comunque, il rapporto sulla missione non conferma né nega il mitragliamento contro le scialuppe di salvataggio. Semplicemente lo ignora, cosa che non sorprende, data la sua illegalità. Il biografo di Bush Robert Stinnett difende l'ex Presidente dall'accusa di aver compiuto un atto illecito dicendo che i mitragliamenti a bassa quota «erano incidenti comuni a quell'epoca ... Se le scialuppe di salvataggio fossero state in alto mare sarebbero state risparmiate, ma all'interno di una laguna la faccenda è diversa, perché i motopescherecci rifornivano le guarnigioni giapponesi sulle isole». Poco oltre Stinnett sostiene che Bush e Houle furono attaccati per primi dalle scialuppe: lo dedurrebbe da una conversazione da lui avuta nell'89 con il mitragliere della torretta del bombardiere di Houle, Charles Y. Bynum (Houle morì in un duello aereo due giorni dopo l'attacco della laguna, il 27 luglio). In due diverse, lunghe interviste con l'Harper's Magazine, però, Bynum racconta una storia tutta diversa. Definisce George Bush «un uomo che andò in guerra per il suo Paese e fece un ottimo lavoro» e dice di non volergli creare problemi. Quanto agli eventi del 25 luglio 1944, prosegue Bynum, «dopo che il motopeschereccio affondò, noi (gli aeroplani di Houle e di Bush) ci abbassammo per osservare il motopeschereccio. Non mi ricordo se furono le scialuppe a sparare per prime, noi comunque avevamo l'ordine di non sparare per primi. Mentre facevamo il nostro giro di ricognizione, sentii il pilota fare fuoco, così ne dedussi che le barche avessero sparato per prime. E cominciai a far fuoco a mia volta». Bynum, in altre parole, conferma che la sparatoria ebbe luogo, aggiungendo però che tutto si era svolto in maniera corretta. Difficilmente Bush e Houle «sarebbero stati tanto stupidi da fare un rapporto contro se stessi», se avessero colpito le barche senza una ragione. Comunque, conclude, il modo più facile per chiarire il mistero sarebbe quello di pubblicare il documento e chiedere a Bush la sua versione dei fatti- gliela chiederà direttamente lui a novembre, in Florida, alla prossima rimpatriata della Squadriglia 51. Secondo il professor John Dauer del Mit, il cui libro «War Without Mercy» (Guerra senza pietà) documentava le sistematiche sparatorie a bassa quota contro le scialuppe di salvataggio giapponesi da parte delle forze americane e australiane nel 43, «la vera ragione per non pubblicare questo documento è che noi americani non vogliamo credere che i nostri giovani eroi di guerra, soprattutto se sono poi diventati presidenti, hanno commesso quel genere di azioni». L'Harper's ha fatto avere all'ufficio di Bush, a Houston, una copia del documento chiedendo al capo del suo staff, Rose Zamaria, una spiegazione da parte dell'ex Presidente. Dopo otto telefonate a vuoto, Zamaria ha fatto arrivare un laconico «no comment». Mark Hertsgaard Copyright Harper's Magazine, Los Angeles Times e per l'Italia La Stampa Il 25 luglio '44 pilotava un bombardiere nelle acque di Palau. Affondò un peschereccio e poi a bassa quota fece fuoco contro le scialuppe di salvataggio, un'azione considerata crimine di guerra Uno dei cavalli di battaglia contro Clinton era proprio l'accusa di imboscato da parte di un eroe di guerra Secondo il biografo furono i nipponici a sparare per primi contro gli americani Il rapporto è stato inviato allo staff di Bush. Risposta «No comment» e e i i e i e o e i i e , l o i s i i La s A sin. Clinton e il generale MacArthur comandante Usa nel Pacifico Sopra Bush a un raduno di veterani e in alto in tenuta da pilota e una immagine della guerra aerea nel Pacifico