Fabiola e Paola regine separate nel dolore

Fabiola e Paola, regine separale nel dolore Fabiola e Paola, regine separale nel dolore BRUXELLES DAL NOSTRO INVIATO Una volta sola, e soltanto per un momento, Donna Fabiola-Fernanda-Maria de las VictoriasAntonia-Adelaida Mora y Aragona - regina del Belgio - durante la cerimonia funebre in onore del defunto sovrano ha mostrato di perdere quasi il controllo di sé come le avevano imposto sia le regole dell'etichetta sia la severità dell'educazione ricevuta e la fede profonda che permette di affrontare la perdita di una persona cara non come una separazione netta, assoluta. Sono le 14,05 quando la bara del re Baldovino viene sollevata da otto cadetti che a passo lento salgono i gradini della chiesa di Laeken. Le funzioni religiose sono incominciate circa quattro ore prima. Questa è l'ultima tappa, il sovrano sta per essere sepolto nella cripta dove riposano i suoi antenati. Risuonano 21 salve di cannone. Un raggio di sole scende sul sagrato. Si levano le note dell'inno della Marina. E' la separazione dal compagno di 30 anni della sua vita. Fabiola abbandona il ritegno che finora l'ha sorretta, e si separa da Alberto e Paola, se li lascia alle spalle, sale di slancio le scale tenendosi a un passo appena dalla bara, fa ondeggiare al suo fianco la borsetta bianca come un ingombro inutile. E' sola. E' una donna addolorata. Nei giorni scorsi ha scelto lei le musiche da suonare durante il rito e le testimonianze su cui meditare. Ha controllato gli inviti alle teste coronate e alle personalità del mondo intero. Ha filtrato i nomi delle persone che avevano espresso il desiderio di intervenire. E' stata perfetta, come il popolo belga l'ha sempre vista e amata. Adesso ha gli occhi cerchiati di scuro, le mani strette davanti a sé. Sul nastro della corona di fiori che porta il suo nome ha fatto scrivere: «All'uomo del mio cuore». La giornata è incominciata presto per la famiglia reale. Alle 9,15 le limousine con Fabiola, Paola e Alberto con i loro figli, la sorella di Baldovino Giuseppina Carlotta Granduchessa di Lussemburgo con il consorte e i figli, hanno lasciato il castello di Laeken. Anche Maria José di Savoia, ospite dei reali da quando due giorni fa è arrivata dal Messico per il grande affetto che l'univa al nipote Baldovino, a quell'ora usciva e si faceva portare direttamente nella chiesa di Saint Michel dove sarebbe stata celebrata la messa di «gloria e di speranza», in un gioco di bianchi e violetti (i colori della resurrezione e della penitenza, della luce e della fede) come Fabiola ha voluto: il viso proteso dietro i grandi occhiali scuri, un cappello nero calato sulla fronte, l'ultima regina d'Italia non ha mai avuto un momento di stanchezza durante l'mterrninabile rito. Al Palazzo Reale già alle 9 era incominciata la visita al feretro. Fra i primi ad arrivare, i presidenti della Repubblica d'Italia Scalfaro, d'Egitto Moubarak, della Repubblica cèca Havel. Quindi è stato un susseguirsi di regine: quella d'Olanda, Beatrice, con il bel viso rotondo sotto un cappello a falda rigida nera, insieme con il figlio Alessandro; Sofia di Grecia mano nella mano con il marito Juan Carlos di Spagna, lui in sontuosa e colorata alta uniforme, lei quasi sbarazzina in tailleur a quadri principe di Galles; l'imperatore del Giappone Akihito e l'imperatrice Michiko, che si sono sprofondati in un lunghissimo inchino con le mani incrociate sul petto, lui dal viso impenetrabile e come scolpito nel tempo, lei in una sofisticatissima sinfonia di grigi, dalla cloche ai piedi: è stata una delle poche - come la regina di Norvegia - ad accogliere, sia pure in parte, l'invito di Fabiola perché le dame bandissero il nero e ogni colore, veli e cappelli, scegliendo di vestirsi di grigio e di mostrarsi a testa nuda. Non è stata ascoltata, Fabiola. A incominciare da Paola, la futura regina. Paola era in blu scuro, con bellissima spilla e un filo modesto di perle al collo. Non si sono mai guardate in faccia. Mai un gesto di affetto o di intesa. Fabiola è sempre rimasta immersa nei suoi pensieri e nella preghiera, pronunciando a volte con le labbra socchiuse le parole di rito, tutta vestita di bianco, con «ruches» di merletto ai polsi, borsetta Chanel (come quella di Paola, l'unico elemento che sembrava accomunarle) e scarpe in tinta. Quando ha avuto qualche ondeggiamento nel camminare verso la chiesa, il braccio di Alberto l'ha sorretta o al braccio di Alberto si è appoggiata. Quando l'officiante ha invitato i fedeli al segno della pace, l'unico bacio lo ha dato alla sorella di Baldovino mentre a tutti quelli che le stavano vicini ha stretto la mano, Paola esclusa. Antiche storie di dolore e di rivalità tessevano la trama del «parterre», straordinario palcoscenico dei potenti della Terra e rappresentazione senza eguali. Con penna nera infilzata nel cappellino nero, occhiali da vista cerchiati di scuro, e la faccia raggrinzita per tutti i dispiaceri che la sua irrequieta famiglia le dà di continuo, la regina Elisabetta - imparentata pure lei con Baldovino - si è fatta trovare dai sovrani già in chiesa, a fianco del duca di Edimburgo, prestante ed eretto come se per lui il tempo non passasse. Anche il presidente Mitterrand e la moglie Danielle erano vicini, dopo tutta la notorietà sulle loro bufere coniugali. Come riemersi da un lungo esilio, ecco Farah Diba, e «Fabiolo», l'irrequieto fratello della regina, don Jaime de Mora de Aragon, famoso per le sue avventure sentimentali e giudiziarie. E, presenze certo poco gradite a corte ma nelle prime file come gli spetta, una bellissima ragazza bruna e un avvenente giovanotto: Maria Esmeralda e Alessandro, fratellastri di Baldovino, figli del re Leopoldo e di Liliana de Rethy, accusata di molti peccati, soprattutto di essersi fatta amare dal re dei belgi. Liliana Matteo Non una parola o un gesto d'affetto Sulla corona una scritta: all'uomo del mio cuore Elisabetta e il duca di Edimburgo In alto: il pianto della regina Fabiola