Bambino massacrato terrore a Foligno di Giovanni Bianconi

Lorenzo, 13 anni, ucciso a colpi di spiedo e trovato poco lontano dal luogo dove morì Simone Lorenzo, 13 anni, ucciso a colpi di spiedo e trovato poco lontano dal luogo dove morì Simone Bambino massacralo, terrore a Foligno Ma per il nuovo delitto è già stato fermato un giovane FOLIGNO (Perugia) DAL NOSTRO INVIATO L'ombra del «mostro di Foligno» è ricomparsa all'improvviso, pochi minuti dopo le 14,30 di ieri, quando ormai qui non ci pensava quasi più nessuno, a parte un pugno di poliziotti e i familiari della prima vittima. E' stato allora che un anziano signore in canottiera bianca, Luigi Sebastiani, alla ricerca di suo nipote che non era tornato a casa per pranzo, ha trovato il cadavere di Lorenzo Paolucci, 13 anni; suo nipote, appunto, riverso bocconi al bordo di un prato, vicino ad un bosco di noci, ammazzato con vari colpi alla testa. E' successo a Casale, frazione a 10 chilometri da Foligno, 700 metri dal luogo in cui, il 6 ottobre scorso, fu trovato il corpo di Simone Allegretti, 4 anni e mezzo, ucciso dal «mostro». Gli investigatori ostentano sicurezza, anche se - soprattutto in questa storia - la cautela è sempre troppo poca. Ma credono che Lorenzo Paolucci sia la seconda vittima del «mostro di Foligno», e da qualche ora hanno fermato un ragazzo che potrebbe essere l'assassino. Di Lorenzo, almeno; per Simone il discorso è ancora tutto aperto. Comunque dal pomeriggio di ieri la polizia ha in mano Luigi Chiatti, 23 anni, geometra, figlio adottivo di un medico molto noto a Foligno. E' stato interrogato all'inizio come testimone, poi è diventato una persona «sottoposta ad accertamenti di pohzia giudiziaria». Non c'è ancora un fermo, né un provvedimento del magistrato nei confronti di Chiatti; ma esistono una ricostruzione dei fatti di ieri e indizi testimonianze, tracce di sangue e comportamenti - che indicano con insistenza la responsabilità del geometra in un assassinio che ha fatto ripiombare Foligno nell'orrore più che nella paura. Lorenzo Paolucci, nato e cresciuto ad Ascoli Piceno, era arrivato a Casale da poco più di un mese, come tutti gli anni alla fine della scuola, insieme col fratellino Stefano, 8 anni, a casa dei nonni. Una villetta all'inizio di Casale, un gruppo di case arrampicate in cima ad una strada bianca. I genitori dei due bambini non c'erano, girano tutta la settimana per mercati di paese, sono ambulanti. E come tutte le mattine da un mese in qua, ieri mattina Lorenzo stava facendo i compiti delle vacanze insieme ad un'amichetta, in modo da liberarsi ed andare a giocare. Verso le 11,30, Lorenzo ha lasciato libro, quaderno e amichetta, è salito sulla sua biciletta e s'è allontanato. Da quel momento nessuno, tranne l'assassino, l'ha più visto. Passa un'ora e in casa i nonni incominciano a preoccuparsi, da queste parti ormai è ora di pranzo e il ragazzino ancora non si vede. Cominciano le ricerche fra le case vicine, e si estendono subito a tutto il paese Esaurite le case, si cominciano le battute in campagna, soprattutto dopo che qualcuno ha visto la bicicletta di Lorenzo appoggiata sotto un noce. Lasciata lì, con il manubrio storto, pronta per esse re ripresa. E' a questo punto che entra in scena Luigi Chiatti. Lui abita in una delle ultime case del paese, insieme ai genitori adottivi che però in questi giorni non ci sono. Vive a Foligno, viene quassù per i week-end, stavolta (per la prima volta) è salito da solo per trascorrere una settimana in campagna. Verso le 13,30 esce dalla sua villetta, richiamato dal trambusto che s'è creato per cercare Lorenzo, si informa e dice: «Vengo anch'io, tanto devo andare a buttare un po' d'immondizia». E' un suo amico - Feliciano, 23 anni pure lui - che accompagna Chiatti a buttare un sacco nel cassonetto. Sono passate le 14,30, e nonno Luigi si imbatte nel cadavere di Lorenzo, poche decine di metri più in là della casa di Chiatti. Quando rivolta il corpo del bambino vede il volto tumefatto e coperto di sangue, i vestiti - maghetta chiara e pantaloni scuri pieni di macchie rosse. Non ave¬ va più gli occhiali, l'orologio buttato nel prato, a qualche metro di distanza. Chiamano subito il 113, l'ombra del «mostro» ormai ha oscurato di nuovo Foligno e dintorni; Simone Allegretti fu trovato proprio qui vicino. Da Maceratola (la frazione dall'altra parte della vallata), arrivano Luciana e Franco Allegretti, i genitori che da dieci mesi aspettano giustizia per il loro bambino martoriato. Arrivano anche i poliziotti, guidati dal questore e dal capo della Mobile di Perugia, Sciadone e Speroni, e dal dirigente della Criminalpol Lazio-Umbria Nicola Cavaliere. E' inevitabile fare le prime domande a Luigi Chiatti, visto che abita lì, dalle sue finestre potrebbe aver visto tutto. E proprio sul davanzale esterno di una di quelle finestre vengono notate delle macchie di sangue: le domande al geometra si fanno più stringenti, viene spostata la Y 10 parcheggiata sotto la finestra ed ecco comparire neh'erba altre tracce di sangue, stavolta più grandi. I poliziotti entrano in casa, ed ecco spuntare uno spiedo da girarrosto, possibile arma del delitto. Qualcuno ha ascoltato la testimonianza di Feliciano sull'immondizia, si va a controllare nel cassonetto: saltano fuori un paio di jeans e una maghetta bianca, appartengono a Chiatti, sporchi di sangue e umidi: un tentativo di lavaggio? Il ragazzo viene accompagnato al commissariato e interrogato. Nelle risposte ostentra sicurezza: «Vogliono incastrarmi», «Qualcuno mi ha buttato in casa quei vestiti sporchi, per questo li ho gettati nell'immondizia». Le spiegazioni non convincono gli inquirenti, ma nemmeno lui a cambiare versione: Luciano, dice, era suo amico, qualche giorno fa avevano giocato a pallavolo con altri ragazzini di Casale; che c'entra lui con l'omicidio? L'interrogatorio continua ancora quando, alle 20,30, la salma del bambino co¬ perta da un lenzuolo bianco viene infilata in un'ambulanza e comincia a scendere lentamente per la strada bianca che porta in città. Ormai, purtroppo, non c'è più fretta. Sui gradini di casa Piatti, con la testa tra le mani, « mo i coniugi Allegretti. Li hi i illusi una volta, con la se- 'el falso-mostro Spilotros, adesso vogliono certezze. C'è chi fa i primi collegamenti: Chiatti è un geometra e il biglietto che fece ritrovare Simone era scritto con un normografo, strumento di lavoro abituale per uno di quel mestiere. E poi non s'era sempre detto che l'adescatore-assassino era uno del luogo? La gente di Casale assiste muta alla scena del cadavere di Luciano che se ne va. Al commissariato arriva un avvocato d'ufficio: l'interrogatorio di Luigi Chiatti prosegue fino a notte fonda. Giovanni Bianconi La bicicletta appoggiata a un noce ha portato il nonno a scoprire il corpo Tracce di sangue sul percorso tra il bosco e il villino dove abita il ragazzo indiziato