Mantovani vuole vincere la sua ultima scommessa

I giovani lo hanno deluso, ora ha scelto uomini collaudati I giovani lo hanno deluso, ora ha scelto uomini collaudati Mantovani vuole vincere la sua ultima scommessa ALLA RICERCA DEL PASSATO LA pausa di riflessione è durata una sola stagione. Un anno di transizione, per dimenticare la Sampdoria di scudetto e Coppa, di Vialli e di Cerezo. Un anno alla ricerca di ragazzini d'oro, capaci di far passare la nostalgia al presidente Mantovani. Ma la «pesca» al giovane di talento è stata infruttuosa e, in un sol colpo, è sparita la Samp dei successi. Niente Europa, niente lotta ai vertici, un campionato grigio, appena riscaldato da qualche bella prova e dall'inseguimento accanito ma vano alla Uefa. A Mantovani, però, è tornata la voglia di successo. Crisi d'astinenza per un uomo pacato, mai ingombrante, sereno, ma anche passionale come pochi. Certo «quella» Sampdoria è stata probabilmente un miracolo, forse irripetibile. Lo scudetto è qualche cosa di enormemente lontano, ma le coppe no, quelle devono essere raggiunte. E così si è girato pagina: via Corini, via Buso, dentro Evani, Gullit, Rossi e Platt. E il tutto, perché Mantovani è uomo di raro equilibrio che rispetta moltissimo anche il denaro, con sollievo del bilancio che ha visto addirittura un attivo. Poche spese ma molte ambizioni. E' questo il «discorsetto» che il presidente-taciturno ha fatto ad Eriksson e ai giocatori. Fretta di successo, anche per provare ancora il brivido della vittoria. Voleva lasciare Mantovani, ma non così. Forse dirà basta domani, a condizione di aver consegnato la sua Sampdoria all'Europa. Dell'ultima scommessa di Mantovani ci raccontano tutti, iniziando da Pagliuca: «E' rimasto scottato il presidente, scottato per quello che è successo lo scorso anno. Ed ecco che è nata questa squadra, pronta subito per ottenere soddisfazioni». Una squadra che è stata messa ancora nelle mani di Sven Goran Eriksson. Lo svedese è tecnico che conosce come pochi quanto sia importante essere sinergici con l'azienda. «Abbiamo costruito una squadra che vale un 6 e mezzo, forse 7. Non può competere con il Milan dei campioni, con l'Inter e con la Juve. Ma può stare sullo stesso piano, credo e spero, di Roma, Parma, Torino e Foggia». Attenzione, Eriksson è uomo di pochissime promesse, cauto come un equilibrista sul filo e senza rete. Continua: «Gullit ed Evani sono due fuoriclasse che vogliono dimostrare di essere bravi anche con una maglia diversa da quella del Milan. Sono due atleti veri, che lavorano sodo come fossero ragazzini alla ricerca di un posto di titolare. Platt, che in queste amichevoli ha giocato nonostante problemi ai polpacci, cerca una sua piccola vendetta. Bravissimo a Bari, non ha trovato spazio nella Juve. Io conto moltissimo sui suoi inserimenti da dietro. Tanti gol, ecco cosa farà Platt per la Sampdoria. Jugovic ha fatto bene nel suo primo anno, ora farà anche meglio. Katanec? Sarà il quarto straniero. Un ragazzo bravo e umile che ci sarà utilissimo». Quanti centrocampisti poderosi. C'è anche Lombardo per una squadra che, però, alla fine si ritroverà con una sola punta: Mancini. L'ex fantasista riciclato attaccante non scalpita, ci ha confidato di essersi adattato al nuovo ruolo: «E' passato un anno, nessun problema, nessun rimpianto per il passato». Ed Eriksson conferma: «E' nato un bomber. Certo non bisogna lasciarlo solo com'è successo con il Livorno. Tocca a Platt. Non vi meravigliate, sarà l'inglese la nostra seconda punta». E la Samp torna a giocare a zona. Sacchetti e Rossi sulle fasce, Vierchowod e Mannini centrali. Una volta erano giocatori velocissimi, ma sono passati gli anni e non sono più dei ragazzini. «Lei si sbaglia - si accende un poco Eriksson - Mannini e Vierchowod restano due sprinter puri. E poi questa è la filosofia iniziale, potremmo anche cambiare». Infine una buona notizia: mai visto Pagliuca così in forma. Dopo il terribile incidente stradale ha dovuto lavorare, saltando le vacanze. Adesso si presenta con un fisico asciutto, tirato, come nessun altro. «Ha lavorato duramente con Battara (preparatore dei portieri, ndr) - spiega lo svedese -, il suo peso è perfetto». La radiografia di Eriksson è dunque ottimista. La scommessa di Mantovani può essere vinta. «Sono più tranquillo dello scorso anno - continua l'allenatore -. La Samp '92-93 era un punto interrogativo avvolto nell'indifferenza dei tifosi che ancora masticavano fiele per l'addio di Pari, Cerezo e Vialli. Adesso è tornato l'entusiasmo. Sono stati sottoscritti più di 20 mila abbonamenti e cresceranno ancora. La gente ha capito che abbiamo giocatori di esperienza, tecnicamente e tatticamente validi. Torneremo in Europa, possiamo farcela. Io voglio farcela». Ricordando i tentennamenti estivi poniamo la domanda: «Eriksson, certo se avesse anche Vialli...». Ci fulmina con lo sguardo e risponde seccamente: «E' un discorso che non si fa». Alessandro Rialti HETTI Elli sLQMBARDP BEH MANCINI Paolo Mantovani (sopra) è presidente della Sampdoria da 14 anni; a lato, Mancini che farà la punta insieme con Platt; qui a fianco il portiere Pagliuca, ora in grande forma dopo l'incidente. Dice Eriksson: «Più forti di un anno fa» LO SCHEMA DI ERIKSSON

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