Bilanci Usa chi rompe paga di S. Lue

Negli States supermulta a un revisore distratto, in Italia quando? Negli States supermulta a un revisore distratto, in Italia quando? Bilanci Usa, chi rompe paga IL vizio assurdo dei legislatori italiani è quello di non ammettere la necessità, in certi casi, di limitarsi a copiare «pari pari» le norme altrui. Per esempio in materia di mercati finanziari. Per la nostra legge sull'Opa il legislatore ha voluto far di testa sua, e il risultato è stato un pateracchio inapplicabile. Idem per la legge sull'insider trading, che all'estero ha già bruciato le dita a molti speculatori e in Italia appare ridotta a poco più che un ridicolo spaventapasseri. In queste settimane s'è fatto un gran parlare dei gravi limiti manifestati, in Italia, dall'opera dei revisori dei conti chiamati, per la legge, a certificare i bilanci delle società quotate. Il caso Ferruzzi è stato gravemente significativo, al riguardo: quelle autentiche «voragini» create nei bilanci dalla insensata gestione Gardini-Garofano sono passati assolutamente inosservati all'analisi dei revisori e dei sindaci. Com'è stato possibile? La polemica è ricorrente. In passato almeno altri due casi eclatanti, anche se non altrettanto, hanno turbato Piazza Affari. Quello della Centenari Zinelli, società commissariata appena due mesi dopo aver avuto il «timbro» della regolarità dai revisori; idem per la Norditalia Assicurazioni. A chi osserva quanto sia assurdo che i revisori vengano pagati dalle stesse società che dovrebbero controllare, gli interessati replicano garantendo il loro assoluto rigore professionale. Di cui, però, non si vedono i risultati. E allora? Una risposta, la più convincente, la più pragmatica, è bell'e pronta nella prassi internazionale. Un esempio chiaiificatore è giunto proprio ieri dagli Stati Uniti, dove l'Arthur Andersen ha accettato di pagare una multa di 82 milioni di dollari (circa 131 miliardi di lire) - la seconda maggiore mai pagata da un' azienda del settore - in seguito alle proprie responsabilità nel crollo di alcune casse di rispar¬ mio tra cui la Lincoln Savings di Charles Keating. L'Arthur Andersen, prima società al mondo nella certificazione dei bilanci, era stata accusata di negligenza nella conduzione delle verifiche contabili sugli istituti di credito coinvolti. Il pagamento della multa è stato deciso in base a un accordo tra la «numero uno» delle aziende contabili americane e la Resolution trust corporation (Rtc), l'agenzia federale responsabile per la liquidazione delle attività degli istituti falliti. Chi rompe paga, insomma. E si può star certi che, in America, con un simile deterrente l'attenzione dei revisori ai bilanci loro sottoposti è sempre la più alta e severa possibile. Perché oltre al nobile compito di tutelare il mercato sono «motivati» da quello più prosaico ma forse ancor più convicente di tutelare le proprie tasche. Per migliorare le cose da noi, insomma, l'esempio è bell'e pronto: non c'è che da imitarlo, senza tanti imbarazzi, [s. lue]

Persone citate: Arthur Andersen, Charles Keating, Gardini, Zinelli

Luoghi citati: America, Italia, Stati Uniti