Welles il prestigiatore del set

Trucchi di un genio nell'intervista-autoritratto a Bogdanovich: fu anche mago a Las Vegas Trucchi di un genio nell'intervista-autoritratto a Bogdanovich: fu anche mago a Las Vegas Welles, il prestigiatore del set Senza costumi, fece «Otello» in un bagno turco DELLA lunghissima intervista (25 ore di registrazione) concessa a intervalli fra il 1969 e il 1972 I da Orson Welles a Peter Bogdanovich e pubblicata solo pochi mesi fa (a cura di Jonathan Rosenbaum, in un volume HarperCollins di 534 pagine) si parlò quando ne furono resi noti stralci e anticipazioni, ma è un libro sul quale si dovrà tornare spesso, anche, ci si augura, se e quando sarà tradotto in italiano: perché contiene uno straordinario autoritratto di artista, con poco privato ma in compenso con affascinanti notizie sulla torméntatissima realizzazione dei film eccetera. Che singolare talento fu questo, la cui reputazione finisce con l'essere affidata a una serie di pellicole quasi tutte incompiute o rimaneggiate da altri! E pensare che Welles dice di essere approdato alla regia cinematografica quasi per caso. In origine era stato indirizzato alla musica dalla madre concertista (nonché campionessa di tiro a segno, e suffragetta); ma dopo la morte improvvisa di costei, quando Orson aveva nove anni, non suonò mai più una nota. Rimasto orfano anche del padre (che era stato un brillante inventore: proveniva da una ricca famiglia della Virginia) sei anni dopo, Welles si diede al teatro, e per evitare di andare a Harvard rimase in Irlanda - vi si era recato per dipingere - e si fece assumere al Gate Theatre di Dublino, dove recitò in un vasto repertorio e dove fece anche le prime regie, oltre a cominciare a scrivere per i giornali, anche racconti gialli. In seguito, non ancora ventenne, collaborò a una edizione di testi di Shakespeare proposti alla recitazione, e diventò una star della radio. Tutti sanno della Guerra dei mondi, la sua trasmissione che nel 1938 suscitò il panico in mezza America descrivendo un finto atterraggio dei marziani; meno noto è il fatto che a quell'epoca la voce di Welles era stata prestata a migliaia di personaggi diversi, e che il suo proprietario era stato responsabile di decine di adattamenti o di originali radiofonici. I famosi titoli dell'Orgoglio degli Amberson, messi in coda al film e parlati anziché scritti, sono in stile radio, compresa la conclusione «My name is Orson Welles»: i radioascoltatori, che allora erano milioni, avevano già sentito quelle parole infinite volte. Fu dunque come genio della radio che Welles fu invitato a Hollywood, e proprio perché non moriva dalla voglia di andarci continuò a aumentare le sue richieste finché non gli fu concesso praticamente tutto. Del film che diresse al debutto, Citizen Kane (Quarto potere) aveva venticinque anni! - egli ebbe così, privilegio inaudito, il controllo totale: sul cast, sulla produzione, sul montaggio definitivo. Fu la prima e l'ultima volta nella sua carriera: perché mentre Kane, pur lodato dalla critica, circolava solo per sale minori (riconosciutosi nel protagonista, Hearst lo fece boicottare dalle sue catene di media), il secondo film, L'orgoglio degli Amberson, fu stravolto al montaggio da executive spaventati dalle reazioni del pubblico delle anteprime, mentre l'autore era impegnato in Brasile a girare un documentario richiesto da Washington per promuovere l'amicizia col Sudamerica in tempo di guerra. Pellegrinaggi e «fiaschi» Un cambio della guardia ai vertici della major produttrice di questo e degli Amberson rese conveniente fare di Welles il colpevole di tali fiaschi, e cominciò il pellegrinaggio del regista, che per i trent'anni successivi avrebbe continuato a tentare di dirigere altri film alla sua maniera senza mai riuscire a arrivare fino in fondo, spesso accettando particine come attore per sopravvivere nel frattempo. Non che Welles si limitasse a recitare. Fra l'altro, era un eccellente prestigiatore, che si esibì anche a Las Vegas, non sprovvisto di una filosofia in proposito. I maghi, osservava, piacciono solo agli uomini e ai bambini, non alle donne: gli uomini amano essere imbrogliati e cercare i trucchi, le donne vogliono la verità, e il tentativo di manipolarla le infastidisce. Dei numerosi film noti ci vengono rivelati retroscena spesso legati alla necessità di arrangiarsi: Il processo di Kafka tutto girato nella Gare d'Orsay abbandonata perché all'ultimo non ci sono i soldi per costruire gli elaborati set disegnati da Welles durante mesi; la grande scena di Otello ambientata in un bagno turco perché i costumi non sono arrivati causa il fallimento della Scalerà. Poi ci sono gli incompiuti che ancora non conosciamo, a cominciare dal leggendario Altro lato del vento, sul tramonto di un vecchio regista, I interpretato da John Huston e mai uscito (ora pare sia in corso di restauro). E ancora, ci sono le idee, le invenzioni, sfornate a getto continuo, per esempio due proposte per Chaplin, entrambe degli Anni Quaranta: una non realizzata, di accoppiarlo con la Garbo (che con Ninotchka aveva rivelato una dimensione comica) in una storia sugli amori fra D'Annunzio e la Duse - cosa non pagheremmo? Invece andò in porto Chaplin come Landru, uccisore di mogli: Monsieur Verdoux. Una storia per Chaplin L'idea venne a Welles vedendo una affiche nella metropolitana di New York; una sceneggiatura fu scritta e sottoposta a Chaplin, che in un secondo tempo preferì acquistarla e dirigersi da solo, operando modifiche (cambiò il periodo del film, dalla Belle Epoque prevista da Welles al secondo dopoguerra). Ancora, fra le idee sfruttate da altri, il Giro del mondo in ottanta giorni, da cui Welles trasse un gustoso adattamento teatrale in cui apparve per Mike Todd, il quale prima ritirò il finanziamento promesso, e poi fece il film per conto suo. Richiesto di un giudizio su Todd, Welles, che in queste pagine non dice mai nulla di sgradevole su nessuno - l'unico regista che dichiara di detestare è Antonioni; in compenso, per quanto riguarda l'Italia, esprime un giudizio molto intelligente su Fellini, dichiara che Pasolini come regista non ha nulla da imparare da nessuno, e costringe Bogdanovich a andare a sentire Eduardo come il più grande attore europeo -, si limita a riferire il commento di un veterano di Hollywood quando arrivò la notizia della morte del produttore in un disastro aviatorio: «Io non so come fosse Todd quando è caduto l'aereo; so solo che quando ci era salito era un gran figlio di puttana». Masolino d'Amico Detestava Antonioni amava Eduardo «ilpiù grande attore europeo» e Pasolini: «Come regista non ha nulla da imparare da nessuno» i a o a A fianco Greta Garbo. Nell'immagine grande Orson Welles in «Otello». Sotto Peter Bogdanovich