«Prof Ciampi abbia il coraggio di Churchill» «omertosi d'Italia» di O. G.

discussione. Gli inediti di Paolo VI: il mestiere di Papa fa paura? «Prof. Ciampi, abbia il coraggio di Churchill»; «omertosi d'Italia» gjisilllSi? lettere AL GIORNALE Mafia in difficoltà dopo 50 anni Le bombe stanno seminando il terrore in Italia, provocando lutti e danni economici quasi comparabili a quelli di una guerra dichiarata. Capisco la mafia che, abituata da cinquantanni a far quel che voleva, è per la prima volta messa in difficoltà dal governo Ciampi. E capisco la gente che manifesta ad ogni bomba, contro il governo naturalmente non sapendo contro chi altri, perché la gente ha ovviamente paura delle bombe e di far la fine dei martiri innocenti che abbiamo già avuto. Ma quella che l'Italia sta combattendo contro la mafia è una vera e propria guerra e la posta in gioco è quella di diventare un Paese civile, o un Paese governato dai produttori di droga come la Bolivia ed il Venezuela. Vorrei, attraverso il giornale, suggerire al prof. Ciampi di avere il coraggio di rivolgersi alla Nazione, promettendo lutti e miseria, come fece Churchill alla vigilia della guerra vittoriosa contro la Germania nazista; e di adottare dei provvedimenti straordinari per quadruplicare le forze di polizia ed il numero di giudici competenti in materia di mafia. G. Locchi, Bruxelles Il Presidente e i «meninos de rua» In riferimento alla notizia dell'eccellentissimo signor Presidente Itamar Franco sui cambiamenti di capi missione di alcune ambasciate brasiliane, ho il piacere di trascrivere, qui di seguito, gli stralci rilevanti di nota ufficiale che il portavoce del signor Presidente ha distribuito alla stampa nella mattinata del giorno 28 luglio: «Il Presidente ha raccoman¬ dato (...) che il Ministero prosegua e intensifichi la diffusione delle misure che il Governo sta prendendo a riguardo dell'episodio dei "meninos de rua" e della sua ferma determinazione affinché i criminali siano identificati e puniti. «Il Presidente della Repubblica ha anche espresso la fiducia nella dedizione, professionalità e abilità dei rappresentanti brasiliani all'estero nello svolgimento dei loro compiti, nel quadro generale dell'orientamento stabilito dallo stesso Presidente riguardo alla nostra politica estera, in conformità al momento che viviamo di rinvingorimento delle nostre istituzioni democratiche. «Quanto agli eventuali cambiamenti nelle direzioni di Ambasciate, è prerogativa del Presidente della Repubblica deciderli nel momento in cui li ritenga opportuni e secondo le convenienze della nostra politica estera. Nel constatare ciò, il Presidente riconferma la sua fiducia ai rappresentanti brasiliani all'estero». Orlando Soares Carbonar Ambasciatore del Brasile «Ai siciliani preferisco Vassalli» E' permesso a un oscuro lector in fabula avanzare un modesto commento sulla recente querelle tra Sebastiano Vassalli e scrittori siciliani? Circa la loro (di questi ultimi) «presunta omcrtosità» confesso - per quel tanto o poco che la cosa può valere - che anch'io, anonimamente, avevo già da qualche tempo sospettato che la letteratura siciliana, Pirandello e Sciascia in testa, fosse un po' «omertosa»: troppo succubo e contiguo alla realtà mafiosa, oggettivamente, il suo pessimismo relativista. Ma non solo lei. Bensì pure quella delle altre regioni d'Italia, specie sotto un certo aspetto: campanilistico e provinciale. E mi sono talvolta domandato se uno scrittore «sradicato» non sia oggi il solo abilitato a candidarsi come il più potenzialmente veritiero. Perché i nostri intellettuali non prendono ispirazione dai grandi scrittori «laici» dei Paesi islamici? Dal loro coraggio di professarsi moralmente «contro» piuttosto che civilmente «a favore», che li pone oggi nel modo come l'avanguardia dell'impegno per la libertà? Invece, da noi ogni denuncia genera immancabilmente la rissa municipale, provoca la menta¬ lità «benaltrista» (ricordate chi ha coniato questo veridicissimo aggettivo?), suscita le arringhe domenicali, l'indignazione forense. L'intellettuale nostrano preferisce essere l'agente sindacale, il propagandista politico, il difensore d'ufficio della cultura d'appartenenza. Credo inoltre che la Maraini, Consolo, Massimo Onofri e gli altri siano incappati involontariamente in un grave equivoco. Non hanno inteso il senso del messaggio di Vassalli: il quale - così sommessamente mi pare - voleva indicare non tanto che fossero «omertosi» i contenuti della grande letteratura siciliana, ma soprattutto il suo stile di pensiero. Insomma egli rimprovera agli scrittori siciliani una complicità troppo organica con la propria sicilitudine. Era dunque essenzialmente una questione di stile. Peccato che la finezza non sia stata colta. Leandro Muoni Limone Piemonte (Cuneo) Il «resoconto» israeliano L'operazione delle Forze di difesa israeliane contro le basi terroristiche di Hezbollah nel Libano meridionale è stata chiamata in ebraico «Operazione Din ve-Heshbon». Tradurre «Din ve-Heshbon» con «resa dei conti» non è esatto. Letteralmente l'espressione significa «giudizio e conto» ed è una locuzione che indica il «rendere conto» di una situazione, «fare un resoconto», senza alcuna connotazione negativa. Vedi Gaio Shiloni, «Dizionario Italiano-Ebraico-Ita liano» ed. Achiasaf-Giuntina, Tel Aviv - Firenze, 1987 - pagina 64): «Din ve-Heshbon = rapporto». L'espressione italiana «resa dei conti» è più vicina all'è braico: «Hisul Heshbonot», che significa regolamento dei conti. Si può facilmente notare che le espressioni sono diverse. Deborah Fait, Bolzano Presidente Federazione Italia-Israele Il massacro di Barbareschi Mi permetto di scrivere per l'articolo di Osvaldo Guerrieri, a proposito della sua «review» di Oleanna di David Mamet massacrata da Luca Barbareschi. Penso che non ci sia proprio niente di mametiano, aggettivo da usare con grande parsimonia per favore, a parte il testo in quello che è stato presentato a Spoleto. Quando penso alle interpretazioni di Al Pacino, John Savage, Robert Duvall, De Niro, Sean Penn e molti altri del teatro off Broadway dei testi di Mamet, capisco la sua grandezza e che proprio quando gli attori e il regista fanno il loro lavoro, appaiono sulla scena dei personaggi che conosciamo, reali, che ci parlano. Qui purtroppo ho visto solo 2 persone perse in scena recitare parole senza convinzione, in un ambiente nudo che non poteva aiutarle. Delle messe in scena del genere vanno criticate severamente e non possono essere utilizzate per giudicare la produzione letteraria teatrale nordamericana. Che occasione mancata per Spoleto, per il teatro italiano, i registi, gli attori, gli spettatori, i critici, i «Sunday Papers» di presentarci l'opera di David Mamet. Edoardo d'Amico Bruxelles (Belgio) Il cortese, severissimo lettore mi riapre una piaga. Anch'io avevo trovato deplorevole «Oleanna», ma per ragioni intrinseche. Il testo m'era sembrato così poco produttivo, così impronunciabile, così irritante, che non potevo non dare atto a Luca Barbareschi (per ruolino di marcia il più mametiano dei nostri attori, e mi scuso se insisto) di aver fatto tutto il possibile per salvare il salvabile. [o. g.]