la Riviera insegue il suo passato

la Riviera insegue il suo passato la Riviera insegue il suo passato Auto bandite, cura dei giardini: s'annuncia la rinascita UN PARADISO RITROVATO EZZOGIORNO all'isola Gallinara, mare calmo e trasparente. Nuotando tra gli scogli, sotto l'occhio vigile di centinaia di gabbiani corsi (più grandi della media, becco giallo e zampe gialle) si può leggere il paesaggio sommerso: ricci di mare neri e rossi, anemoni di mare, concrezioni spugnose, caverne misteriose da cui si affacciano i pesci. Non è uno spot pubblicitario. La realtà della Riviera è fatta anche di queste immagini ed emozioni, fortemente contrastanti con le immagini negative del sovraffollamento sulle spiagge bagnate da acque a volte sporche e torbide, macchiate da schiume scoraggianti. Navigando al largo si può persino riacquistare la dimensione mitologica di questo mare che non si dà per vinto dagli inquinamenti e dalle aggressioni dell'uomo: a venti o trenta miglia dalla costa non è raro l'incontro con le baleno. Vivono e si riproducono nelle grandi profondità, dove trovano abbondanza di plancton. E' un segnale di speranza. La Riviera ligure di Ponente ha un grande e potente alleato, il vento. Da terra gli uomini fanno il possibile per inquinare il mare, ma il vento lo ripulisce, lo agita ossigenandolo, si sostitusce ai depuratori inesistenti o inefficienti. Quando c'è calma di vento per giorni e notti il mare perde il suo colore naturale, nasconde i fondali sotto un velo oleoso. Le notti fortunate sono quelle di vento da terra, la tramontana. I giorni più belli sono quelli del ponentino: si annuncia da Capo Mele, da Capo Cervo e da Capo Berta con piccole nubi bianche e leggere, in lento moto da Sud-Ovest. A mezzogiorno la striscia blu scuro che segna la presenza del vento sull'orizzonte si allarga, entra nei golfi, li conquista con una brezza che nel pomeriggio diventa un allegro invito alla vela, in un tripudio di luci vibranti. La Riviera di Levante è per vocazione meno balneare, perché povera di lunghi arenili. E' più bella, per disegno naturale, e più ricca di luoghi ben conservati con maggiore abbondan- za di verde. Gli alberghi lussuosi, eredità della Belle Epoque, riescono a vivere anche in questa estate nera, dallo Splendido di Portofino a quelli di Santa Margherita e di Rapallo. Molte delle grandi famiglie milanesi, torinesi e genovesi, sono rimaste fedeli al Tjgullio, continuando ad alimentare un mito che richiama nuovi protagonisti, come Silvio Berlusconi, mentre la popolazione turistica del Ponente si è fatta più anonima. Ma in quei golfi preziosi il vento è scarso, spesso assente, e il mare è fermo. Non ha ricambio, è simile a un lago. Il paesaggio stesso è a tratti lacustre, come nelle deliziose insenature tra Paraggi e Portofino. Nel Ponente tutto è arso e teso, grazie al vento. Ai confronti tra le due Riviere si accompagna immancabilmente il rimpianto del passato. Si riapre il discorso sul come è cambiata la Riviera e sul suo degrado. E' indubbio, c'è una distanza abissale tra la Sanremo dei principi russi, anche la Sanremo dei racconti di Calvino, e quella del Festival. Tra la Bordighera degli inglesi di fine Ottocento e quella di oggi. Della famiglia Hanbury si conserva il ricordo grazie alla rinascita del Giardino Botanico alla Mortola, ma la sua presenza aveva lasciato impronte ancor più estese, fino alle grandi ville e ai bel¬ lissimi giardini collinari di Alassio. Agli Hanbury si deve persino la stazione ferroviaria di Alassio (stoltamente destinata a sparire) e l'elegante Lawn Tennis Club che fino agli Anni Trenta fu alla pari con i più celebri campi europei. La rottura col passato avvenne negli Anni Cinquanta, quando la Riviera anticipò il massacro nazionale delle coste. Il delitto più grave fu compiuto distruggendo innumerevoli ville con giardino, orti, agrumeti, per tirar su condomini addossati l'un l'altro. I turisti di oggi ignorano che Andora era ricca di frutteti fin quasi al mare, che nel cuore di Loano come in quello di Alassio fiorivano aranci e limoni. In un orto-giardino di Alassio trionfava il Quartetto Cetra, proprio alle spalle del Grand Hotel ancora nel suo splendore (oggi sta cadendo a pezzi, ed è proprietà comunale). Carlo Levi dipingeva in collina i suoi carrubi e poteva scrivere «Alassio che mi è madre». Sir Cecil Roberts pubblicava in Inghilterra «Portai to paradise», omaggio a una leggenda che si stava spegnendo mentre nasceva quella del «Muretto». Thor Heyerdhal, reduce dalla straordinaria avventura del Kon-Tiki attraverso il Pacifico, piantava la tenda sulla collina di Laigueglia, a Colla Micheri, decidendo di comprare un insieme di antiche case di pietra per farne la sua residenza. Lo ricordo sotto la tenda. Mi disse: «Qui ho trovato il giusto equilibrio tra le dolcezze degli atolli del Pacifico e la severità della mia Norvegia». Era deciso a vivere qui per sempre. Oggi passa lunghi periodi sull'isola di Pasqua. Il turista in cerca di luoghi ameni e tranquilli si rifugia sulle colline e nell'entroterra. Quello dell'estremo ponente è più secco, selvatico, ricco di misteri (le streghe di Triora) e di storie umane, congeniale a scrittori come Francesco Biamonti che ha collocato i suoi romanzi sulle rocce sospese tra Italia e Francia, facendo vagare personaggi dalle povere terre dei pastori sotto le Alpi alle lavande delle isole Lérins. Tedeschi, olandesi, scandinavi, prediligono le colline dell'Imperiese, dove hanno formato vere e proprie colonie (da Villa Faraldi a Dolcedo immersa negli oliveti). Gli italiani preferiscono luoghi più vicini alla costa, come la preziosa Cervo, cara a pittori e intellettuali torinesi, oppure il dolce entroterra albenganese con il golf di Garlenda. In riva al mare quest'anno si vive meglio, perché il numero degli ospiti è diminuito. L'osservazione non piacerà agli operatori turistici. E' dolorosa per chi è stato costretto a rinunciare alle vacanze. Ma gli effetti della crisi economica stanno dimostrando che il numero eccessivo di presenze rende queste località invivibili. Oggi si hanno minore affollamento e meno lotte per i parcheggi, una vita di vacanza meno convulsa. Non per la crisi, ma per una crescita culturale indubbia, si può intravedere qualche segno di rinascita: più amore per i giardini privati, fino a mimetizzare e integrare nel paesaggio orrendi villaggi turistici costruiti trent'anni fa tra Spotorno e Bergeggi come a Capo Mele, meno corse in automobile e in motoscafo, diffusione dell'escursionismo in bicicletta anche su per colline e montagna. Ma gli amministratori locali sapranno finalmente capire che la Ligura può almeno in parte ritrovare se stessa a condizione di riparare i guasti del passato? Finora i nuovi sindaci sono venuti alla ribalta per ordinanze che hanno fatto scalpore, come il divieto di passeggiare in bikini. Hanno mostrato, sull'esempio del sindaco leghista di Alassio, di avere un certo fiuto pubblicitario. Ma non basta. Perché non fanno qualcosa per ridurre i rumori intollerabili, cominciando dalle motorette e dagli scooter acquatici? Mario Fazio Due immagini del Ponente. Sopra Noli e a sinistra Alassio, uno dei centri turistici più affollati della Riviera Anche il mare non vuole arrendersi A 30 miglia dalla costa si incontrano le balene e il vento pulisce quello che l'uomo inquina

Persone citate: Calvino, Carlo Levi, Cecil Roberts, Francesco Biamonti, Hanbury, Mario Fazio, Mortola, Silvio Berlusconi, Thor Heyerdhal