i misteri del suicidio di Raul

pgB misteri del suicidio di Raul Panorama: la pistola era su un tavolino. Il giudice: non ho motivo per cambiare idea i d B misteri del suicidio di Raul Lettera autografa ai magistrati: ampia e illimitata disponibilità a collaborare Ilfinanziere aveva anche preparato al computer un memoriale di nove pagine MILANO. Una lettera ai magistrati, scritta a mano su carta intestata del suo legale, l'avvocato Marco Deluca, e un memoriale di nove pagine scritto al computer per raccontare la sua storia della Montedison. E' tra questi appunti l'ultimo mistero di Raul Gardini, il «Contadino», il signore della chimica, il finanziere morto suicida il 23 luglio con un colpo di pistola. Da una settimana Raul Gardini, insieme ai suoi avvocati, stava preparando quella lettera indirizzata «alle loro signorie illustrissime» Antonio Di Pietro e Francesco Greco, i due magistrati che indagando su Enimont stavano per arrivare anche a lui. Risalgono al 16 luglio i primi appunti per questa lettera, rivelati adesso dal settimanale Espresso, in cui Gardini, insieme agli avvocati, tenta l'ultima carta per evitare l'arresto. Offre Raul Gardini «la più ampia e illimitata disponibilità a ragguagliare le loro signorie illustrissime su tutti i fatti che saran¬ no ritenuti per loro di interesse». E non sarà così. L'ultimo incontro con i legali, Marco Deluca e Giovanni Maria Flick, avviene nell'abitazione di piazza Belgioioso il 22 luglio sera. Poche ore dopo, alle 8,30 del mattino successivo, Raul Gardini è già morto. Sarà l'avvocato Deluca, il 2 agosto, a consegnare ai magistrati quelle poche note, in cui Gaidini si dice disponibile a raccontare «le dazioni di danaro a partiti politici, e più specificatamente a personalità politiche in occasioni attinenti la joint venture Enimont». «Non ho nulla in mano che faccia ritenere che non sia suicidio», dice Licia Scagliarino, il magistrato che quel giorno era di turno e adesso indaga, come di rito, sulla morte di Gardini. Conferma, però, quelli che il settimanale Panora ma, in un'inchiesta, chiama i misteri della morte di Raul Gardini. Sì, è vero che la pistola usata da Gardini venne trovata dagli inquirenti sullo scrittoio, lontano dal cadavere. Ma è altrettanto vero che «per invalidare le apparenze ci vogliono dei dati concreti», spiega. E poi aggiunge: «Certo tutto sarebbe stato più facile se lo avessimo trovato con la pistola in mano». Ma anche il corpo di Gardini era stato spostato, dai lettighieri per una disperata corsa verso l'ospedale. Conclude il magistrato: «Il caso rimane aperto, aspetto anche i risultati dell'autopsia. Ma è solo una formalità. Se avessi dei dubbi avrei deciso già una superperizia». Se c'è un interrogativo nella morte di Raul Gaidini, è solo: perché il suicidio? E nemmeno quelle nove pagine di appunti scritti a computer, lui che non sapeva nemmeno battere a macchina, aiutano. Lì dentro c'è solo la storia dei «finanziamenti paralleli fino a circa mille miliardi del '91 e lo squilibrio di 250/270 milioni di dollari tra beni all'attivo e debiti nello stesso anno». Fabio Potetti

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