«Ai Ferrimi oro e antiquariato» di Ugo Bertone

Anche l'avventura del Moro di Venezia a carico della società chimica Anche l'avventura del Moro di Venezia a carico della società chimica «Ai Ferrimi oro e antiquariato» // tesoriere svizzero: erano soldi Montedison I VERBALI DI MANI PULITE MILANO. Parla Giuseppe Garofano: «Che domande. E' evidente l'interesse dei politici a controllare la chimica. Piga l'ha detto anche a me: i partiti non molleranno mai la chimica», il settore, tra l'altro «permette operazioni illecite, ad esempio nei contratti trasporto, negli appalti delle navi gassiere». Parla Carlo Sama: «Ho accompagnato Gardini da Andreotti, ma sono rimasto fuori dalla porta». Ecco le deposizioni ai magistrati della coppia che ha guidato la Ferruzzi-Montedison. Un quadro poco allegro di finanza allegra. In Svizzera, ad esempio. Dove, alle spalle dei Ferruzzi, c'era un signore da mille miliardi di lire. Quattrini in arrivo soprattutto da società quotate, in barba ai bilanci e serviti un po' a tutto: tangenti, speculazioni, ma anche ad arredare i palazzi di famiglia o ad andare in giro per il mondo in barca. E così il racconto dell'omino svizzero di casa Ferruzzi ha monopolizzato l'attenzione dei magistrati. Anche perché, sia nelle deposizioni di Sama e Garofano che nei documenti raccolti da Gardini, spunta sempre lui, il signor B. Già, tutto passava da B, al secolo Giuseppe Berlini da Cervia, romagnolo scoperto da Serafino Ferruzzi e subito inviato a Losanna. Anche quando Gardini lanciava le sue scalate a Enimont (Italia), Elosua (Spagna), Victoire (Francia) o al controllo della soia (Chicago). Ma dalla Partival di Losanna, un piccolo ufficio con quattro impiegati, non passavano solo le trame finanziarie. Dall'ufficio di Berlini sono partiti i telex e i fax con gli accrediti da 150 miliardi di tangenti per l'Enimont. Ma da lì sono .anche partite le valigette piene di contanti, dopo la maxitangente dc-psi per la chimica. Parla così, in un verbale pubblicato da Panorama, Carlo Sama: «Mi recai nell'ufficio dell'onorevole Forlani a Roma e qui parlammo del più e del meno. Poi, a un certo punto, gli dissi che ero pronto a versargli il contributo che lui aveva richiesto attraverso Cusani: lui si dimostrò a conoscenza della mia disponibilità a versargli 1,5 miliardi. Lui mi disse che quel pomeriggio mi avrebbe inviato mia persona negli uffici romani della Ferruzzi. Il pomeriggio arrivò Citaristi...». E ancora: La Malfa, Vizzini, Altissimo. E il psi? «Cusani - chiude Sama - ci disse che avrebbe consegnato il denaro in buona parte a Craxi e, per qualche centinaio di milioni, all'onorevole Martelli». Affari e tangenti, ma non solo. Non finisce qui il ruolo del signor B. Era lui fornire «l'argent de poche» dei signori ravennati. E che «argent de poche». E' lui che, senza batter ciglio, fornisce a Raul Gardini dieci milioni di dollari, pronta cassa, quando affronta le prime regate con il «Moro di Venezia» (avventura sui 150 miliardi, o forse più, a carico della Montedison). E' lui che versa 900 milioni a Vittorio Giuliani Ricci, marito di Franca Ferruzzi, poi, dopo insi- stenti richieste, ci aggiunge un altro miliardo. E Berlini, dall'87 in poi, deve pagare oltre 20 milioni di dollari per acquisti di «pezzi di antiquariato, ori od altri oggetti privati» da parte dei Ferruzzi. E tra regalie, tangenti, spesucce e speculazioni sfortunate la Montedison sembra che ci abbia rimesso 476 milioni di dollari. Chissà se Guido Rossi saprà recuperarne almeno una parte. Ugo Bertone Raul Gardini