I giudici di Palermo incastrano de psi e pds

Sette i politici indagati, il direttore del Popolo accusato di avere ricevuto cinquanta milioni Sette i politici indagati, il direttore del Popolo accusato di avere ricevuto cinquanta milioni I giudici di Palermo incastrano de, psi e pds Finanziamenti illeciti, anche Mattarella inquisito PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tangenti e contributi elettorali a politici. C'è un altro sconvolgente capitolo con otto autorizzazioni a procedere chieste dalla Procura della Repubblica di Palermo per parlamentari di primo piano di de, psi e pds. Nel mucchio c'è anche Sergio Mattarella. Un nome a sorpresa. Nella primavera del 1992, alla vigilia delle «politiche», avrebbe incontrato due volte il costruttore agrigentino Filippo Salamone che gli avrebbe consegnato 50 milioni per contribuire alla sua campagna elettorale. Mentre Mattarella (attualmente direttore del Popolo, presidente della Commissione bicamerale per la riforma elettorale, fratello del presidente della Regione Piersanti assassinato dalla mafia il 6 gennaio 1980) è accusato di aver violato la legge sul finanziamento pubblico dei partiti, per gli altri sette il procuratore Giancarlo Caselli, il suo aggiunto Guido Lo Forte e i cinque sostituti che collaborano all'inchiesta ipotizzano anche il reato di corruzione. Gli altri de coinvolti sono l'ex ministro (Agricoltura, Trasporti, Marina mercantile e Mezzogiorno) Calogero Marmino che fu per sette anni segretario e per altri due commissario straordinario della de siciliana; Rino Nicolosi pure lui protagonista di un settennato importante, alla presidenza della Regione siciliana e poi eletto alla Camera l'anno scorso; il senatore Severino Citaristi che, quale segretario amministrativo della de, ha superato la soglia delle 20 richieste di autorizzazione a procedere, e che i giudici palermitani sospettano abbia incassato sostanziose quote delle tangenti siciliane; il neodeputato Angelo La Russa, già per tre legislature deputato all'Assemblea siciliana ed ex assessore regionale all'agricoltura, ai beni culturali e agli enti locali. Di spicco pure i due socialisti implicati. Nicola Capria, capogruppo a Montecitorio e già ministro del Commercio con l'estero e del Turismo, un avvocato calabrese cresciuto a Messina che in passato fu a lungo vicepresidente della Regione e assessore all'industria. L'altro psi è l'attuale segretario regionale e neodeputato Antonino Buttitta che, dopo l'elezione a Montecitorio, ha lasciato la presidenza della facoltà di Lettere a Palermo. Il padre di Buttitta, il poeta Ignazio ora ultranovantenne, amico di Renato Guttuso, è considerato una delle più prestigiose autorità morali dell'isola. L'unico pidiessino chiamato in causa da Caselli e dai suoi collaboratori, il senatore di Sciacca Michelangelo Russo, ha una lunga storia nel pei per conto del quale fu presidente dell'Assemblea regionale e in cui sedette a lungo nel comitato centrale. Russo avrebbe intascato «in tutto» 30 milioni. Marmino tra il 1989 e il 1991, quand'era al timone della de sici¬ liana, la più votata d'Italia, avrebbe intascato un miliardo e 700 milioni dal costruttore veneziano Vincenzo Maltamauro anche per conto di Severino Citaristi. Nella richiesta di autorizzazione a procedere i giudici di Palermo accreditano le rivelazioni di alcuni costruttori che affermano di aver pagato i politici pur di vedere spianata la strada per acquisire gli appalti miliardari. I giudici scrivono fra l'altro che il costruttore catenese Giuseppe Costanzo ha riferito che «per acquisire lavori pubblici bisognava pagare». Costanzo, che sta collaborando a tutto campo anche con i magistrati catanesi, è uno dei principali accusatori di Rino Nicolosi che, a quanto pare, ha collocato in quello che nella richiesta di autorizzazione a procedere viene definito «il sistema illecito di spartizione lotti zzato ria degli appalti in Sicilia». L'inchiesta corre parallelamente all'altra su mafia e politica che fa perno su alcune ammissioni di imprenditori come Gianfranco Deffendi, ingegnere della Rizzani-De Eccher di Udine, e lo stesso ingegner Salamone che proprio l'altro ieri ha ottenuto la libertà provvisoria dopo essere stato arrestato per una terza inchiesta scottante relativa agli appalti della Sirap che nel maggio scorso sfociò nell'emissione di 25 ordini di custodia cautelare e di 40 informazioni di garanzia inviate a politici e imprenditori. Antonio Ravidà I " ^c ^er8Ì0 Mattarella, ex vicesegretario del partito

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