«Stuprata da 4 poliziotti» di Gian Piero Moretti
«Sono stati doganieri italiani e transalpini»: uno è già in carcere «Sono stati doganieri italiani e transalpini»: uno è già in carcere «Stuprata da 4 poliziotti» Ventimiglia, ragazza francese accusa SANREMO. E' una brutta storia. Una di quelle vicende che, se verrà provata, rischia di far scoppiare uno scandalo di grandi proporzioni. Per ora si basa su due elementi: le parole disperate di una giovane francese, di origine marocchina, Leila H., 24 anni, che accusa di essere stata violentata al posto di frontiera autostradale di Ventimiglia da quattro poliziotti, prima da due italiani, poi da due colleghi francesi; e poi ci sono le manette, scattate ai polsi di un vicebrigadiere della polizia di frontiera di Mentone, Robert Deumié, 45 anni, riconosciuto senza esitazioni dalla giovane nordafricana. La vicenda, seguita dal giudice istruttore di Nizza, Jean Paul Renard (ma anche la polizia di Parigi ha avviato un'indagine), è approdata in questi giorni sul tavolo del sostituto procuratore della Repubblica di Sanremo, Marcello Basilico, Si parla di arresti imminenti, anche se per ora il magistrato si limita a dire che «l'inchiesta sta procedendo bene e che c'è collaborazione con i giudici francesi». Leila è stata interrogata dal dottor Basilico. Ha confermato le accuse nei confronti dei poliziotti, soffermandosi sui particolari della violenza. Un racconto crudo che ha riproposto il dramma dell'emarginazione e delle paure degli africani che si giocano la carta della sopravvivenza in Europa. Italia e Francia in particolare. La vicenda risale alla notte del 15 luglio scorso. Leila H., che lavora in una discoteca di Cannes, sta rientrando dall'Italia con tre amici. Non ha i documenti. I due agenti della polizia di frontiera, convinti di avere di fronte una clandestina, la invitano a seguirli in ufficio per una verifica. A questo punto i due uomini, secondo quanto affermato dalla giovane magrebina, gettano la maschera e la invitano a spogliarsi. Poi, la minacciano. E la violentano a turno. Ma il dramma di Leila, se le sue parole risulteranno vere, non finisce qui. I due poliziotti italiani l'accompagnano al di là della linea di. confine e la consegnano nelle mani della polizia di frontiera francese. Il trattamento è identico, questa volta però ha per teatro una toilette. Finalmente la lasciano andare. Quattro giorni dopo, Leila si presenta al commissariato di Cannes e racconta. Scatta l'inchiesta della Procura di Nizza. I due poliziotti di turno in frontiera vengono trattenuti in stato di fermo. Deumié conferma i fatti. Dice: «Mi ha provocato». Per lui si spalancano le porte del carcere giudiziario di Nizza. L'altro agente, un uomo di 32 anni, viene rimesso in libertà 24 ore più tardi: Leila non è certa che sia stato lui. Era sconvolta. E Deumié lo scagiona: «Lui non c'entra». Il giudice istruttore di Nizza trasmette la pratica alla magistratura italiana. Chiede l'interrogatorio dei due poliziotti italiani attraverso una rogatoria internazionale. I nomi dei due agenti sono top secret. Così come la loro attuale posizione giudiziaria. Sono stati riconosciuti dalla donna? Verranno arrestati? Per ora, nei loro confronti, c'è soltanto un'accusa: violenza carnale. Gian Piero Moretti
Persone citate: Basilico, Jean Paul, Leila H., Marcello Basilico, Robert Deumié
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