Christopher ad Aviano per scegliere i bersagli

Il serbo Karadzic: non attaccate, cederemo ai Caschi blu le alture conquistate attorno a Sarajevo EX JUGOSLAVIA Il serbo Karadzic: non attaccate, cederemo ai Caschi blu le alture conquistate attorno a Sarajevo Christopher ad Aviano per scegliere i bersagli Arriva il Segretario Usa, gli F-16 moltiplicano i volisulla Bosnia ZAGABRIA. Il segretario di Stato americano Warren Christopher - ieri ancora in Medio Oriente per rilanciare i negoziati di pace arabo-israeliani arriverà oggi nella base militare Usa di Aviano, nei pressi di Venezia, per discutere i preparativi di possibili azioni in Bosnia. Poco prima di ripartire da Amman, l'inviato Usa ha dichiarato di desiderare «informazioni di prima mano, sul luogo delle operazioni, dai comandanti militari che potrebbero essere coinvolti, se e quando sarà necessario agire». La base di Aviano, dove l'Air Force dispone di caccia F-16 e A-10 nell'ambito delle operazioni di interdizione al volo sul territorio della ex Jugoslavia, potrebbe divenire uno dei luoghi partenza delle incursioni aeree contro i serbi bosniaci. Con una mossa forse intesa ad allontanare lo spettro di un bombardamento aereo da parte occidentale, da Belgrado il leader serbo-bosniaco Karadzic ha intanto fatto sapere ieri che i suoi si ritireranno presto da monte Igman e forse da tutte le posizioni attorno a Sarajevo. Promesse tutte da verificare. Ieri a Ginevra le trattative di pace fra i leader delle tre comunità della Bosnia-Erzegovina sono state rinviate a lunedì. Nessuno può dire se riprenderanno davvero. I negoziati si erano arenati quattro giorni fa quando il presidente bosniaco Alija Izetbegovic aveva disertato le discussioni con il leader serbo Radovan Karadzic e il croato Mate Boban, per protesta contro l'occupazione del monte Igman. Da allora non ci sono stati progressi. Mentre ad Aviano si studiano i piani di un eventuale blitz, gli aerei militari della Nato di stanza in Italia e sulle portaerei americane del Mediterraneo hanno intensificato ieri i sorvo¬ li della Bosnia. Un portavoce dell'Alleanza ha detto a Bruxelles che i sorvoli, «condotti in maniera da non apparire provocatori», servono a «familiarizzare» i piloti in vista di possibili interventi per la protezione dei Caschi blu delle Nazioni Unite. Un altro funzionario ha detto che gli esperti militari stanno preparando liste di «obietivi militarmente significativi che abbiano a che fare coi serbo-bosniaci», in particolare posizioni di artiglieria e linee di comunicazione. Da Belgrado il leader del partito radicale serbo, Vojislav Seselj, ha fatto sapere che se gli aerei della Nato colpiranno le posizioni serbe nella BosniaErzegovina saranno proprio i Caschi blu a farne le spese: «Non potremo abbattere molti aerei, ma gli uomini della Forza di protezione dell'Orni (Unprofor) non ci sfuggiranno». A Roma il nostro ministro de- gli Esteri Beniamino Andreatta ha dichiarato che «da lunedì tutto può accadere, è chiaro che non si mobilita una forza di straordinaria importanza, con una portaerei e 200 aerei, se non c'è una possibilità di impiegarla». «Nessuno vuole intervenire se non è strettamente necessario», ha avvertito Andreatta. La speranza è che la decisione della Nato di dare il nulla-osta a un eventuale blitz aereo «abbia l'effetto di indurre nelle parti un atteggiamento più collaborativo». Per quanto riguarda le operazioni sul terreno, i serbi bosniaci si sono impegnati ieri a togliere l'assedio da Sarajevo, cedendo innanzitutto ai Caschi blu i monti Igman e Bjelasnica. Dopo tante promesse e tregue violate, da tutte le parti in lot¬ ta, il rispetto di quest'impegno è tutto da verificare. L'intesa, di cui ha riferito Nikoka Koljevic, numero due dei serbi bosnici, è stata raggiunta tra il leader serbo Radovan Karadzic e il comandate della forza di pace Onu, generale Briquemont. A Washington un esperto militare del Dipartimento di Stato si è dimesso in segno di protesta contro la linea seguita dall'Amministrazione di fronte al conflitto bosniaco. Nella lettera con cui rinuncia all'incarico, Freeman Harris spiega di non essere d'accordo con quella che giudica «l'eccessiva pressione di Washington nei confronti dei musulmani affinché accettino la divisione della repubblica in tre stati». L'ufficiale ritiene inoltre che l'iniziativa Usa sui raid aerei contro le postazioni serbe sia debole e tardiva. La marcia internazionale per la pace promossa dall'associazione «Mir Sada» («pace ora»), partita da Spalato con destinazione Sarajevo, senza protezione, ha intanto incontrato le prime difficoltà. Ieri si sono avuti momenti di tensione tra il primo gruppo di pacifisti giunti a Prozor, a 200 km da Sarajevo, e la polizia croato-bosniaca che con insistenza ha invitato i manifestanti ad allontanarsi dalla zona. Dopo una intensa trattativa la polizia croata ha dato ai pacifisti il permesso di pernottare a Prozor. |Ansa-Agi] Trattative di pace sospese a Ginevra Minacce dei serbi alle forze Onu - I il Piloti americani pronti al decollo alla base di Aviano. Nella foto piccola il leader serbo Karadzic